Finalmente il calcio d’inizio ufficiale di questo Europeo ha avuto luogo giovedì scorso all’Old Trafford di Manchester dove l’Inghilterra padrona di casa ha battuto l’Austria per 1-0 in presenza di una folla record composta da 68.871 persone.
Davanti al pubblico di casa e a uno stadio sold out l’Inghilterra ha sofferto e vinto con uno scarto minimo ma l’incoraggiamento del pubblico ha confermato i risultati messi in evidenza da uno studio di Nielsen Gracenote che dopo aver simulato milioni di combinazioni fra le squadre ha decretato una classifica in percentuale delle formazioni che con maggiore probabilità potranno aggiudicarsi il titolo di più forte d’Europa.
Secondo questo studio l’Inghilterra è al primo posto, un po’ perché è una delle squadre più talentuose e pronte per giocare partite importanti, un po’ perché dalla sua parte avrà sempre i fattori campo e pubblico a sostenerle. In questa classifica, che vede a seguire la Svezia e la Francia, l’Italia si trova solo all’ottavo posto con un risicato 3% di probabilità.
C’è poco da dire, sulla carta la classifica è realistica, ma non può tenere conto di fattori sorpresa che inevitabilmente giocano un ruolo in tornei brevi e senza una seconda possibilità di recupero.
Bisogna dare tutto subito e chi scende in campo con il corpo e la mente più allineati rispetto alle avversarie avrà le probabilità maggiori di portarsi il risultato a casa.
A più riprese la formazione azzurra è stata definita come quella della generazione d’oro del calcio italiano, quella che arriva dopo una latitanza dai campi internazionali ad alto livello durata diversi anni. L’ultima volta che le Azzurre hanno raggiunto una finale europea era il 1997, e la squadra allora guidata da Sergio Guenza aveva perso contro la Germania.
Nell’edizione più recente invece, quella del 2017, la formazione del ct Antonio Cabrini era arrivata ultima nel suo girone. Subito dopo quell’esperienza da dimenticare la squadra era passata in mano all’attuale allenatrice Milena Bertolini, da quel momento il volto della formazione è cambiato: sono arrivati i quarti di finale al Mondiale, la qualificazione all’attuale Europeo e quella al Mondiale del prossimo anno che, salvo catastrofi che al momento non abbiamo nemmeno voglia di immaginare, è già praticamente in tasca.
Lo zoccolo della squadra che ha raggiunto questi risultati è praticamente lo stesso: in una formazione che predilige un classico 4-3-3, le giocatrici dello starting eleven sono atlete che negli ultimi anni hanno raccolto molta esperienza in campo internazionale e sono capaci di gestire la pressione di certe partite che si giocano sì sul campo, ma anche su un livello di gestione di risorse mentali.
In difesa le centrali difensive Sara Gama ed Elena Linari sono affiancate da Elisa Bartoli e Lisa Boattin con una linea a quattro che nel corso delle ultime partite si è dimostrata solida. Fra i pali rassicurano molto le ultime uscite di Laura Giuliani, che nell’amichevole contro la Spagna si è vista in splendida forma e ha dimostrato di voler mettere il piede in campo con la migliore attitudine. Ed è proprio su questo reparto con all’attivo 37 goal contro 5 subiti in fase di qualificazione che la Nazionale deve fare affidamento al suo esordio di domenica.
La Francia è una delle formazioni con più talento in termini di singole giocatrici ed è dotata di un tridente stellare composto dal una delle più papabili candidate al prossimo Pallone d’Oro Marie Antoinette Katoto, insieme a Delphine Cascarino e Melvine Malard.
Nonostante la formazione francese sulla carta sia oggettivamente una cliente molto scomoda con cui esordire, le Azzurre si sono già fatte trovare pronte in passato in questo tipo di occasioni e non sono nuove a vittorie contro pronostico. Era già avvenuto al Mondiale del 2019, quando con una doppietta di Barbara Bonansea le Azzurre avevano superato in apertura di torneo l’Australia, allora una delle formazioni favorite per il titolo.
È proprio questo uno degli aspetti più caratterizzanti dell’attuale formazione azzurra: la declinazione del concetto di squadra al massimo della sua espressione. Si tratta di un’affinità di gioco che origina dalla conoscenza di lunga data delle componenti del gruppo e che dopo anni di esperienze importanti a livello internazionale sono capaci di trovarsi a occhi chiusi all’interno del campo.
Il gruppo funziona bene, e l’affiatamento con l’allenatrice Bertolini è un elemento aggiunto che compatta i ranghi di una squadra che magari non avrà il talento chiarissimo di altre formazioni come la Svezia, la Spagna e la Francia, ma che è capace di trovarsi sempre e ricompattarsi nei momenti di calo fisiologici di un campionato intenso come quello Europeo.
A guardare le classifiche, i commenti del giornalismo sportivo estero e anche i risultati di studi matematici come quello di Nielsen Gracenote le Azzurre possono puntare a posizionarsi intorno alla metà classifica delle sedici squadre che partecipano a questo Europeo. Era stata Bertolini stessa a dichiarare che il primo e inevitabile risultato a cui ambire a questo europeo sarebbe stato superare il girone.
Da questo punto di vista l’Islanda e il Belgio sembrano due squadre che, almeno sulla carta, sono nettamente alla portata delle Azzurre. Il nostro reparto di attacco arriverà domenica a Rotherham in salute, con una Girelli che proprio nelle ultime uscite in maglia Azzurra ha ritrovato il gol. Da questo punto di vista sarà fondamentale la forma di Barbara Bonansea: le sue accelerazioni capaci di scardinare le difese nel giro di secondi e di accendere così Girelli e Giancinti sono la forma di talento più pura che abbiamo in questo attacco.
Era stata sua la doppietta in quell’esordio vittorioso contro l’Australia al Mondiale. Un ricordo indelebile per tutti, ma soprattutto per lei che ha dichiarato di riguardare quella doppietta certe volte quando è triste. È così, ha detto, che le piace ricordarsi che fare in gol è una cosa incredibile.