«Pronta a governare». Così titola in prima pagina Il Giornale con un’intervista del direttore Augusto Minzolini a Giorgia Meloni. A meno di una settimana dal voto, la leader di Fratelli d’Italia si dice pronta a essere la prima donna presidente del Consiglio del nostro Paese, ribadendo la posizione atlantista ed europeista della coalizione di centrodestra. E dopo l’ultimo voto al Parlamento europeo a favore di Orban insieme alla Lega, sostiene che sia un errore isolare Budapest usando come «clava ideologica» la questione dello stato di diritto. Per Meloni, Orban è semplicemente «non allineato».
Ma se la coalizione di centrodestra vincesse le elezioni il prossimo 25 settembre e Fratelli d’Italia fosse il partito più votato, Meloni considera automatico che le venga assegnato l’incarico di formare il nuovo governo. «Non ho motivo di credere che il presidente della Repubblica farebbe una scelta diversa. Siamo pronti a governare l’Italia», dice, prendendosela con le femministe. «Non tollerano l’idea che una donna di destra possa diventare presidente del Consiglio».
«In questa campagna elettorale la disinformazione della sinistra ha raggiunto livelli mai visti», continua Meloni. «I fatti smentiscono sistematicamente le fake news del Pd e dicono che Fratelli d’Italia e il centrodestra hanno sempre votato in Parlamento per sostenere l’Ucraina con ogni mezzo, sanzioni e invio di armi compresi. E che il collocamento occidentale e il rispetto degli impegni assunti in sede di Alleanza Atlantica sono scritti chiaramente nel programma comune del centrodestra». Poi aggiunge: «Sono altri a dover spiegare il loro posizionamento internazionale. E penso al segretario del Pd Letta, che si è alleato con i nostalgici dell’Urss che hanno votato contro l’ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato e che scrivono nero su bianco nel loro programma che va interrotto subito l’invio di armi in Ucraina». E ancora: «Sono convinta che non ci sia alcun pregiudizio dell’attuale amministrazione Usa nei confronti di un possibile governo di centrodestra, e mi pare che il Dipartimento di Stato americano abbia più volte chiarito che lavorerà con qualsiasi governo. Italia e Stati Uniti sono storici alleati e i rapporti tra Roma e Washington prescindono, da sempre, dal colore politico dei rispettivi governi».
Meloni smentisce anche di essere anti europeista, nonostante l’ultimo voto di Lega e Fratelli d’Italia a favore di Orban a Strasburgo. «Non sono i conservatori europei, che ho l’onore di presiedere, a voler distruggere l’Europa. I veri “anti-europeisti” sono coloro che, in un momento nel quale siamo sotto attacco e la Ue dovrebbe essere più unita e forte che mai, sostengono che ci sia un’Europa di serie A e una di serie B e che stanno facendo di tutto per spingere l’Ungheria nelle braccia di Putin. È un enorme favore al Cremlino spingere Budapest fuori dalla Ue e addirittura dalla Nato. E non siamo i soli a dirlo, ma lo ha ribadito il Dipartimento di Stato Usa, che ha stigmatizzato quanto accaduto nel Parlamento europeo. Noi dobbiamo lavorare esattamente nella direzione opposta: avvicinare tra loro le Nazioni europee invece che allontanarle e dividerle, magari usando la questione dello stato di diritto come clava ideologica per colpire chi non è considerato allineato. Noi vogliamo un’Europa diversa e capace di recuperare i principi dei padri fondatori: rispetto dei popoli, sussidiarietà e collaborazione sui grandi temi».
Poi se la prende con le femministe: «La sinistra e le femministe di casa nostra non tollerano l’idea che una donna di destra possa diventare presidente del Consiglio. E arrivare dove loro non sono mai riuscite ad arrivare, forse perché si sono sempre accontentate di qualche strapuntino concesso dal leader uomo di turno. A destra, invece, conta il merito e vai avanti solo se vali e hai dimostrato sul campo di cosa sei capace. E avere un presidente del Consiglio donna significherebbe aprire la strada all’affermazione in Italia delle donne a ogni livello, ribadendo proprio la centralità del merito e del valore».