Nari Ward, newyorkese di origini giamaicane classe 1963, è uno scultore che assembla nuove forme smontando intenzionalmente alcune certezze condivise dalla maggioranza delle persone. Le sue opere seducono e incuriosiscono, approdando in un’area del subconscio dove persino alcuni riferimenti si trasformano in polvere sotto il tappeto. Molte delle immagini da lui impiegate rimangono perentorie e provocano un effetto di disincanto nell’osservatore. Se apprezzate questo artista o avete voglia di conoscerlo meglio, a Milano sta per essere inaugurata una mostra a lui dedicata.
Il merito è della Fondazione Nicola Trussardi che, fin dalla sua fondazione nel 1996 a Milano, ha spesso ospitato le creazioni di artisti eclettici, in grado di padroneggiare più discipline – come la regista Tacita Dean, che ha presentato un video documentario su Giorgio Morandi, e il cantautore Paul McCarthy.
Tornando a Ward, la data da cerchiare sul calendario è quella di lunedì 12 settembre, quando verrà inaugurata “Gilded Darnkness” – curata da Massimiliano Gioni – presso il Centro balneare Romano (sia negli spazi interni, sia in quelli esterni) in Via Ampère 20, vicino alla fermata della metropolitana di Piola.
Ward re-immagina lo spazio domestico come un territorio aperto sospeso tra desideri e traumi tramite la creazione di installazioni multi-sensoriali. Razza, povertà e spiritualità vengono tradotte e infuse nei lavori dell’artista, formando un gioco raffinato costruito attraverso accostamenti casuali e suggestivi. Ciò che stupisce è la forza dei dettagli all’interno dei lavori gremiti di indizi – vividamente improntati sui temi politici e sociali – e la volontà di rivalsa che contraddistingue il popolo giamaicano.
Ward, che non è d’accordo con chiunque gli attribuisca l’etichetta di artista marginale o mainstream, parla d’immigrazione legata al contesto dell’ambientalismo. Con i suoi lavori si cala nei panni di un narratore, trasgredendo il modo ordinario di fare scultura contemporanea e comunicando come gli effetti postumi della schiavitù caratterizzino la sua visione d’artista. Se la premessa è che l’artista cerca ad ogni modo di dialogare con tutte le generazioni, questo lo si può evincere dall’opera “Breathing Panels” (2015). Con ogni “cosmogramma”, ciascuno dei tre pannelli di rame fa riferimento ai viaggi a nord degli schiavi in fuga. Una raccolta di storia afroamericana congeniale allo scopo ultimo dell’arte di Ward: provocare dubbi nel pubblico attraverso il testamento del trauma del passato.
Una delle opere che possiede un significato ben specifico è “Emergence Pool”, che consiste in un intervento site-specific (sulla enorme piscina da 4.000 metri quadrati che d’estate accoglie i cittadini milanesi in cerca di fresco.
una vasca rettangolare di 4.000 metri quadrati, interamente rifinita in oro. In “Emergence Pool” il quartiere di Harlem, a Manhattan (Nyc), è simboleggiato dalla zattera. In questo modo, la superficie rettangolare delimita il territorio del quartiere e del tessuto sociale e culturale della zona. Una zona viva, difficile, intrisa di storia. E culturalmente ricca e diversificata. È in questo quartiere, non a caso, che nella prima metà del Novecento nacque l’Harlem Renaissance, il noto movimento artistico-culturale afroamericano.
L’artista ha scelto di allestire questo spazio milanese costellandolo di coperture termiche galleggianti. Individualità e unione sono due dimensioni che Ward esplora in “Gilded Darkness”, evocando immagini di nazionalismo e violenza. In “Amazing Grace” (1993) – installazione composta da più di 300 passeggini abbandonati e disposti a forma di nave – la domanda che è emerge è se l’arte possa rispondere alle ingiustizie storicamente inflitte alla popolazione afroamericana, o se sia più giusto che l’arte eluda certi discorsi (restando suggestiva e anacronistica). L’allestimento è accompagnato dalla voce di Mahalia Jackson, cantante gospel e attivista afroamericana.