Di ritorno dal Kazakistan, il Papa ha risposto alle domande dei giornalisti sull’aereo che lo ha riportato a Roma. Le guerre e la ricerca della pace sono stati al centro del congresso interreligioso a cui ha preso parte. E ovviamente si è parlato della guerra russa in Ucraina. E sugli armamenti inviati agli ucraini, il Pontefice – come riporta il Corriere – dice: «È una decisione politica, che può essere moralmente accettata, se si fa secondo le condizioni di moralità. Ma può essere immorale se si fa con l’intenzione di provocare più guerra o di vendere armi. La motivazione qualifica la moralità. Difendersi è non solo lecito, ma anche una espressione di amore alla patria. La guerra è un errore, da settant’anni l’Onu parla di pace, ma ora quante guerre ci sono? Siamo in guerra mondiale… Mia madre pianse di gioia nel 1945. Non so se oggi abbiamo il cuore educato a piangere per la pace».
Francesco però aggiunge anche non bisogna abbandonare la via del dialogo. «È difficile, ma non dobbiamo scartarlo ma dare l’opportunità a tutti, tutti. Perché c’è sempre la possibilità che si possano cambiare le cose. Io non escludo il dialogo con qualsiasi potenza che sia l’aggressore. Delle volte il dialogo si deve fare così. Puzza, ma si deve fare. Perché al contrario chiudiamo l’unica porta ragionevole per la pace. A volte non accettano, peccato, ma il dialogo va fatto sempre, almeno offerto».
Poi il discorso sul volo da Nur Sultan si sposta sulle imminenti elezioni politiche in Italia. «Ho conosciuto due presidenti italiani, di altissimo livello: Napolitano e Mattarella. Grandi», dice il Papa. «Poi gli altri politici non li conosco. In questo secolo l’Italia ha avuto venti governi. Non condanno né critico, ma non so spiegarlo. La politica italiana non la capisco, è un po’ strano, ma ognuno ha il proprio modo di ballare il tango. Oggi essere un grande politico, che si mette in gioco per i valori della patria e non per interessi, la poltrona, è difficile. Dobbiamo lottare per aiutare i nostri politici a mantenere il livello dell’alta politica, non la politica di basso livello che non aiuta e anzi tira giù lo Stato, impoverisce… Oggi la politica in Europa dovrebbe affrontare ad esempio l’inverno demografico, lo sviluppo industriale e naturale, i migranti».
È nel Mediterraneo, secondo il Papa, che si consuma l’ingiustizia sociale. «È Occidente e oggi è il cimitero più grande, non dell’Europa: dell’umanità», dice. «Cosa ha perso l’Occidente per dimenticarsi di accogliere, quando ha bisogno di gente? E poi c’è il pericolo dei populismi. In una situazione sociopolitica del genere nascono i messia dei populismi, quando c’è un’età come dopo Weimar nel ‘33 e uno promette il messia».
Su questo tema, Repubblica sottolinea alcune prese di posizione del Pontefice. Tra cui: «Paolo VI diceva che la politica è una delle forme più alte della carità. Dobbiamo aiutare i nostri politici a mantenere il livello dell’alta politica, non la politica di basso livello che non aiuta niente, e anzi tira giù lo Stato, impoverisce».