Le elezioni del 25 settembre sembrano le più scontate da diversi anni a questa parte. La coalizione di centrodestra sembra avviata verso la maggioranza, assoluta o relativa è da vedere, e la coalizione di centrosinistra non sta nemmeno facendo campagna per vincere, si accontenta di una sconfitta onorevole. Poi c’è il Movimento 5 Stelle, in cerca di una collocazione sullo scacchiere. E un Terzo Polo che si propone come la voce più vicina al governo uscente, quello guidato da Mario Draghi.
Proprio il Terzo Polo, che oggi – ultimo giorno buono per la diffusione dei sondaggi – oscilla tra il 7% e l’8%, potrebbe raccogliere una grande quota di voti dal bacino degli elettori indecisi, quelli che da tempo rappresentano una delle voci più numerose e significative delle elezioni in Italia.
L’Osservatorio sociopolitico Hokuto, noto soprattutto come network di consulenza sull’uso strategico di dati, ha presentato uno studio in cui ricalibra le possibili intenzioni di voto inserendo proprio le preferenze potenziali e più probabili degli indecisi.
Lo studio è stato realizzato attraverso 1.500 interviste fatte dal 3 al 7 settembre 2022. Hanno stimato che i votanti che certamente si recheranno al seggio il prossimo 25 settembre saranno circa il 43% degli aventi diritto, mentre i votanti probabili sono il 27%. Al contrario, gli astenuti certi sono il 23% e quelli probabili il 7%. A non votare sarebbero soprattutto under 25 e over 65.
Tra le motivazioni del non voto, cioè le cause che spingerebbero gli astenuti a non recarsi al seggio, ci sarebbe prima di tutto un’ampia disaffezione critica alla politica e altri «rilevanti motivi concreti superabili con voto a distanza e digitale», secondo le dichiarazioni degli intervistati. In più, il 21,9% dice che non andrà a votare perché «i politici sono tutti ladri o incompetenti»; il 13% ritiene «scomodo o faticoso recarsi al seggio»; il 12% degli intervistati dice che «non ci sono partiti che lo rappresentano».
Da qui ne derivano le possibili intenzioni di voto, valutate con un’affluenza stimata – al 7 settembre – al di sotto del 70%.
È importante notare che il 29% di chi andrà a votare ha già deciso il partito che sceglierà in cabina elettorale, mentre un altro 10,8% ha individuato l’area politica ma non il partito specifico. Poi c’è un 16,6% che invece è certo soltanto di cosa non voterà.
La domanda «Quale Partito voterà nella parte proporzionale alla Camera dei Deputati?» ha ottenuto risultati piuttosto netti: il 45,3% si dice pronto a votare per un partito di centrodestra, il 25,3% voterà per un partito di centrosinistra, il Movimento 5 Stelle ha ottenuto il 14,5% delle preferenze (che sono sempre intenzioni di voto al 7 settembre, è bene ricordare), mentre il Terzo Polo sarebbe al 7,2%.
Dall’istituto Hokuto commentano dicendo che «al 7 settembre il livello di conoscenza di candidati (del territorio) e dei programmi non ha ancora raggiunto nemmeno la percentuale dei probabili votanti (ovvero meno del 70%) e questi ultimi giorni di campagna elettorale (e ritorno alla vita «normale» dopo l’estate «back to life» oltre che «back to school»), serviranno a indecisi/non dichiaranti, a chi sa per cosa non votare e a chi ha deciso l’area ma non il partito… a prendere una decisione».
Ecco allora che la redistribuzione dei voti degli indecisi rispetto al loro voto probabile potrebbe spostare almeno parzialmente gli equilibri del Parlamento.
Hokuto ha ricollocato gli indecisi come se fossero votanti di una lista, quella che risulta più statisticamente probabile in base alle risposte date a molte altre domande, tramite un algoritmo statistico. Ovviamente si tratta di tentativo una approssimazione e non di una previsione del risultato elettorale.
Anche perché verosimilmente, spiegano dall’istituto, dalla fotografia fornita dall’indagine, la maggioranza degli italiani voterà per un partito/coalizione di suo gradimento, meno di un terzo voterà contro qualcun altro. Quindi lo schema nella mente dell’elettore non è bipolare ma multipolare: c’è la possibilità di scegliere un partito abbastanza simile alle proprie posizioni e non limitarsi votare contro un partito indicato come nemico.
Allora il centrodestra sarebbe al 44,5%, il centrosinistra al 24,8%, il Movimento 5 Stelle calerebbe al 13,7%, mentre il Terzo Polo salirebbe almeno al 9,5%.
«Dalla riallocazione statistica degli indecisi – si legge nell’analisi – le tendenze reali potrebbero avvantaggiare il Terzo Polo, penalizzare maggiormente Partito democratico e Forza Italia, e riservare qualche sorpresa a favore di partiti che si collocano alle estremità del quadro politico. Poi ovviamente il numero di seggi reale dipenderà dal risultato delle liste minori, se supereranno il 3% o meno e dalla legge elettorale».