Una certificazione ambientale di territorio per una viticoltura responsabile e sostenibile: è stato questo il tema del talk d’apertura di Blend, simmetrie enoiche, manifestazione organizzata da Bellenda e riservata a produttori, professionisti e opinion leader. La proposta si scontra però con gli alti costi da sostenere che potrebbero essere superati creando un sistema di certificazione ambientale a basso costo accessibile anche alle piccole aziende.
Alla tavola rotonda hanno preso parte Umberto Cosmo, proprietario di Bellenda, Sabrina Tedeschi, Tedeschi Wines, Pietro Pellegrini, Pellegrini, Rossana Roma del Ristorante Dolada, Andrea Cartapatti, Corporate Manager Food & Beverage presso Blu Hotels e Giuliano Vantaggi Site Manager all’interno dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Unesco.
Il tema della quarta edizione di Blend è stato quello dell’agroforestazione, vista non come ritorno acritico al passato ma come consapevolezza della necessità di un ecostistema completo – formato dalla sinergia tra animali e vegetali, dalla stabilizzazione microclimatica, dall’aumento della biodiversità, dalla segregazione del carbonio in eccesso e dalla qualificazione del paesaggio – sia necessario per ottenere un’agricoltura realmente sostenibile. Il segreto per una buona riuscita dell’agroforestazione, infatti, è nell’equilibrio tra le parti e nella condivisione della scelta nel territorio.
Per consentire a tutte le imprese di partecipare a questo progetto, Umberto Cosmo ha lanciato la proposta che siano i Consorzi di Tutela a farsi promotori dell’iniziativa di sostenibilità, a cominciare da quello del Conegliano Valdobbiadene, da sempre all’avanguardia nell’attenzione all’ambiente, ricordando che la tutela del territorio e degli elementi che lo compongono non può essere differita perché è un requisito sempre più richiesto dai mercati del Nord Europa, da sempre sensibili a questi temi.
«Per raggiungere l’obiettivo verso una viticoltura sostenibile – ha detto Umberto Cosmo – è necessario mettere in campo una squadra composta da tecnici, agronomi, biologi e soggetti che ogni giorno vivono la vigna. Dapprima questo comitato deve creare leggi ad hoc e, in seguito, regolamenti per costruire linee guida precise e valide per tutto il comparto del vino. In una seconda fase è poi evidente il bisogno che siano i singoli Consorzi di Tutela, i quali sono a conoscenza delle specificità locali, a monitorare le azioni e le tecniche impiegate da piccole, medie e grandi aziende vitivinicole garantendone l’efficacia e la veridicità e accompagnandole nella costruzione di una sempre migliore gestione della tutela ambientale territoriale».
Attualmente le certificazioni sono fornite da società private e l’alto costo per ottenerle non è sostenibile da aziende di medie-piccole dimensioni che il più delle volte pur facendo un prodotto di qualità e altamente sostenibile devono rinunciare a esportare.