In una lettera inviata al Corriere della Sera, Giuseppe Sala ha criticato diversi passaggi del discorso di Giorgia Meloni al Senato. Per il sindaco di Milano il problema principale riguarda la proposta di flat tax, considerata «devastante», così come teorizzata, perché «la tassa piatta, ai livelli di cui si parla (15%), è oggettivamente insostenibile per un Paese indebitato come il nostro. Inoltre considero la progressività fiscale una conquista sociale. A mio parere indietro non si deve tornare».
Da «osservatore tutt’altro che disinteressato», come si definisce nella lettera, Sala critica la decisione di Meloni di citare nel suo primo discorso alle Camere una possibile riforma della Costituzione. «Che il primo passo istituzionale di Meloni sia una proposta di cambiare la Costituzione non mette sul tavolo un’unità repubblicana consolidata: la fa piuttosto tremare. Come se, cambiando un sistema istituzionale, si garantisse maggiore governabilità ed efficienza al Paese»
Sala agita anche il sospetto che la annunciata commissione parlamentare sul Covid possa diventare una clava politica: «Giudicare il passato con gli strumenti dell’inchiesta politica suona sempre più come vendetta postuma che come giustizia ed efficienza. Tanto più a proposito di una situazione drammatica senza precedenti nella storia contemporanea».
Per il sindaco di Milano ci sono stati anche due aspetti positivi nel discorso di Meloni. Il primo è il passaggio sull’Unione europea considerata una casa comune e un destino inevitabile, perché non si può andare da soli in un mondo così interconnesso come quello in cui viviamo. Il secondo passaggio apprezzato da Sala riguarda la posizione netta di Meloni a favore della resistenza ucraina «La continuità con l’indirizzo del governo precedente è confermata e passa proprio dalla consapevolezza in gioco, non c’è affatto l’idea dell’Italia colonizzata dalla Nato, bensì la difesa dell’idea democratica europea, nel corpo flagellato di una nazione aggredita».