Una volta terminato il gioco a incastri sui ministeri, il nuovo governo si troverà davanti un impegno tanto certo quanto arduo: trovare gli strumenti per attenuare le conseguenze dell’impennata dei prezzi dell’energia su famiglie, imprese ed enti locali. Ma con una differenza, scrive Il Sole 24 Ore: se l’esecutivo Draghi aveva i soldi per farlo grazie all’extragettito fiscale prodotto da inflazione e crescita economica, ora la crescita si è spenta quindi i soldi vanno trovati altrove.
Nonostante gli ipotetici “tesoretti” lasciati in eredità da Draghi, la strada è quella di rivedere il percorso del deficit per il 2023. Il futuro ministro dell’Economia avrà in pratica due o tre settimane al massimo di tempo per concordare con l’Unione europea un nuovo obiettivo di disavanzo che apra gli spazi a una legge di bilancio che altrimenti sarebbe impossibile da scrivere. Senza però cancellare del tutto il percorso di discesa del debito portato avanti da Draghi a ritmi record.
«Dovremo vedere che cosa inventarci sull’energia», spiega Giovanni Battista Fazzolari, senatore di Fratelli d’Italia tra i più ascoltati da Giorgia Meloni. «A seconda, se va bene o male sul fronte europeo, potremmo rischiare di dover trovare 60 miliardi nel 2023 o averne bisogno di 20 o 30; vuol dire una o due finanziarie».
Il deficit al 3,4% indicato nella Nadef per il 2023 è figlio delle imposte come l’Iva gonfiate dall’inflazione e di spese che al netto delle pensioni scenderebbero di 25 miliardi. Ma è difficile che l’anno prossimo la spesa sanitaria si riduca davvero di 2,2 miliardi e che quella per gli acquisti della pubblica amministrazione scenda di 2 miliardi. Poi ci sono gli aiuti sul caro energia da prorogare: il rinnovo dei crediti d’imposta previsti dal decreto aiui ter costerebbe, alle quotazioni attuali, circa 14 miliardi; il taglio delle accise sulla benzina ha bisogno di 3, 3 miliardi; 5 miliardi servono per estendere l’Iva al 5% su gas e per l’abbattimento degli oneri di sistema sulle bollette. Non solo. C’è da rinnovare pure il taglio al cuneo fiscale: altri 4 miliardi. E trovare anche una soluzione sulle pensioni.
Basta poco per arrivare ai 30-40 miliardi, scrive Il Sole. Che vuol dire 1,5-2 punti di Pil, con un deficit che tornerebbe verso il 5% mentre la crescita si appiattisce. Il tutto con i mercati sotto pressione che hanno già alzato di circa 40 miliardi in tre anni la previsione della spesa per interessi sul debito rispetto ai calcoli di aprile.