Le richieste di Tajani alla UeMulte, sequestri e prove del salvataggio: il piano del Viminale sulle ong

Oggi vertice dei ministri degli Esteri europei, l’Italia proporrà un piano per l’Africa da 100 miliardi e un codice comune sulle organizzazioni non governative con ponti aerei per portare i migranti verso lo Stato bandiera delle imbarcazioni. Intanto Piantedosi sta lavorando a un codice per le navi private sulla falsariga di quello approvato da Minniti

Lapresse

Una nuova legge sulle navi delle organizzazioni non governative, con il ritorno delle multe e dei sequestri amministrativi. Con una nuova regola: chi vuole entrare nei porti italiani dovrà dimostrare di aver soccorso imbarcazioni a rischio naufragio. Questo è lo schema di provvedimento, secondo il Corriere della sera, a cui starebbe lavorando il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Con l’obiettivo poi di costringere gli Stati membri dell’Unione europea a prendersi in carico la redistribuzione. Mentre insieme a Malta, Cipro e Grecia, il governo Meloni prova a chiedere ai partner europei di prendere in carico le navi che battono la bandiera dei rispettivi Paesi.

Il codice Piantedosi
Sarà Piantedosi – chiamato mercoledì a riferire in Parlamento sullo scontro diplomatico con la Francia – a confermare la volontà di procedere con un’azione che serva a «gestire i flussi migratori agendo in due direzioni: gli accordi bilaterali con i Paesi d’origine dei migranti e il codice per le navi private». E in quella sede spiegherà che «l’Italia non aveva emesso alcun divieto per Ocean Viking, sono stati loro a decidere di dirigersi verso la Francia non avendo ottenuto risposta alla richiesta di porto sicuro».

Sulla falsariga di quanto accaduto quando ministro dell’Interno era Marco Minniti, sarà approvato un nuovo codice di condotta per le ong. Per entrare nelle acque italiane diventerà obbligatorio averlo sottoscritto e la regola principale da rispettare sarà di intervenire soltanto quando esiste un effettivo pericolo per i migranti. E anche nei casi in cui si effettua il soccorso di imbarcazioni in pericolo, la procedura prevederà di avvisare le autorità del Paese più vicino comunicando il tipo di intervento che si sta effettuando.

Per chi non rispetterà il codice e questa regola preliminare, scatterà automatico il divieto a entrare nelle acque territoriali. In caso di violazione saranno previste sia le sanzioni amministrative sia il sequestro delle navi. Le ipotesi che vengono studiate dagli esperti giuridici non prevedono al momento contestazioni penali, né lo strumento del decreto legge anche perché sarebbe complicato sostenere la necessità e l’urgenza di intervenire. La strada più agevole sembra quella di una regolamentazione che valga come impegno formale e che farà scattare automaticamente le multe se non sarà rispettata.

Più difficile da applicare invece la redistribuzione dei migranti. Le intese siglate negli ultimi anni in sede europea per il ricollocamento e la distribuzione dei richiedenti asilo non sono mai state rispettate. Sembra difficile che possa accadere adesso. L’ipotesi alternativa che si intende esplorare passa dunque per la riattivazione di quegli accordi bilaterali stretti con alcuni Paesi – in particolare la Tunisia, ma anche il Marocco, il Niger, la Nigeria e altri Stati africani – per aumentare il numero di quanti potranno giungere in Italia con flussi regolari in cambio dell’impegno a garantire il rimpatrio di chi non aveva i requisiti per arrivare. Un’attività congiunta tra Viminale e Farnesina che però deve poter contare su stanziamenti anche europei e che finora ha mostrato di non funzionare proprio per la mancanza delle risorse necessarie, ma anche per la scarsa cooperazione di quei governi che chiedono una contropartita adeguata.

Per questo si potrebbe utilizzare il Team Europe, il progetto europeo messo a punto durante la pandemia per intervenire sulle situazioni di emergenza e l’Italia chiede di coinvolgere anche i Paesi africani in modo da destinare loro «il 10% delle risorse già allocate» e poi contribuire con altri sostegni di tipo economico.

Tajani a Bruxelles
Oggi, al Consiglio Affari esteri che si tiene a Bruxelles, vi sarà un punto sul dossier immigrazione, alla luce di quanto accaduto la scorsa settimana con le navi delle Ong nelle nostre acque territoriali. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che farà il suo esordio in questo ruolo, sarà ascoltato con attenzione.

Secondo quanto riporta il Messaggero, Tajani solleciterà l’adozione di un codice comune europeo sulle navi delle ong e un piano Marshall per l’Africa da oltre 100 miliardi, in modo da estirpare all’origine le ragioni dell’esodo dal continente africano. Dal vertice non si attendono risposte concrete. Per ottenere qualcosa, bisognerà aspettare il consiglio dei ministri dell’Interno di fine novembre. Intanto, però, il titolare della Farnesina proporrà che le navi delle ong facciano rotta verso lo Stato bandiera. E, in caso di impossibilità, lo Stato bandiera dovrà farsi carico delle persone salvate in mare con ponti aerei che porterebbero i naufraghi verso il Paese responsabile.