Meloni indietro tuttaNella manovra salta la norma sul Pos obbligatorio e spunta una soluzione «alla Draghi»

Dopo la trattativa con la Commissione europea, il governo pensa di tornare ai crediti d’imposta sulle commissioni dei pagamenti digitali. In cambio, Roma riceverà una serie di concessioni, a partire dai 9 miliardi in più per il Pnrr

Lapresse

«Se non ci sono i margini, ci inventeremo un altro modo per non fare pagare agli esercenti le commissioni bancarie sui piccoli pagamenti». I margini di cui avrebbe parlato la premier Giorgia Meloni alla fine della riunione con la maggioranza sono quelli della trattativa con la Commissione europea. Per questo, spiega Repubblica, il governo è costretto a cancellare la norma della legge di bilancio che azzera le multe per gli esercenti che si rifiutano di accettare pagamenti sotto i 60 euro con il bancomat o la carta di credito.

Il messaggio arrivato da Bruxelles è stato puntuale: così l’Italia fa un passo indietro sulla spinta ai pagamenti digitali, ma soprattutto apre un altro varco all’evasione fiscale. La raccomandazione a tornare sui propri passi viene legata alla retromarcia sugli impegni presi nell’ambito del Pnrr. Nella lista degli obiettivi raggiunti che Mario Draghi ha inviato alla Commissione a giugno figurava un’altra impostazione, in linea con lo spirito del Recovery: multe di trenta euro, a cui aggiungere il 4% del valore della transazione, in caso di rifiuto dei commercianti a utilizzare il Pos. Per tutti, senza soglie.

La norma salta dalla manovra, ma si cerca ora una soluzione per i commercianti, ma anche per i tassisti, per dare una risposta al tema dei costi delle commissioni sui pagamenti digitali. E così si apre una soluzione «alla Draghi», ovvero tornare ai crediti d’imposta sulle commissioni. Lo stesso sostegno che era stato già messo in campo da Giuseppe Conte. E che poi Mario Draghi aveva rafforzato, portando la percentuale dello sconto fiscale per le spese sostenute dagli esercenti dal 30% al 100% con il paletto del fatturato fissato a 400mila euro.

L’esecutivo precedente ha anche lanciato il cosiddetto “bonus Pos”, ovvero il credito d’imposta fino a 320 euro per chi acquistava lo smart Pos con la memorizzazione e la trasmissione telematica dei pagamenti elettronici.

L’ipotesi più logica e più probabile, anche considerando lo scarso tempo a disposizione per l’approvazione della manovra, è quello di riportare il credito d’imposta al 100% per i commercianti e per i tassisti. Probabilmente con una soglia, che potrebbe essere ancora quella dei 400mila euro di fatturato. Per andare così incontro ai piccoli esercenti, che paiono i destinatari della norma più interessati.

La soluzione si troverà in Parlamento. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha spiegato che il governo si rimette alla commissione Bilancio per eventuali ristori legati ai costi delle commissioni sul Pos.

In ossequio al rispetto delle osservazioni di Bruxelles, l’Italia otterrà molte concessioni, spiega La Stampa: il sì al rifinanziamento del credito d’imposta per il Sud (votato ieri con rara unanimità in Parlamento), il sì a 9 miliardi aggiuntivi per il Recovery Plan, e più di un occhio chiuso sui ritardi dei cantieri finanziati coi sussidi Ue. Sullo sfondo della trattativa resta ancora un grosso ostacolo: la mancata ratifica del Parlamento italiano alla riforma del fondo Salva-Stati, il Mes. Molti però nei palazzi scommettono che la capitolazione di Meloni è solo questione di tempo.

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