Per spegnere le polemiche interne al partito dopo aver detto che Meloni è una leader capace, Stefano Bonaccini ha commentato in modo duro l’operato del governo in una intervista a Repubblica, dando un “4” all’esecutivo di destra: «Dovevano cancellare le accise sulla benzina, le hanno aumentate, colpendo i bilanci delle famiglie già provati dall’inflazione; dovevano risolvere il problema del Superbonus e lo hanno scaricato su imprese e lavoratori; arginare con disumanità gli sbarchi e invece sono cresciuti: allora se la son presa con le Ong e l’Europa, isolando l’Italia. In politica estera le posizioni di due partiti di maggioranza su tre indeboliscono il governo e ci rendono meno credibili agli occhi del mondo».
Il presidente della Regione Emilia Romagna ha condannato anche il silenzio del governo sull’aggressione di Firenze e giudica «vergognose» le parole del ministro dell’Interno Giuseppe Valditara: «Se davanti a due ragazzi picchiati davanti al loro liceo il problema è la lettera della dirigente scolastica, basata sui valori della democrazia e dell’antifascismo, allora l’unico fuori posto è lui».
Bonaccini è il favorito nella corsa alla segreteria del Partito democratico e a Repubblica ha assicurato che in caso di vittoria coinvolgerà gli altri tre candidati, compresa la sfidante più temibile, Elly Schlein: «Io ed Elly siamo diversi ma complementari, per oltre due anni abbiamo collaborato benissimo, gomito a gomito, in Emilia-Romagna. La prima cosa da archiviare è la litigiosità interna».
Se vincerà la sua prima azione da segretario sarà una grande raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare per introdurre il salario minimo legale, dove non arriva la contrattazione collettiva: «ci troverete davanti alle fabbriche e ai supermercati, nelle piazze e nei bar per cancellare la vergogna di retribuzioni a 2, 3, 4 euro l’ora».
Per quanto riguarda le alleanze future Bonaccini non si sbilancia su un avvicinamento al Terzo Polo o al Movimento 5 stelle, ma chiarisce che «le alleanze le ho sempre fatte, larghe e con un Pd forte al centro. È così che abbiamo battuto la destra in Emilia, quando Salvini sembrava invincibile». E soprattutto non teme di perdere l’ala più radicale del partito in caso di una sua vittoria: «La radicalità non si misura dagli slogan, ma dalla forza delle soluzioni che sai realizzare. Di un partito che vince in tv o nei salotti ma poi viene sconfitto nelle urne non saprei che farmene».