Dell’importanza dei sistemi alimentari e della loro sostenibilità per l’Italia ne abbiamo già parlato qualche settimana fa: che a rendersene conto siano (anche) gli italiani?
Domenica 5 febbraio ricorre la decima Giornata di Prevenzione dello Spreco Alimentare: un’occasione che ha l’obiettivo di puntare i riflettori su un problema, quello delle perdite e degli sprechi alimentari, sempre più centrale di anno in anno. Andrea Segrè, ideatore e coordinatore della campagna pubblica di sensibilizzazione “Spreco Zero”, ha lanciato insieme all’Università di Bologna e al Ministero dell’Ambiente questa giornata, si è fatto ancora una volta portavoce dei dati del “caso Italia”, prodotti e analizzati dall’osservatorio Waste Watcher 2022.
Ma prima di passare ai dati relativi allo spreco, è bene soffermarsi su alcune informazioni di scenario più generale, che ci fanno ben sperare: rispetto a due anni fa e a parità di budget destinato alla spesa alimentare, quasi un italiano su tre presta attenzione alla riduzione del consumo di carne (26%) e quattro italiani su dieci quando fanno la spesa ragionano sulla base di promozioni e offerte, ma anche sulla base della sostenibilità di produzione e consumo del cibo (27%). Ci si lascia fidelizzare più dal luogo di fiducia in cui si fa la spesa (il 23% sceglie prodotti private label), che non dalle grandi marche, in calo del 10% nell’interesse dei consumatori. Non sorprende quindi che nove italiani su dieci mettano al primo posto nella gerarchia dell’acquisto il fattore salute (89%), legato a una produzione a chilometro zero (85%) e all’impatto ambientale della produzione di cibo in generale (78%). Un cambio di abitudini e stili di vita verso un’alimentazione che sia più sostenibile per il pianeta e le persone è possibile? La direzione sembra quella, ma appuntamento, per ora, alla prossima puntata.
Intanto i nuovi dati sullo spreco alimentare, che si riferiscono al mese di gennaio 2023, ci dicono che gettiamo in media 524,1 grammi pro capite a settimana, ovvero circa 75 grammi di cibo al giorno e 27,25 chilogrammi annui: circa il 12% in meno rispetto alla stessa indagine nel 2022. Quantificato in euro, complessivamente lo spreco alimentare domestico vale comunque 6,48 miliardi: una cifra enorme, che non tiene conto di quello che viene “speso” in termini di risorse (di acqua, energia, combustibili, emissioni) per far arrivare il cibo sugli scaffali, sulle nostre tavole e infine in pattumiera. Tra gli alimenti più sprecati, nelle prime posizioni troviamo la frutta fresca (24 grammi settimanali), insieme al pane, di cui sprechiamo 2,3 grammi al giorno. Nella top ten anche insalata, verdure, aglio e cipolle. I consumatori finali non sono gli unici responsabili: i dati di filiera elaborati dall’Osservatorio Waste Watcher International con Distal (Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-Alimentari) dell’Università di Bologna ci dicono che lo spreco pesa al 26% in agricoltura, 28% nell’industria e 8% nella distribuzione, dimostrando ancora una volta che il problema è generalizzato e non può essere affrontato in modo univoco.
Oltre alla campagna di sensibilizzazione, nel 2023 il professore Segrè ha deciso di lanciare anche uno strumento con l’obiettivo di aiutare le persone a sprecare meno, monitorando i propri gesti e abitudini: lo Sprecometro è un’applicazione che serve a misurare e prevenire lo spreco di cibo, da soli o nel proprio gruppo di riferimento. Aggiornando puntualmente il proprio comportamento grazie al diario dello spreco contenuto nell’app, l’utente può valutare i progressi avvenuti nel corso del tempo fissando degli obiettivi di riduzione in linea con l’Agenda Onu per lo Sviluppo Sostenibile, in particolare con il Goal 12.3: «Dimezzare lo spreco alimentare entro il 2030». Spiega il professor Segrè: «Il dato che ricaviamo dall’Osservatorio, ovvero il valore assoluto di 524 grammi di cibo a settimana sprecati a persona, non ci deve far riflettere solo sul calo che abbiamo avuto ma sull’obiettivo molto scritto e poco messo in atto di dimezzare lo spreco alimentare pro capite entro il 2030. La strada è ancora lunga e lanciamo (anche) l’app proprio per questo motivo: sappiamo che un obiettivo c’è ma nessuno dice cosa fare e come misurare questo progresso (o regresso). Non pretendo di risolvere questo problema solo con l’app, ma ci sono studi scientifici di economia comportamentale che dimostrano come questi strumenti possano essere un modo per ingaggiare le persone. Lo Sprecometro darà la possibilità di confrontarsi con amici e parenti, con i compagni di scuola, di verificare quanti euro sto buttando quando spreco cibo e altro ancora, aiutandoci a porci degli obiettivi, a misurare i nostri progressi e a individuare una strada da percorrere per arrivare a destinazione».