Resort to ResearchIn Mozambico si celebra il matrimonio tra hospitality e salvaguardia dell’ambiente

Il Kisawa Sanctuary, in mezzo all’oceano Indiano, ha scoperto l’esistenza di nuove barriere coralline, ha trovato specie marine non visibili ma solo udibili e registrato informazioni cruciali sui movimenti di alcuni squali in via d’estinzione

Courtesy of Kisawa Sanctuary

L’isola di Benguerra fa parte di un piccolo arcipelago poco distante dalle coste del Mozambico, un luogo paradisiaco, non c’è neanche bisogno di specificarlo, dove la natura la fa da padrona e dove entrare in contatto con la biodiversità marina è la cosa più comune che ti possa capitare. 

Qui Nina Flohr, membro trentaseienne della royal family non regnante di Grecia e Danimarca e imprenditrice, ha deciso di aprire un resort che è un unicum nel suo genere: oltre ad essere stato progettato per inserirsi nel territorio nella maniera meno invasiva possibile, è anche il primo “Resort to Research” al mondo, il Kisawa Sanctuary coopera infatti con un proprio centro di ricerca marittima, l’ente no-profit Bazaruto center for scientific studies (Bcss), che è anche il primo osservatorio oceanico permanente con sede in Africa. 

Courtesy of Kisawa Sanctuary

Il progetto si compone in sostanza di due anime: una lucrativa, ovvero il resort di lusso, e una interamente no-profit, ossia il Bcss. Entrambe però si inseriscono in una logica di valorizzazione territoriale dove la celebrazione culturale nella dimensione turistica e la conservazione ambientale affidata al centro di ricerca non solo coesistono, ma si rafforzano a vicenda. 

L’obiettivo della parte lucrativa del progetto è sì quello di finanziare il centro, ma anche quello di favorire la connessione degli ospiti con il territorio: tutti i diciassette bungalow godono di un acro di terreno ciascuno, suddiviso tra spiaggia, dune e foresta, mentre l’interior design è curato nei minimi particolari con pezzi d’antiquariato africani e mobili su misura realizzati localmente. 

Non solo le maestranze, ma anche la maggior parte dei lavoratori, l’ottanta per cento, e tutte le materie prime utilizzate nei quattro ristoranti del resort provengono dal Mozambico. Il Kisawa Sanctuary può contare su una rete di fornitori, guidata dal direttore culinario Jean Pierre Nunez, che comprende agricoltori e pescatori attivi nell’arco di trecento chilometri: questi garantiscono un rifornimento di prodotti freschi durante tutto l’anno. 

Courtesy of Kisawa Sanctuary

“Eat local” e “zero waste” sono infatti i due mantra intorno ai quali è stata concepita l’intera offerta alimentare della struttura, che si inserisce in un contesto più ampio di benessere che coinvolge anche il Natural Wellness Center dove, oltre a una sauna giapponese a cupola Iyashi (che produce calore attraverso un sistema a infrarossi), vengono offerti ai clienti trattamenti individuali e programmi personalizzati di medicina ayurvedica. 

La filosofia che anima il resort è quella che gli ospiti si godano la vacanza secondo i propri ritmi, entrando in connessione tanto con la natura quanto con la cultura e la popolazione mozambicana usufruendo di una delle tante attività proposte: dagli sport acquatici, al glamping, fino alla navigazione sul dhow, un’imbarcazione a vela originaria del medioriente.

L’obiettivo della parte no-profit, finanziata annualmente con i proventi del resort, è invece quello di raccogliere il maggior numero di dati possibile sulle popolazioni marine, per renderli poi disponibili su larga scala globalmente per contribuire così alla conoscenza collettiva e alla ricerca sull’impatto che i cambiamenti climatici stanno avendo sugli ecosistemi acquatici. 

«Dall’apertura, nel novembre del 2021, il BCSS ha scoperto l’esistenza di nuove barriere coralline mai mappate in 3D, è riuscito a trovare, attraverso l’utilizzo di idrofoni (ovvero dei microfoni progettati per essere utilizzati sott’acqua), specie marine non visibili ma solo udibili, ha trovato informazioni cruciali sui movimenti di alcuni squali in via d’estinzione e ha fornito al governo la consulenza tecnica necessaria per lanciare progetti climatici legati alla pesca», spiega il dottor Mario Lebrato, Chief Scientist del BCSS. 

«I nostri dati hanno molteplici utilizzi e possono aiutare a risolvere molte delle principali questioni nella regione. Le poche strutture al mondo come la nostra sono tutte sostenute da finanziamenti governativi, non privati: la creazione del resort ha facilitato un nuovo modo di fare scienza e di collaborare, consentendo la distribuzione gratuita e globale di dati scientifici». 

Il rapporto tra resort e ricerca ha anche consentito la creazione di un nuovo concetto di Dive Center, grazie al quale gli ospiti del Kisawa Sanctuary beneficiano di conoscenze scientifiche, punti di immersione dettagliatissimi grazie alla mappatura 3D e di esperienze basate sull’esplorazione e progettate sulla base delle competenze del team, che spende abitualmente in mare migliaia di ore. 

Courtesy of Kisawa Sanctuary

Chi sceglie di trascorrere qui le proprie vacanze non solo dà una grossa mano alla ricerca, ma ha anche l’opportunità di avvalersi di fior fior di esperti per riuscire ad avvistare specie marine o terrestri. «L’osservazione nell’Oceano ci permette di monitorare efficacemente megattere, tartarughe marine, pesci di barriera e tonni, perché possiamo contare sulla loro presenza durante tutto l’anno. Nella parte terrestre, per così dire, non lavoriamo nello specifico con nessun animale, ma è facile avvistare gazzelle, fenicotteri e varie specie di uccelli, mentre serpenti e coccodrilli sono un po’ più sfuggenti».

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