Come si fa a esaudire il sogno di diventare dj se si viene da un posto in cui i dj non esistono? Come la musica che si ascolta e si balla e si vende si traduce in lavoro, e quindi tasse, e quindi diritti ma anche doveri? Come si decide che è giusto mettere fine a un’impresa che in qualche modo dà lavoro a centinaia di famiglie? Com’è possibile, soprattutto, che la cassetta con le canzoni di Sanremo fosse bella e pronta sulle bancarelle di tutta Napoli e di mezza Italia prima dell’uscita della stessa compilation ufficiale e a Festival ancora in corso?
Quelli di Mixed By Erry lo facevano puntuali, ogni anno, a ogni kermesse, e non ci potevano pensare discografici e Finanza che perdevano il sonno e la fantasia appresso a quelli di Mixed By Erry, protagonisti di un’epopea unica che da giovedì 2 marzo arriva al cinema nel film di Sidney Sibilia (prodotto da Groenlandia con Rai Cinema).
Sibilia che ha ripescato questa storia da un cassetto, nella sua casa a Salerno, dove ha ritrovato una cassetta, anzi più cassette, un sacco di cassette. Perché quando era ragazzino non aveva un negozio di musica dove andare e comprare. E quindi la sua educazione musicale era stata dettata dal timbro inconfondibile, dallo slogan: «La dimensione ideale per un ascolto pulito», da mixtape in anticipo di decenni sulle playlist intelligenti, dalla voce che in apertura annunciava che quella compilation era: Mixed By Erry. E chi sennò. Erry che però è uno e trino: quattro fratelli di Forcella che nel film diventano tre. Con il padre vanno da bambini alla Ferrovia a smerciare bottiglie di superalcolici contraffatti. A imparare l’arte.
Erry (interpretato dall’esordiente Luigi D’Oriano) è però soprattutto Enrico Frattasio, un ragazzo che a metà anni Settanta sogna di fare il dj. Quando si propone ai locali gli consigliano di tenersi stretto il suo lavoro: fa le pulizie in un negozio di elettrodomestici. Dove però armeggia e traffica con quegli aggeggi fino a quando le sue cassette, per amici e conoscenti, cominciano a essere piuttosto richieste nel quartiere. «Lo vedete con la scopa ’mmano ma chill c’a musica è nu genio».
È solo l’inizio: almeno centottanta milioni di cassette, cinquemila lire ognuna, tremila quella falsa – come se le altre fossero originali – di qualità inferiore, decine di laboratori, centinaia di dipendenti tutti in nero che mantengono famiglie intere, fino a sessantamila cassette vendute al giorno, export anche all’estero. Non esiste casa a Napoli e in mezza Italia in cui non si trovi una cassetta “Mixed by”. Cassette da regalare, per corteggiare, musica che fluiva dal centro storico verso l’Italia e oltre, musica da smerciare, ribelle, illegale, uno specchio della città geniale e controversa. E il business si adegua anche ai tempi: ai Compact Disc.
Erry è il genio che completa i lati delle cassette con altra musica, oltre quella richiesta. «Se ti piacciono gli Spandau Ballett ti piacciono anche i Duran Duran». E così riempie, fidelizza e arruffiana il cliente che ingolosito torna a comprare. I cantanti locali sgomitano per farsi mettere un pezzo in coda. La profezia delle playlist delle piattaforme di musica in streaming, solo che allora le canzoni avevano una consistenza fisica, materiale. Altri tempi, altra Napoli: quella dei vicoli senza b’n’b, delle guerre di Camorra, della famiglia Giuliano che pure compare sdraiata nella vasca a forma di conchiglia con Maradona, degli Scudetti del Napoli.
E intanto il business cresce. È meglio del contrabbando di sigarette: la rete è quella, capillare, smantellata dalle operazioni di polizia per le Bionde ma che funziona ancora, e non si rischia niente. Il caso infatti farà Giurisprudenza: i fratelli Frattasio sono stati condannati a quattro anni e sei mesi, si sono fatti il carcere, la legge è stata inasprita e dalle ceneri delle cassette dei bucanieri di Forcella è nata la Fpm, la Federazione contro la Pirateria Musicale e Multimediale.
Quando la musica è finita è arrivata Simona Frasca, docente di Etnomusicologia all’Università Federico II di Napoli che in un paio d’anni ha ricostruito la storia in un libro per i tipi di “Ad est dell’equatore”.
Ed è arrivato Sibilia, che con il consueto tocco ritmato ed elettrico, arricchito da musica bellissima, aggiunge i fratelli Frattasio a una filmografia di eroi geniali ma scalcagnati, scapigliati e irregolari capaci di trovare strade clamorose e mai battute, spesso e purtroppo illegali, per esplodere, per emergere proprio come succedeva nella trilogia di “Smetto Quando Voglio” e in “L’incredibile Storia dell’Isola delle Rose”.
Qui la zona grigia di una Napoli popolare e informale e colorata, a tratti folkloristica, ma certo passa chiaro un punto: il film si apre in carcere. Suona invece un po’ retorica la spietatezza dell’uomo d’azienda di Milano di fronte agli ingenui sognatori di Forcella.
I fratelli Frattasio oggi non si assolvono, si descrivono come modelli negativi. Fimi ci ha tenuto a sottolineare che dietro l’apparentemente innocuo fenomeno c’era un commercio che per la Camorra era secondo solo a stupefacenti e contrabbando.
Se questa storia di cassette pezzotte affascina e trascina è perché riflette e racconta almeno una cosa sbagliata – che colpisce e ferisce anche il cinema, hanno sottolineato gli autori – e un’epopea avventurosa e ricca di talento, che perciò andava raccontata. Dopotutto, questo Erry ha una piccola azienda, confeziona scatole. Di tutti quei miliardi di lire i Frattasio dicono di non aver conservato nulla. Per scoprire come facevano, a Sanremo, tocca arrivare in fondo: avevano una talpa all’Ariston? O alla Rai? Mistero.
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Credits foto: ufficio stampa casa di produzione Groenlandia