Agire d’istinto e scoprire di avere avuto una visione in grado di anticipare i tempi. Seguire il proprio gusto e la propria natura per gettare le basi di un progetto che non sai cosa potrà diventare negli anni ma che sai che sarà coraggioso e indipendente. La dinamicità di pensiero di Luca Gargano e la sua capacità nell’interpretare esigenze, contesti e cambiamenti si è vista ancora una volta materializzare in uno degli eventi più significativi per la storia del vino in Europa. Proprio quest’anno infatti cade il ventesimo anniversario delle Triple A, il primo vero catalogo di vini naturali al mondo, fondato da Gargano stesso nel 2003 con una selezione di vignaioli pioneristica per l’epoca. «Non vorrei più usare la parola naturale, perchè se i primi anni ci aveva distinto ora rischia di essere male interpretata. D’ora in poi parleremo delle migliori espressioni di un terroir» ci spiega Gargano.
Ad avvalorare questo primo elenco di produttori – a cui nel tempo se ne sono aggiunti tanti altri non solo a livello italiano arrivando a superare il centinaio – c’è un manifesto, una sorta di decalogo di linee produttive cui tenere fede. Un approccio agricolo di tipo biologico, fermentazioni spontanee operate da lieviti indigeni, la completa esclusione di additivi – salvo la solforosa – e coadiuvanti così come di tecniche di cantina invasive. «Mio nonno aveva un vigneto destinato a produzioni intensive e che verso la fine degli anni Novanta non produceva più il suo vino originale. Io ero il primo a non essere più in grado di scegliere e orientarmi in questo panorama di produzioni standardizzate. Quindi il manifesto, questo protocollo oggettivo è nato quasi per mio egoismo personale, crescendo anno dopo anno». Qualcuno si ricorderà del primo catalogo Triple A dove anziché i volti dei produttori Gargano scelse di mettere le mani, segnate dal lavoro nei campi e sporche di terra. Un cambio di prospettiva radicale che segnò un punto di rottura non solo nel consumatore tradizionale ma nella critica in primis. Bottiglia dopo bottiglia, il movimento è cresciuto e oggi opera come una grande famiglia. Un cappello sotto il quale riunire tutti quegli interpreti della vigna e delle sue produzioni che più hanno cercato di preservare intatto il raccolto, nei suoi pregi e per quanto possibile nei suoi difetti.
L’espressione più naturale di un territorio e quindi anche della sua storia, messi in bottiglia recuperando alle volte persino metodi ancestrali. Non a caso, infatti, si parla di Triple A perché i primi protagonisti sono gli Agricoltori, chi coltiva direttamente un vigneto, chi si sporca le mani nel contatto diretto con la vite senza ricorrere a metodi artificiali. La seconda “A” sta per Artigiani, perché occorrono metodi e capacità artigianali per attuare un processo produttivo vinicolo ed enologico che non modifichi la struttura originaria dell’uva e non alteri quella del vino. A completamento, non poteva mancare una matrice creativa. Ed ecco perché si parla, soprattutto per alcune produzioni più estreme, di Artisti. Perché è grazie alla sensibilità di ogni produttore, alle sue idee e alle sue conoscenze che può nascere quella sfumatura determinante a rendere grande un vino e farlo nostro. Animatore di tavole conviviali e banchetti, appassionato dello stare insieme, della condivisione ma anche della conoscenza, Gargano non ha mai smesso di cercare anime in cui un fuoco arde perenne e costante. Così come si è sempre distinto per le sue scelte quasi rivoluzionarie nell’ambito dei distillati, allo stesso modo nel panorama della viticoltura “culturale” come qualcuno l’ha definita, l’attenzione è stata rivolta alla natura, alla verità, alla protezione di una materia prima prima che del prodotto.
Per volere abbracciare in un unico grande gesto tutti i protagonisti Triple A, aprendo così un canale di dialogo con il grande pubblico, lunedì 13 marzo si è svolta la festa di tutte le feste. Una giornata che resterà negli annali, per celebrare tutti insieme il ventesimo anniversario di questo movimento, le battaglie e i traguardi. Perché, è bene ricordarlo, gli inizi non sono stati sempre gloriosi, le attenzioni e i riconoscimenti non sono arrivati subito ma ogni azione e passo in avanti è stato funzionale per innescare un processo di rivoluzione. Un rinascimento del vino che, dai primi anni duemila ha investito produttori, consumatori, ristoratori, osti, enotecari, sommelier fino agli appassionati, riportando al centro del discorso «la quint’essenza di un frutto, di un’annata, di un territorio». Lunga vita alle Triple A!
Tutte le immagini sono di Velier SpA – Triple A