Silvio Berlusconi resta in terapia intensiva, ricoverato per la cura di un’infezione polmonare, ma già da tempo soffre di una leucemia mielomonocitica cronica. Il leader di Forza Italia ha telefonato alla premier Giorgia Meloni e al vicepremier Matteo Salvini e ha raccomandato ai vertici del partito il massimo impegno. Ma con il Cavaliere fuori gioco, gli azzurri ora si interrogano chi sarà a reggere il partito. E il futuro appare nebuloso.
Giorgio Mulè ha detto «Non si è mai posta la questione della successione perché oggi Forza Italia è Berlusconi e tale rimarrà». Insomma, non si sa cosa fare. Repubblica racconta tutto, dal partito alle aziende, è nella mani della figlia Marina Berlusconi.
Intanto oggi il coordinatore Antonio Tajani e i vertici di Forza Italia si incontreranno in call per definire il programma di una manifestazione nazionale di Forza Italia in programma il 5 e il 6 maggio a Milano. L’anno scorso, nello stesso periodo e in un’occasione analoga, il Cavaliere a Roma annunciava il suo ritorno in campo. Stavolta, con ogni probabilità, lui non ci sarà ma la decisione dei “fedelissimi” di confermare l’appuntamento è un segnale che si vuole inviare per far sapere che Forza Italia, in ogni caso, va avanti nel suo cammino.
Tutti, fra i dirigenti di una Forza Italia in ansia, si affrettano a sottolineare il lieve ma significativo miglioramento delle condizioni del Cavaliere, quasi a scacciare l’incubo di un «dopo di lui». Però, nel frattempo, in silenzio, ci si prepara al peggio. Le tre telefonate che Berlusconi ha fatto a Tajani, Paolo Barelli e Maurizio Gasparri vengono lette come investiture: sarebbero i depositari della continuità, lungo una linea governista. Secondo i dettami di Marina Berlusconi e della compagna Marta Fascina.
Ma la resa dei conti è dietro l’angolo. Nell’ala dei cosiddetti “ronzulliani”, si pone il tema di uno Statuto del partito che non prevede la figura del coordinatore, ruolo rivestito da Tajani su diretta investitura del presidente. In caso di impedimento di Berlusconi, si fa notare che la gestione di Forza Italia passerebbe a un comitato di presidenza di cui fanno parte una quarantina di membri. Nessuna eredità già assegnata, insomma. Prima del ricovero di Berlusconi, d’altronde, era già avvenuta la “rivoluzione” che aveva ridimensionato Alessandro Cattaneo e Licia Ronzulli, considerati rei di una posizione antagonista a Giorgia Meloni.
Così si pensa alle contromosse: come un congresso di Forza Italia per sancire la supremazia di Tajani. Ma servirebbe un tesseramento sostanzialmente fermo da prima del Covid. E sarebbe il primo congresso dal 1998. In realtà, con tutti i riflettori puntati sul San Raffaele, la partita interna è congelata.
Ma – fa notare il Corriere – un altro tema è quello della linea politica: Forza, come dice Mulè, deve rimanere «intatta nella sua identità» e occupare un suo spazio nell’area moderata in modo indipendente, o convergere magari in un partito repubblicano al quale potrebbe pensare la Meloni, o lo stesso Salvini? E chi lo deciderebbe? Tajani dice che dopo la convention azzurra di maggio partirà il tesseramento. E se congresso sarà, non si esclude l’esodo. Chi con la Lega, chi in Fratelli d’Italia, chi col Terzo polo.