È stato pubblicato il 24 aprile il bando di concessione del partenariato pubblico privato, in finanza di progetto, per la «realizzazione, gestione, conduzione e manutenzione di infrastrutture di connettività abilitanti il 5G e il Wi-Fi nel territorio comunale di Roma Capitale». Il termine per la presentazione delle offerte è già il 5 giugno, alle ore 12:00, e non sono previste suddivisioni in lotti.
Potenziare la rete per velocizzare le connessioni, sostenere le infrastrutture dove dati e informazioni corrono in sicurezza, eliminare gli ostacoli che si ergono tra un nodo e l’altro. Sono questi gli intenti della Capitale che, in vista del Giubileo del 2025, si appresta a investire quasi cento milioni di euro per dotarsi di una capillare copertura 5G. Dalla metro alle piazze, passando per strade e monumenti. Gli obiettivi dichiarati sono decisamente ambiziosi, e sono stati presentati qualche settimana fa in apposita conferenza stampa.
Tuttavia a una prima osservazione pare che questo progetto di partenariato pubblico-privato non abbia seguito una logica così inclusiva. È un bene che, soprattutto in un Paese come il nostro, rallentato dalla burocrazia spaventata, ci sia il contributo dei privati a sostegno del bene comune. Persone, know how e risorse sono fondamentali in ottica sussidiaria lì dove lo Stato, nelle sue diverse declinazioni, non riesce ad arrivare.
Per garantire però che ogni cosa sia fatta al meglio sarebbe sempre opportuno coinvolgere tutti, sin dall’inizio, per stimolare quella sana competizione al rialzo che da sempre è motore di sviluppo. Da una prima ricognizione dei commenti da parte degli stakeholder pare che così non sia andata, e che gli operatori delle TLC – per fare un esempio su tutti – non siano stati coinvolti, rinunciando al contributo dei massimi esperti sul territorio nazionale.
La procedura per mettere in gara il progetto sarebbe stata poi altrettanto curiosa. La Bai Communications, controllata dal fondo pensioni canadese Cppib, è l’azienda che ha presentato il progetto, ma non risulta che abbia partecipato alla manifestazione di interesse lanciata dal Comune a fine aprile del 2022. Il suo Amministratore Delegato, Luca Luciani, divenne noto qualche anno fa per un discorso in cui incitava i venditori Tim a seguire il modello di Napoleone, a Waterloo, dove il condottiere realizzò – con una sua personale reinterpretazione della storia – un “vero capolavoro”. Il progetto della Bai è stato preso come base di partenza e, qualora altri volessero competere con un’offerta, dovrebbero comunque uniformarsi a esso.
Inoltre, cosa ancora più particolare, se arrivassero offerte migliori la Bai Communications avrebbe comunque l’opportunità di rivedere la propria, potendo godere di un diritto di last call e – in sostanza – dell’aggiudicazione. La convenzione di cui parliamo avrà una durata di ben 25 anni.
L’investimento totale richiede comunque in aggiunta il contributo di 20 milioni di euro di risorse pubbliche, disponibili grazie al Dpcm che assegnerà la seconda tranche di fondi per le opere giubilari. Questi fondi serviranno all’installazione di seimila small cells, per la copertura di tutte le linee metro (A,B e C), e lo sviluppo della rete Free WiFi con 850 punti di presenza distribuiti in 100 piazze e vie adiacenti. Tutto questo nonostante il regolamento vigente, ma anche la versione predisposta dall’attuale giunta, vieti le installazioni sopra le aree sensibili e le relative pertinenze, comprendendo tutto il centro storico e andando anche oltre. A oggi infatti è anzi prevista la delocalizzazione dei siti esistenti posizionati in queste aree.
Non è chiaro quindi come l’impianto possa funzionare. Nella presentazione infatti non è mai fatto riferimento alle antenne (i cosiddetti macro impianti), senza le quali le small cells possono essere certamente di ausilio, complementari ma non autonome, perché inidonee a garantire un’adeguata copertura.
In nessuna metropoli del mondo, da quanto ne sappiamo, è infatti utilizzato questo approccio che, secondo alcuni esperti, sarebbe addirittura miope e tecnologicamente sbagliato. Insomma, pare che questo progetto per Roma 5G, in contraddizione anche rispetto alla strategia del Piano Italia 5G PNRR del Governo, non sia partito con il piede giusto. Si spera perciò che possa aprirsi una riflessione condivisa, per correggere il tiro, e trasformare questa rete in una vera opportunità.