Nel mondo, 1 miliardo e 300 milioni di persone vivono grazie al lavoro svolto dagli operatori del settore zootecnico. Per questa ragione, il ruolo della zootecnia non dovrebbe essere visto come una mera attività economica, ma come un ecosistema di grande valore sociale e ambientale per il territorio e le comunità. Le filiere zootecniche sono infatti da considerarsi parte integrante di un nuovo equilibrio sostenibile. Uomo, natura e allevamento possono agire congiuntamente per contenere le emissioni, produrre mangimi con processi di economia circolare, oltre ad una corretta gestione e valorizzazione dei reflui zootecnici.
I sistemi zootecnici sono troppo preziosi per la società e devono poter progredire secondo i più elevati standard scientifici. Anche la comunità scientifica mondiale ha ritenuto di doversi impegnare per la difesa della zootecnia da critiche eccessivamente semplicistiche, di matrice ideologica e non sempre basate su prove e dati certi. Difendere e migliorare i sistemi di allevamento, evidenziandone i benefici nutrizionali, ambientali, socio-culturali ed economici è stato infatti l’obiettivo della Dichiarazione di Dublino, un documento elaborato nell’ottobre 2022 dal vertice internazionale sul ruolo della carne nella società e ad oggi sottoscritto da quasi 800 scienziati di tutto il mondo, avente lo scopo di «contrastare la disinformazione che da anni affligge la filiera delle carni», come si evince dal testo della dichiarazione stessa.
Sia il Vertice sia la Dichiarazione sono considerati una pietra miliare per ribadire la centralità di un approccio scientifico nel dibattito sulla resilienza e la sostenibilità dei sistemi zootecnici. La dichiarazione di Dublino ha quindi lo scopo di ottenere l’attenzione del pubblico sul reale valore dei sistemi zootecnici nella società, affinché ne acquisisca maggior consapevolezza e sul quale sempre più spesso sarà chiamato ad esprimersi, in particolare su proposte politiche di sostegno economico, di ricerca scientifica, o sviluppo tecnologico. Oggi l’allevamento affronta una doppia sfida: da un lato, la richiesta crescente di alimenti di origine animale fondamentali a sfamare circa tre miliardi di persone a rischio di malnutrizione e, dall’altro, l’urgenza di adeguare i modelli produttivi a fenomeni come la perdita di biodiversità, i cambiamenti climatici, oltre a principi imprescindibili quali il benessere animale. L’aumento costante della popolazione, che si manifesta soprattutto nelle zone più vulnerabili e meno sviluppate del mondo, riguarda persone largamente dipendenti dall’allevamento per la loro sussistenza. Per questo, la doppia esigenza di dover coniugare approvvigionamento e sostenibilità non può prescindere da soluzioni basate sull’evidenza e lo sviluppo scientifico. Il manifesto sul ruolo sociale della zootecnia nella società vuole contribuire a vincere tali sfide.
Secondo la comunità scientifica è infatti errato pensare di eliminare gli allevamenti. La dichiarazione invita invece a una valutazione più ampia che comprenda i diversi benefici apportati dall’innovazione tecnico-scientifica in questo settore, in grado di migliorare ulteriormente la sostenibilità della produzione zootecnica, garantendo al contempo la sicurezza alimentare, ai cui rischi sono esposte le fasce più deboli della popolazione. Secondo gli scienziati, gli animali d’allevamento sono insostituibili perché assicurano processi di economia circolare, essendo capaci di recuperare grandi quantità di biomassa generate durante la produzione di alimenti per la dieta umana. I ruminanti, in particolare, sono anche in grado di valorizzare terre marginali non adatte alla produzione diretta di cibo per l’uomo. I sistemi di allevamento ben gestiti che applicano principi agro-ecologici possono inoltre generare molti altri benefici, come il sequestro del carbonio, il miglioramento della salute del suolo, la tutela della biodiversità, la protezione degli argini fluviali e la fornitura di importanti processi eco sistemici.
Anche in campo ambientale, la filiera zootecnica di tipo circolare è da preferire poiché privilegia i modelli produttivi più sostenibili, che di fatto sono anche i più tecnologicamente avanzati. Così, la zootecnia sostenibile ad alta intensità di conoscenza diventa parte della soluzione del problema ambientale e climatico.