L’anti-ErdoganLe prossime elezioni saranno l’inizio della primavera in Turchia, scommette Kiliçdaroglu

Lo chiamano il Gandhi turco, sfiderà il sultano al potere da un ventennio e lo farà guidando una alleanza molto eterogenea. «La mia vittoria e quella dell’Alleanza della Nazione sono il primo importante passo per uscire dalla crisi economica, politica e sociale che stiamo vivendo perché noi prenderemo democraticamente il posto di un regime altamente autoritario», dice

(La Presse)

Lo chiamano il Gandhi turco. Kemal Kiliçdaroglu, 74 anni, candidato della coalizione di opposizione alle elezioni di domenica 14 maggio in Turchia, sfida il sultano Recep Tayyip Erdogan, al potere da un ventennio. Come spiega in un’intervista al Corriere, è convinto di vincere. «Il successo elettorale delle forze della democrazia sarà un eccellente punto di partenza per celebrare il 100esimo anniversario della nostra Repubblica», dice il leader del Chp, il partito secolarista fondato da Atatürk, che è riuscito nell’impresa di costruire un’alleanza molto eterogenea che va dai nazionalisti ai liberali e ai socialdemocratici. Ieri, poi, è arrivata la notizia del ritiro dalla corsa di Muharrem Ince, un suo ex compagno di partito, che avrebbe potuto portargli via proprio i voti necessari alla vittoria. «Mettiamo via i risentimenti, unisciti a noi», gli ha detto.

«La mia vittoria e quella dell’Alleanza della Nazione alle elezioni di domenica sono il primo importante passo per uscire dalla crisi economica, politica e sociale che stiamo vivendo perché noi prenderemo democraticamente il posto di un regime altamente autoritario. Come abbiamo promesso ai turchi, porteremo la primavera in ogni aspetto della vita dei nostri cittadini. Chiaramente il vero lavoro comincerà il 15 maggio. Prenderemo misure per mettere fine alla crisi economica e riorganizzare il sistema in modo che non succeda mai più. Allo stesso tempo combatteremo la corruzione e chiederemo indietro i soldi pubblici rubati dagli oligarchi», annuncia.

Queste elezioni saranno anche segnate dal terremoto del 6 febbraio, che è costato oltre 50mila vittime in tutto il Paese. «La causa del disastro del 6 febbraio è da ricercare nelle relazioni clientelari che hanno portato a ignorare le regole base nella costruzione degli edifici e a dispensare condoni per costruzioni di scarsa qualità», dice Kemal Kiliçdaroglu. «Mentre le squadre di soccorso cercavano di salvare vite, alcuni facevano operazioni di bassa lega. Per esempio la nostra Mezzaluna Rossa, un’istituzione per noi, ha venduto materiale che doveva essere dato gratis ai cittadini. Nelle prime 72 ore, le più critiche, i soldati non sono stati impiegati».

Kemal Kiliçdaroglu spiega che nel programma della grande coalizione che guida «ci sono più di 2.000 obiettivi. Abbiamo raggiunto un accordo su politiche economiche, educative, sociali e di politica estera. Chiaramente nella nostra Alleanza ci sono idee diverse ma questo rafforza il pluralismo. La cosa importante è che i membri della coalizione concordino sui principi fondamentali, ovvero ristabilire uno Stato in cui non ci saranno discriminazioni di ideologia, religione, lingua, razza, genere o identità».

L’Hdp, il partito filocurdo, non ha presentato un candidato alla presidenza e ha invitato gli elettori a votare per Kiliçdaroglu. Per l£anti-Erdogan, la soluzione della questione curda «va cercata in Parlamento. Lì risolveremo i nostri problemi».

«La nostra vittoria sarà confermata quando saranno contati i voti. La nazione vincerà, la democrazia prevarrà», scommette. E molto cambierà anche in politica estera, dice: «Benché la Turchia sia uno dei Paesi più importanti nella regione e abbia il secondo esercito della Nato, gli alleati non hanno fiducia in noi proprio per questo approccio da uomo solo al comando in politica estera. La mia presidenza e l’Alleanza della Nazione ristabiliranno la nostra reputazione internazionale: porteremo avanti una politica estera che terrà conto degli interessi del Paese e coopererà con le altre nazioni. La filosofia “Pace in casa e pace nel mondo” farà un glorioso rientro nella nostra azione in campo internazionale».

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