Per Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, i risultati delle elezioni amministrative – con il centrodestra che vince in cinque dei sette capoluoghi andati al voto – «sono la conferma che in politica si vince al centro, con candidati moderati e competenti». E da coordinatore di Forza Italia, sulla Stampa sottolinea «il contributo decisivo» del partito di Silvio Berlusconi, «in particolare ad Ancona e a Brindisi, strappate al centrosinistra grazie a nostri candidati».
Il trionfo del centrodestra, dalla Toscana alla Sicilia, è «al di là di ogni aspettativa. La nostra coalizione ha dimostrato di essere coesa e credibile», dice Tajani. Anche dove c’era un’amministrazione di sinistra da 30 anni, come ad Ancona. «È un risultato storico, davvero clamoroso. Non c’era mai stato un sindaco di centrodestra e ora ce n’è uno di Forza Italia, una persona competente come Daniele Silvetti, già nostro coordinatore locale, presidente del Parco del Conero. Stesso discorso con Marchionna a Brindisi: abbiamo scelto bene i candidati e questo ha fatto la differenza», commenta. «Avevo visto teatri pieni e notato un entusiasmo inatteso, nonostante non fosse una nostra roccaforte, diciamo. C’è stata una rivoluzione culturale, una reazione al rischio di uno spostamento eccessivo a sinistra».
Un effetto Schlein al contrario, secondo Tajani: «Ognuno farà la propria analisi, ma un Pd spostato sempre più a sinistra, a mio avviso, allontana molti elettori. Ad esempio, ex democristiani ed ex socialisti, che sono sicuro abbiano votato per i nostri candidati. Poi la coalizione di centrodestra si è mostrata compatta e seria, al contrario del campo avversario. Non a caso, abbiamo confermato i sindaci anche nelle città toscane, da Pisa a Siena a Massa, dove il Pd sperava di recuperare».
Unica eccezione Vicenza, dove ha vinto il centrosinistra con Giacomo Possamai. «Lì qualcosa non ha funzionato, può succedere», ammette Tajani. «Sono stati commessi errori, ex assessori allontanati dal sindaco uscente, si è pregiudicata la coesione di cui parlavo prima. E poi Possamai, che ha vinto per una manciata di voti, non ha un profilo molto vicino a Schlein, ha fatto una campagna elettorale senza i leader di partito. La definirei una vittoria sporadica».
E ora il ministro degli Esteri guarda alle europee del 2024, con un’ulteriore spinta verso l’alleanza tra popolari e conservatori, per ribaltare la maggioranza a Bruxelles: «Sono convinto che la direzione debba essere quella, dobbiamo trovare la giusta strada, il dibattito è aperto. Con Giorgia Meloni, in qualità di presidente dei conservatori europei, e con tutti gli altri, per arrivare a un’alternanza e a un cambio di maggioranza anche a livello europeo».
Ieri ad Arcore si è tenuto un colloquio tra il leader della Lega Matteo Salvini e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. Oltre che delle amministrative, i due avrebbero parlato proprio delle prossime elezioni europee. Berlusconi come leader di un partito che aderisce al Ppe. Salvini come chi finora è stato confinato nel gruppo di estrema destra, diviso al suo interno tra chi tende verso la destra di Le Pen e chi verso i moderati del Ppe.