La guerra in Ucraina finirà con l’uscita di scena della cosca mafiosa del Cremlino e con la riconquista ucraina dei territori occupati illegalmente dalla Russia. Lo abbiamo scritto dal primo giorno di questa invasione su larga scala del 24 febbraio 2022, mentre altri diffondevano propaganda russa sulla Nato, sull’escalation, sul battaglione Azov e altre balle spaziali.
Chiunque in questo anno e mezzo di attacco russo alla popolazione ucraina abbia ripetuto le balle del Cremlino e si sia battuto in Parlamento, nelle piazze e in televisione per ostacolare gli aiuti militari occidentali a Kyjiv, mitigare le sanzioni economiche al regime e fiaccare la resistenza partigiana in nome di una finta pace putiniana costruita intorno alla resa ucraina e al riconoscimento delle ragioni imperialiste di Mosca è stato un volenteroso complice di Vladimir Putin e dei suoi sgherri.
Il miliardario Prigozhin, proprietario dell’esercito privato Wagner e noto alle cronache come “il cuoco di Putin”, dopo settimane di insoddisfazione per l’incapacità strategica mostrata da Mosca, mentre i nostri sedicenti esperti di geopolitica ci spiegavano che la Russia aveva già vinto e non valeva la pena perdere tempo con gli ucraini, adesso guida la rivolta contro i vertici militari di Putin per ragioni che non possiamo sinceramente conoscere e che Anne Applebaum elenca sull’Atlantic premettendo sempre la parola “forse” (la più interessante delle quali è «forse Prigozhin sta collaborando con gli ucraini e questo è un piano elaborato per porre fine alla guerra»).
Di certo c’è che adesso, per la prima volta, possiamo dire che i russi finalmente sono stati accolti come liberatori, non dagli ucraini ovviamente, ma dagli stessi russi soggiogati dal potere di Putin. Altrettanto certo è che Prigozhin ha smontato tutte ma proprio tutte le fregnacce della propaganda russa sulla guerra civile in Donbas, sulla guerra per procura della Nato e sulla volontà di Kyjiv di attaccare la Russia come cause scatenanti l’invasione.
Prigozhin evidentemente non è abbonato a Limes, non legge gli editoriali sulla Stampa di Lucio Caracciolo, non guarda i talk show italiani, non conosce il Fatto e la Verità, non subisce il fascino di Giuseppe Conte e non segue su Twitter i soliti saltimbanchi che più non sanno niente più parlano a sproposito.
Il dissidente russo Gary Kasparov avverte i commentatori improvvisati di non chiedersi che cosa succederà se la Russia dovesse crollare, perché la Russia è già crollata anni fa, la Russia non è più uno Stato normale ma è una cosca mafiosa al potere con al suo interno varie fazioni che si fanno la guerra per soldi, risorse e potere. Putin non è più in grado di controllare le fazioni e chiunque prenderà il controllo, Putin o un altro, sarà travolto da minacce e non garantirà stabilità, per questo sarà importante per il mondo libero non offrire alcuna ancora di salvataggio agli assassini.
Kasparov è consapevole che l’esito dello scontro interno di queste ore non farà sbocciare un’improvvisa primavera democratica in Russia e proprio per questo non bisognerà scendere a patti con i criminali di guerra russi, i quali d’ora in avanti intensificheranno le bugie e la propaganda e useranno il conflitto interno per chiedere cessate il fuoco, la sospensione delle sanzioni e altre distrazioni dall’obiettivo principale che deve continuare a essere la vittoria dell’Ucraina: «Questo è il momento di accelerare, non di esitare».
Da Trump che aveva definito geniale l’invasione russa dell’Ucraina a Giuseppe Conte che ha fatto sfilare l’Armata rossa in Italia, senza dimenticare le magliette di Salvini e la Meloni prima della svolta governativa, e nemmeno la sinistra più scema del pianeta con cui abbiamo a che fare in Italia, immaginiamo già i volenterosi complici di Putin spiegarci che Prigozhin è un figlio di buona donna ancora più di Putin (ma va?) e che la Russia potrebbe diventare un paese senza controllo (come se il controllo di questi anni abbia invece portato giovamento a qualcuno), quando invece la realtà è molto più lineare: Putin ha riportato la Russia agli antichi fasti di Stato canaglia e genocida, ha invaso i vicini, portato il caos in Occidente e ora la guerra civile in casa sua.
Anche se, in assenza di una mobilitazione popolare a favore dell’una o dell’altra cosca di potere, sarebbe meglio definire ciò che sta succedendo in Russia tra le opposte fazioni militari una guerra incivile.