Gli anni Venti del XXI secolo si sono aperti all’insegna di grandi sconvolgimenti, spesso inattesi e generatori di profonde incertezze circa il futuro globale a medio-breve termine. Nei primi mesi del 2020 l’avvento della pandemia di Covid aveva interrotto il normale scorrere della vita quotidiana: l’alterazione delle dinamiche sociali e relazionali avvenuta a seguito dell’adozione di misure di contenimento del virus, a salvaguardia della salute pubblica (ad es. lockdown e quarantene) aveva interessato dapprima la Cina, per poi espandersi rapidamente in Europa e a livello globale. La portata dell’evento ha rimesso in discussione molte dimensioni e priorità del vivere quotidiano, impattando anche sulla progettualità di vita. Chi pensava di sposarsi, di cambiare casa, di andare a vivere altrove, di fare un viaggio, di aprire un’attività, di cambiare lavoro o di avere dei figli è stato molto spesso indotto, almeno nel primo anno di pandemia, a rinunciare a tali progetti.
Buona parte delle decisioni di rivedere i progetti di vita alla luce della pandemia sono legate non tanto al rischio sanitario, quanto alle difficoltà e alle incertezze economiche e occupazionali insorte a causa della recessione scaturita dall’adozione delle misure di contenimento dell’epidemia. Questa è una delle ragioni per cui le conseguenze della crisi Covid non si sono esaurite nel breve termine.
Nel corso di tutto il 2021 e agli inizi del 2022, infatti, alcuni effetti erano ancora evidenti: dal punto di vista economico, ad esempio, la pandemia ha inciso negativamente sulle performance economiche e del mercato del lavoro dei paesi occidentali, di fatto sovrapponendosi ad altri elementi critici come la scarsità di materie prime e la crisi energetica; dal punto di vista demografico, invece, in molti paesi europei già interessati da tempo da bassa fecondità (ad es. Italia e Spagna) si è registrata un’importante riduzione delle nascite, contestualmente a un accorciamento dell’aspettativa di vita media, non solo per effetto diretto della pandemia ma anche per un più difficoltoso accesso alla prevenzione e alla cura.
Su queste premesse si è aperta, a marzo 2022, la guerra in Ucraina. Sebbene il continente europeo sia stato interessato da conflitti fino alle fine degli anni Novanta (nei territori di quella che all’epoca era la Jugoslavia), la guerra in Ucraina rievoca e riapre di fatto uno scenario che si pensava ormai definitivamente chiuso con la fine della Guerra fredda: ovvero una situazione di opposizione di grandi potenze nucleari (Nato vs. Russia e Cina in primis) su suolo europeo.
(…) Sulle vite dei giovani italiani e spagnoli sembrano gravare non solo gli effetti negativi della crisi bellica ma anche il perdurare di quelli della crisi pandemica. Preoccupano gli andamenti del mercato del lavoro, come l’aumento della disoccupazione, dovuti agli effetti recessivi della crisi energetica e dei materiali. Preoccupa anche la tenuta delle istituzioni europee, messe alla prova prima con la gestione degli effetti collaterali della pandemia, prevalentemente di ordine economico, ma anche successivamente con le difficili relazioni estere durante il conflitto.
A livello di impatto sulle vite individuali, le opportunità di reddito, di lavoro, di realizzazione dei propri piani familiari e dei desideri di fecondità sono percepite dai giovani come ridotte a causa dell’incertezza connaturata al periodo critico che stanno vivendo. Fa riflettere in particolare la maggior preoccupazione dei 30-34enni per quanto riguarda sia le prospettive di benessere economico sia i progetti di fecondità: sono loro, infatti, che si trovano nel momento tipico della vita in cui la stabilità economica mette le basi della progettualità familiare e in cui, tendenzialmente, viene concepito il primo figlio. Minare le loro certezze economiche vorrà dire, probabilmente, alimentare il fenomeno della posticipazione della decisione di avere un figlio e, in prospettiva, la possibilità di realizzare il numero di figli desiderato.
Ed è soprattutto nei contesti di bassa fecondità, come quello italiano o spagnolo, che il sommarsi degli effetti negativi della crisi bellica a quelli della crisi pandemica rischia di accentuare, o almeno consolidare, le difficoltà connesse alla transizione alla vita adulta più in generale e, più in particolare, il fenomeno del calo delle nascite e della contrazione della fecondità fra le attuali giovani generazioni.
Da “La condizione giovanile in Italia”, Istituto Giuseppe Toniolo, Il Mulino, 240 pagine, 19 euro