Carlo Nordio, ministro della Giustizia, esclude ogni contrasto con la premier Meloni, smentisce le voci di dimissioni e annuncia che le riforme sulla giustizia verranno fatte come da cronoprogramma. Inclusa quella sulla prescrizione.
Ma non vuole essere definito un «castigamatti» dei pm. «Per la verità le mie ispezioni straordinarie si contano sulle dita di una mano. O poco più», dice al Corriere. «È vero invece che ho annunciato ispezioni nei casi di fughe di notizie e di diffusioni di intercettazioni riservate, che per fortuna in questi mesi sono diminuite. Forse anche per effetto di questa deterrenza, che evidentemente funziona. Pensare però che un ministro che per 40 anni è stato un pm diventi un “castigamatti” dei suoi colleghi è quantomeno bizzarro».
Una di queste ispezioni però ha scatenato polemiche. E l’azione disciplinare sui pm che indagano sull’ex premier Renzi per finanziamento illecito su un crinale delicato i rapporti politica-esecutivo-magistratura, ma Nordio preferisce non parlare dei singoli casi.
Ma i suoi rapporti con la magistratura dice che sono buoni: «Con pochi ex colleghi, pessimi. Con molti ottimi. Con tutti utili». E con l’Anm, «i rapporti sono molto buoni dal punto di vista personale. Le idee sull’efficienza della giustizia, soprattutto quella civile, sono in gran parte coincidenti. Quelle su alcune riforme penali sono spesso diverse. Ma spero che troveremo un accordo».
E nonostante nei retroscena il ministro sia stato descritto spesso in bilico e in contrasto con Giorgia Meloni, Nordio dice: «Con la premier siamo in sintonia perfetta e ci sentiamo regolarmente».
No anche alle voci di dimissioni: «Sono il riflesso pavloviano di chi teme le riforme che stiamo elaborando. In latino si dice putant quod cupiunt. In inglese è un wishing thinking. Non si illudano. Le riforme le faremo, come da cronoprogramma». Anche sulla prescrizione: «La riporteremo nell’ambito del diritto sostanziale, come causa di estinzione del reato e non di improcedibilità: soluzione, quella della riforma della ministra Cartabia, che ha creato enormi difficoltà applicative».
Poi parla delle intercettazioni. Tre cose sono «intollerabili», dice. «Che siano effettuate a strascico, cioè sperando di trovare qualcosa, magari contro un soggetto individuato: purtroppo le più numerose. Che abbiano costi insopportabili e del tutto fuori controllo, mentre ogni Procura dovrebbe avere un budget da gestire, come per le altre risorse umane materiali e finanziarie. E, più importante di tutte, che vengano selezionale, pilotate e diffuse illecitamente, compromettendo l’onore dei cittadini, anche non indagati. Su queste e altre anomalie, insieme con la meritoria opera di Giulia Bongiorno che ha concluso un lungo lavoro presiedendo la sua commissione, contiamo di intervenire».
Sul doppio suicidio nel carcere delle Vallette, spiega che «per quanto ho potuto capire era stato fatto tutto il dovuto. Ma la prevenzione di un suicidio è praticamente impossibile: persino due prigionieri del processo di Norimberga si tolsero la vita, uno impiccandosi e l’altro avvelenandosi, benché sotto il controllo della polizia militare. Va detto, però, che la nostra situazione carceraria è la sedimentazione di decenni di disinteresse, per non dire di errori, trascuratezze ed economie esasperate».
Certo, «non si possono cambiare in pochi mesi situazioni così complesse. Ciononostante abbiamo ampliato gli organici, assunto nuovo personale e soprattutto progettato un sistema di edilizia carceraria che costituisca un rimedio al sovraffollamento. Se potremo continuare a lavorare così, e lo auspico, in tempi ragionevoli vedremo i primi risultati».
Poi conclude: «Se avessi la bacchetta magica e i soldi a sufficienza costruirei subito almeno una cinquantina di carceri modello. Ma la costruzione è impresa ardua: nessuno le vuole vicino casa e se scavando trovi un coccio etrusco si blocca tutto. È più facile assumere duemila agenti penitenziari e usufruire di spazi esistenti piuttosto che aspettare dieci anni per vederne nascere uno nuovo. Il monitoraggio delle caserme è già iniziato».