Baby sitter per adulteL’assistente materna e la normale inadeguatezza dei genitori

Presto le mamme si vedranno entrare in casa persone che non hanno alcuna laurea sanitaria, ma che hanno fatto un corso di sei-nove mesi per dire la loro su come lavare i bambini e accudirli. Cioè: una suocera pagata dai contribuenti

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Siccome non è nemmeno lontanamente pensabile dire pubblicamente che ce la possiamo fare a metter su l’acqua a bollire senza pagare una seduta di psicoterapia, ci siamo dovuti inventare un lavoro dove troviamo accettabile far venire a casa nostra un’estranea che ci dica che l’acqua sta bollendo con l’aiuto di un termometro. L’Ansa ha riportato questa notizia: il Governo introdurrà la figura dell’assistente materna che aiuterà la mamma nei sei mesi dopo la nascita del bambino. La aiuterà nel fare il bagno al neonato, «nel fasciarlo», potrà capire se è in atto una depressione post partum. La mia inguaribile fiducia nel genere umano mi fa dire che possiamo farcela a lavare nostro figlio: magari non riusciremo a farlo dormire, ma a lavarlo sì. Parto dal principio base che regola la mia vita: se un lavoro posso farlo anch’ io dopo un corso di qualche mese, c’è qualcosa che non va. 

Dobbiamo innanzitutto risolvere una questione: o diciamo che la salute mentale delle mamme è importante e va trattata dai medici, o non è poi così importante e allora va bene uscire e fare una passeggiata con un’amica. Nel dubbio, chiamerei un dottore. Poi vorrei dire che sentirsi inadeguate è perfettamente normale, non normale sarebbe sentirsi a proprio agio con un essere inerte che piange, non dorme, non cammina, non parla e che se lo appoggi da qualche parte cade e si rompe. La graduale estinzione dell’istinto, e anche del rischio, mi sembra pericolosa: se a casa usi sempre un coltello di plastica non saprai mai che una lama taglia. 

Tutti sembrano vivere in funzione del non voler provare più nessun tipo di ansia o di tristezza: umanissimo, comprensibilissimo, ma è come se l’unico scopo della vita fosse quello. Le donne che tornano a casa con un neonato non sanno come si fa, cosa si fa, ma sanno il perché. Non sai se è giusto, se è sbagliato, cosa vuol dire quel pianto, tu non lo sai, ma non lo sa nemmeno una che fa un corso, e io quella responsabilità lì di dire che un pianto è normale quando magari non lo è non me la prenderei mai. 

Le assistenti materne non sono figure sanitarie, faranno un corso della durata di sei-nove mesi e poi potranno entrare in casa delle mamme a dire la loro. Cioè: è tua suocera pagata dai contribuenti. Questo non è un punto banale: non c’è donna che non dica che dopo aver avuto un figlio son spariti tutti. Spariscono gli amici, spariscono i parenti, Federica Sciarelli è a tanto così da due nuove rubriche: una dove si cercano i mariti spariti nei corridoi, l’altra per ritrovare i pediatri che non rispondono al telefono da dieci anni. L’unica cosa che non sparisce è Internet, che ha sostituito il famoso villaggio dove si crescono i figli, ma siamo sicuri che per crescere un bambino serva un villaggio se quel villaggio sono i social? 

Le reazioni alla notizia sono state perlopiù: ah ma da anni c’è nel Nord Europa, nei Paesi Bassi, in Francia, e lì le cose sì che funzionano. Credo che ci sia un tic culturale che ci fa dire che tutto quello che viene dal Nord Europa sia avanguardia, lo capiamo dal fatto che abbiamo le case piene di mobili infiammabili e di cucine di legno per bambini. 

Il servizio che fa l’assistente materna esiste: non ovunque, ma esiste, e andrebbe annaffiato di soldi. Esistono i consultori, esistono in alcuni ospedali linee telefoniche dedicate alle neomamme dove si può chiamare per chiedere a che temperatura bolle l’acqua, esistono diversi corsi gratuiti dove si va per sentirsi meno sole e meno inadeguate, se una donna vuole allattare le consulenze sono perlopiù gratuite e domiciliari. Non credo ci sia niente, ma proprio niente, di più importante dell’uscire di casa quando hai un bambino. Uscire di casa significa parlare con adulti, sentire voci che sai non essere solo nella tua testa, fare una cosa normale. E poi, quali direttive seguiranno queste assistenti? Quelle dell’OMS? Adesso ti mettono pure la gente in casa? 

Questa assistente segue la mamma e non il bambino, diciamo che è una baby-sitter per adulti, e onestamente mi sembra l’idea più geniale e in linea con lo spirito del tempo che l’essere umano abbia mai avuto. Mai nella vita avrei creduto di poter dare ragione alle ostetriche, ma la Federazione Nazionale degli Ordini della Professione di Ostetrica ha scritto le sue considerazioni, piuttosto condivisibili: «Restiamo sconcertate e indignate di fronte al fatto che il decisore possa immaginare di poter creare nuove figure professionali che vanno tra l’altro a sovrapporsi per competenze a quelle già esistenti».Sarà come per le consulenze dell’internet dove è tutto un fiorire di abuso di professione? 

Questi cento, centocinquanta milioni di euro si dovevano spendere per inventare l’ennesimo lavoro che nessuno sarà in grado di fare? Sono contenta almeno che nessuno se ne sia venuto fuori che c’è bisogno di un’assistente per i neopapà, nonostante qualcuno pensi che i ruoli siano assolutamente intercambiabili, però so che la realtà può sempre stupirmi. Questa proposta è stata fatta per alleggerire i pediatri, per alzare l’occupazione femminile o per aiutare davvero le neomamme? Ma soprattutto, quanto è brutta la parola «neomamma»? 

La risposta è che questa estate ho letto una notizia: una pediatra bolognese, Paola di Turi, aveva scritto un monologo teatrale dal titolo: “Dottoressa, mio figlio si muove, è normale?”. Boh, direi che dipende da come si muove, ma intanto immagino la felicità dei pazienti di essere finiti in uno spettacolo teatrale. Chissà a questo punto quanto venderanno le assistenti materne con le loro uscite editoriali.

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