«Ho studiato teatro, e oggi uso quello che ho imparato in scena per accogliere al meglio i nostri clienti». Il benvenuto al Parker’s di Napoli non poteva che essere così: parlando di Sorrentino e del nuovo film che sta girando nella sua città, sulla terrazza più accogliente, che definire vista mare è riduttivo, il Vesuvio sullo sfondo e Napoli ai tuoi piedi. Questa accoglienza professionale ma amichevole, fa capire subito qual è la cifra stilistica di questo hotel storico, di grandissima tradizione ma anche con un tocco contemporaneo dato dai due giovani della famiglia che sono entrati nella gestione e stanno sostenendo la nuova realtà, a cavallo di una ristrutturazione importante quasi giunta al termine.
«Qui al Parker’s proviamo a far sentire le persone non “a casa”, perché come a casa propria non si sta da nessuna parte, ma “di casa”» così ci racconta Francesca Torre, ultima generazione alla guida delle risorse umane dell’hotel della famiglia Avallone e in grado con una frase di farci comprendere l’intera filosofia aziendale. Perché in questa affermazione c’è esattamente tutto quello che Napoli è in grado di offrire a chi viene per scoprirla con il desiderio di entrare dentro le sue pieghe: l’ospite è sacro, il suo benessere la priorità, e l’hotel è un guscio morbido dove lasciarsi andare, dove essere accolti con garbo ed eleganza, e dove sentire quel piacere unico di quando qualcuno si occupa di te, previene i tuoi bisogni, ne costruisce a puntino altri che nemmeno sapevi di avere, ed è accondiscendente verso le tue piccole manie e generoso nell’esaudire i tuoi desideri.
Il Parker’s è quel cinque stelle dove al ritorno da un’escursione particolarmente entusiasmante non vedi l’ora di tornare per raccontare le tue impressioni ai tanti professionisti che sono sì dietro a un bancone ad aspettarti, ma anche amici locali che non vedono l’ora di ascoltare come hai capito la loro città, quali spunti hai colto, e quali impressioni porterai con te.
Non c’è nessuna impostazione, eppure c’è tutta la scuola solida dell’hôtellerie d’antan nei gesti, nei pensieri, nei modi, persino nelle scelte stilistiche di tutti i reparti: e tutti, indistintamente, sono autenticamente pronti a farti sentire di casa, appunto.
Guardando da fuori questo gruppo di lavoro, coeso e coerente, la domanda è come sia possibile, in un mondo così allo sbando e così disaggregato come quello della ristorazione e dell’accoglienza, mantenere questa sinergia. E la risposta arriva indagando tra le persone: «Da quando è arrivato il nuovo Direttore, Andrea Prevosti, qui le cose sono davvero cambiate in meglio». Un direttore di lungo corso, con alle spalle grandi case e esperienza decennale, che sta facendo la differenza dando un’impostazione ma soprattutto costruendo un gruppo di lavoro che abbia una chiara visione, che sia coinvolto nel progetto, che capisca che non è lì solo per tagliare pietre ma per costruire una cattedrale. Ma può un solo professionista – anche motivato e valido – rendere un team di lavoro una squadra che fa la differenza? Forse no, se non è sostenuto da un preciso disegno strategico, che in questo caso è guidato dalla proprietà dell’hotel. Una famiglia che ha fatto di questo sogno una realtà solida, e che si è conquistata sul campo la sua credibilità. E i cui due giovani rappresentanti attuali, Francesca e Giovanni, stanno dimostrando di poter essere un esempio di rigore, ma anche di familiarità e accoglienza.
Ogni piccolo gesto è immaginato e strutturato per poter riportare l’ospite alla bellezza dell’averlo presso di sé. Si percepisce nell’aria l’attenzione maniacale rivolta al far star bene, al prendersi in carico la felicità del compagno di viaggio che – di fatto – si accoglie a casa propria. Ma c’è la stessa maniacale cura per chi ha deciso di votare la sua vita professionale a questo progetto, facendo sentire anche i propri dipendenti parte del sogno, attori consapevoli e coinvolti nel realizzarlo.
Solo così l’accoglienza non diventa solo frutto della naturale vocazione della gentilezza, ma riscontro oggettivo di una precisa professionalità applicata. Il Direttore, in questo senso, e anche i vari responsabili, fanno risultare naturale e spontaneo un preciso lavoro di costruzione, che parte proprio dalle basi di questo lavoro di hôtellerie. È esattamente come quando un ballerino fluttua sul palco, senza che nessuno percepisca la sua fatica e le ore di prove, gli anni di tenacia, necessari per raggiungere quella bellezza eterea. A noi ospiti, in fondo, non interessa. Ma senza le ore di preparazione, senza la tecnica impeccabile che si raggiunge solo con il sacrificio e la determinazione, senza la passione autentica verso il cliente che diventa persona “di casa” niente della magia di questo luogo sarebbe così autentica.
Tutte le fotografie courtesy of Grand Hotel Parker’s