Come afferma lo scrittore irlandese Roddy Doyle, «Quando cresci su un’isola, ciò che conta è il tuo rapporto con il mare». A darne prova è Nadia Terranova, nata e cresciuta a Messina, con lo sguardo sin da piccola intriso di miti e bellezza che albergano nelle acque leggendarie dello Stretto. In quel punto magico che congiunge il Tirreno e lo Ionio, da anni la scrittrice messinese affonda la sua penna e tratteggia un ponte fantastico che conduce verso narrazioni avvincenti per piccoli e adulti, sostituendosi egregiamente a infrastrutture che intimano disastri paesaggistici e ambientali.
Il mare di insicurezze e dipendenze in cui sguazzavano i protagonisti de Gli anni al contrario, figli degli ideali e delle contraddizioni, è lo stesso agitato dal terremoto spirituale che scuote l’anima in Addio fantasmi, giunto in finale al Premio Strega 2019, ma anche l’esistenza andata in pezzi a seguito del devastante sisma del 1908, in cui è ambientato Trema la notte.
Capace con i suoi contrasti di accogliere in un abbraccio e al contempo distruggere ogni certezza, il mare è il leitmotiv dell’esistenza e della produzione letteraria della scrittrice che, seppur trapiantata a Roma, ha sempre lo sguardo volto verso le sue radici inestricabili, quel confine che ha valicato da tempo, ma in cui non smette mai di germogliare il suo pathos, la sua ispirazione.
Nelle acque cristalline che cingono la “sua” isola, di volta in volta raffigurata con nomi e sembianze differenti, senza mai perdere la sua essenza, fa sopraggiungere anche i lettori più piccoli e più bramosi di scoprire nuove emozioni.
Laddove già in passato, tra fate, sirene e figure mitologiche coraggiose, aveva condotto per mano bambini che si affacciano con curiosità al mondo della lettura, fresca di Premio Strega Ragazze e Ragazzi con il romanzo Il segreto (già vincitore del Premio Andersen), Terranova fa ritorno con la sua nuova opera editoriale Il mare dappertutto.
Non poteva esserci titolo più adeguato per la fiaba contemporanea che aggiunge un tassello prezioso al mosaico celebrativo del potere salvifico del mare, dello Stretto di Messina, nelle cui acque sono intinte infinite pagine della letteratura italiana. Luogo di incontri e distacchi, di attese e ricongiungimenti tra lembi di terra e pezzi di vita, stavolta non ha neppure bisogno di essere espressamente citato per essere riconosciuto.
Sull’ideale Isola delle Ginestre – forse ispirata dalla tenacia della pianta che fiorisce e resiste sulle pendici dell’Etna – in cui ogni lettore può rivedere lo Stretto indispensabile per tanti o qualsiasi piccola oasi della felicità, protagonista è Tatù, una bambina che vive in città, ma è solita trascorrere l’estate al mare dalla nonna. Su una graziosa isola vulcanica, dove le case sono circondate da giardini e orti, così prossime alla spiaggia che basta un balzo dalla finestra per ritrovarsi sulla riva del mare.
Qui, dove la quotidianità è scandita dal ritmo della natura e le stagioni si susseguono nel pieno rispetto di rituali come la raccolta delle olive e la preparazione del liquore alla ciliegia, la piccola Tatù trova il suo rifugio per ristorarsi dalle piccole fatiche che affronta durante l’inverno sulla terraferma.
In questa dimensione magica, ogni anno, fa il pieno di colori, profumi, storie che riecheggiano nella sua mente durante l’intero anno, affievolendo il peso di giornate frenetiche in città tra scuola e compiti, adombrate da una condensa di acquazzoni e smog. Proprio in una pozzanghera intravede balene, delfini, galeoni, perfino qualche sirena. E un pirata, abbracciato a una ragazza d’aspetto gentile che porta con sé una storia antica e familiare.
Creature mitologiche che Nadia Terranova, cresciuta a suon di racconti su Scilla e Cariddi, Fata Morgana e Colapesce, con la sua scrittura sempre accogliente riporta in vita in una sorta di meta-fiaba custodita all’interno delle ottanta pagine, dense e impreziosite dalle illustrazioni evocative di Serena Mabilia, che costituiscono un climax di attesa e speranza, di ispirazione anderseniana e omerica.
Quella stessa attesa che alimenta i giorni freddi e grigi vissuti con malinconia dalla protagonista – come capita anche alla scrittrice messinese durante gli inverni caotici romani – sorretta dal ricordo dei bei momenti sull’isola, talmente predominante che finisce per far sopraggiungere le onde del mare ad accarezzarle i piedi, tra le mura della sua stanza in un palazzotto di città.
A insegnarle a gestire questa mestizia non può che essere la nonna, altra figura mitica e mitologica, convinta sostenitrice del valore emozionale del mare per i bambini nonché fiera rappresentante dei legami affettivi, ulteriore cardine fondamentale che si rinviene sovente tra le pagine dei romanzi di Terranova.
Guardiana dell’estate e del piccolo mondo felice, la nonna di Tatù, come tutte le nonne e i nonni del mondo, simboleggia la mano tesa ai figli per affievolire la fatica della gestione familiare nonché il caldo abbraccio profumato di cibo genuino e natura selvaggia, con cui accoglie la nipotina mostrandole come, attraverso l’immaginazione, si può propagare la fragranza dei momenti più belli e spensierati. Come si può scorgere il mare dappertutto, appunto. Anche quando l’estate sta per voltare le spalle ed è ormai prossima la ripartenza degli impegni scolastici e lavorativi.
Periodo non affatto casuale per la pubblicazione della fiaba contemporanea che dal 5 settembre arriva in libreria, edita da Emme Edizioni, fornendo a lettori di ogni età un paio di occhiali poetici per scrutare il mondo e intravedere il mare anche nell’acqua piovana che sbatte contro i vetri o nei biscotti che nuotano nel latte. Con la consapevolezza che, come afferma la nonna di Tatù, basta saper trovare il proprio orizzonte, lasciando che cielo, mare e terra si confondano regalando un miraggio, un po’ come fa l’effetto Fata Morgana.