Una sosta tra le Dolomiti La stazione di posta che è diventata hotel e ristorante di charme

Ci sono alberghi che raccontano una storia. Il Post Hotel di Nova Levante, in Val d’Ega, accoglie da oltre un secolo i viaggiatori: un tempo qui ci si fermava per cambiare i cavalli, oggi per godere di un panorama splendido, di un’accoglienza impeccabile e di un’ottima cucina

@Romantik Hotel Post

I passi sono la sola via di comunicazione naturale attraverso le montagne. Ogni passo ha avuto nel tempo una funzione di collegamento tra territori separati tra loro dalla massiccia presenza delle cime rocciose. E in ogni valle un centro di strada rappresentava il punto di sosta obbligato per viaggiatori e commercianti.

Così nelle Dolomiti la Val d’Ega comunicava e comunica tuttora con la Val di Fassa attraverso il passo Costalunga: il sentiero che si snoda lungo il torrente viene percorso da secoli, ma è nel 1860 che viene costruita una vera e propria strada, e con la strada si apre la necessità di avere una stazione di posta. Josef Wiedenhofer fu nominato dall’Imperatore d’Austria Francesco Giuseppe dirigente dell’Ufficio Postale.

È l’inizio di una storia che viene raccontata ancora oggi dalle mura del Romantik Hotel Post Cavallino Bianco di Nova Levante. «Il mio bisnonno Josef aveva un incarico molto importante – racconta George Wiedenhofer, che oggi gestisce la struttura – aveva una grande responsabilità, quella di creare un luogo dove le persone che viaggiavano potessero riposare. Serviva un luogo dove i viaggiatori trovassero ristoro, dove ci fosse la possibilità di mangiare e dormire, e di cambiare i cavalli. Ci voleva la posizione giusta, ma anche capacità. E nel 1875 nacque un piccolo ostello, un’osteria con cinque camere da letto: quella che era una fattoria fu trasformata in un ristoro»

La fattoria era preesistente: la piccola chiesetta bianca, tra i simboli più conosciuti di Nova Levante, è parte della proprietà e risale al 1666. «Costruita qui come tempio della peste – spiega George – è stata acquistata insieme al resto del terreno dal mio bis-bis-bis-nonno Plank, che ha iniziato a fare qui il contadino. Ancora oggi abbiamo diritto di uso della chiesa, la curiamo e la ristrutturiamo quando necessario, anche se appartiene alla curia. Il nome del bis-bis si è perso perché aveva solo figlie femmine, e una ha sposato un Wiedenhofer, ma da allora non è mai stato venduto nulla, tutto è sempre rimasto in famiglia». E nel passare dei secoli l’Hotel Post non ha mai perso la componente legata al territorio, allo spazio e alla natura, quell’anima “contadina” che oggi si ritrova nei cavalli che pascolano nel verde intorno alla struttura.

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Con il passare del tempo il piccolo albergo crebbe. Dal 1890 fino alla Prima Guerra Mondiale arrivarono villeggianti da tutta l’Europa, tra i quali molti nobili dall’Impero Austro-Ungarico, dalla Russia e dall’Inghilterra. La struttura si ingrandiva e si modernizzava.

Una grande svolta si ebbe negli anni Sessanta, quando iniziò a svilupparsi il turismo: «Mio nonno all’epoca ha intuito le potenzialità della zona e ha creato nuovi spazi nell’albergo. Ha costruito la piscina, la seconda piscina esterna in Alto Adige e la terza piscina coperta. È stato un pioniere: non era facile scommettere su queste intuizioni in un momento in cui la gente non poteva muoversi e viaggiare come fa oggi. Eppure negli anni Settanta fece costruire gli impianti di risalita: era proprietario di tanti boschi e terreni, e il suo lavoro per portare qui il turismo invernale, sciistico, ha fatto da traino a tutta la vallata. Il comprensorio di Carezza, con quello dell’Alpe di Siusi, è stato tra i primi in Alto Adige».

Un’altra svolta decisiva è stata quando lo stesso George è subentrato al timone della struttura, che oggi è affiliata a Romantik Hotels, scegliendo di puntare su un’offerta di qualità: «Ho voluto ridurre il numero di camere, eliminando le dependance e passando da 250 a circa novanta posti letto; ho ristrutturato, ampliato e modernizzato le camere, e ho creato l’area wellness. E ho riportato qui i cavalli, come ai tempi della stazione di posta. Mio nonno aveva le mucche, quelle non ci sono più. La fattoria però, più piccola, c’è ancora, e rifornisce le tavole dell’hotel e del ristorante di verdura, frutta fresca, erbe aromatiche. Tutto quello che cresce qui va nelle nostre cucine. Poi ci sono le galline, che donano uova fresche tutti i giorni, e i maialini, con cui facciamo “in casa” speck e salame. È una tradizione contadina che non abbiamo mai lasciato, e che oggi rilanciamo».

Una filosofia antica e contemporanea, che piace agli ospiti e che si inserisce perfettamente nelle più moderne tendenze green: zero sprechi, chilometro zero, filiera cortissima, ecologia nel vero senso della parola. Del resto tutta la Val d’Ega fa del turismo a impatto zero e della vacanza sostenibile una bandiera.

L’ospite dell’Hotel Post respira il rispetto per la natura, e vive a pieno questa atmosfera in cui la dimensione contadina incontra il lusso vero, l’eleganza moderna: in albergo ci si sente a proprio agio come a casa, ma si è coccolati in tutto.

Ugualmente quando ci si siede a tavola si trova un perfetto equilibrio tra il sentirsi a proprio agio e il vivere un’esperienza gourmet. Se gli ospiti dell’albergo possono godere di un menu a mezza pensione, i clienti esterni hanno a disposizione una ricca carta stagionale. La cornice delle montagne si riflette negli arredi interni, nelle grandi stufe, nei dettagli degli allestimenti e del servizio. E ovviamente nei piatti: specialità regionali e cucina italiana, tutto contraddistinto da una costante ricerca di gusto e leggerezza. Grande attenzione per le allergie e le intolleranze, e per chi ha esigenze legate alla dieta.

@Romantik Hotel Post

«Sono stato per lungo tempo in cucina – racconta George – impostando una linea che ora il nostro chef Ivo Tschager porta avanti in perfetta autonomia. Quello che non viene dalla nostra fattoria è comunque locale, cerchiamo di privilegiare i prodotti del territorio. Così in questo momento abbiamo in carta i finferli e il salmerino, ma mi piacerebbe anche riportare in tavola la trota, troppo spesso dimenticata, ma che è un pesce per natura sano, perché ha bisogno di acqua fresca pura e corrente: mio nonno aveva le vasche con le trote, sarebbe bello rimetterle. Anche per quanto riguarda i vini, abbiamo una scelta molto ampia di etichette della zona, affiancate ai classici italiani. Ma niente stranieri, per scelta: è inutile far viaggiare una bottiglia per mezzo pianeta quando ne abbiamo di ottime a portata di mano».

Torna anche in tavola l’attenzione alla qualità, la misura, la selezione attenta e la passione di chi da generazioni gestisce questa attività: l’accoglienza impeccabile e la bellezza delle Dolomiti tutt’intorno fanno il resto nel rendere l’esperienza indimenticabile.

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