Una novità attesa, che tutti gli addetti ai lavori della moda aspettavano con un certo grado di entusiasmo: l’arrivo di Davide Renne da Moschino in qualità direttore creativo è la risoluzione a un interrogativo che il sistema si poneva da tempo, esattamente da quando l’ex stilista del brand, Jeremy Scott, ha annunciato la sua partenza sette mesi fa.
Toscano, uomo chiave nella rivoluzione di Gucci a opera di Alessandro Michele – dopo vent’anni nel brand della doppia G come capo del womenswear –, il nome di Renne figurava tra i papabili alla direzione creativa da diverso tempo. A commentare la scelta è stato Massimo Ferretti, presidente di Aeffe Spa, gruppo proprietario di Moschino, Alberta Ferretti, Pollini e Philosophy di Lorenzo Serafini.
«Oggi diamo il benvenuto a Davide nella famiglia Moschino. Siamo rimasti tutti colpiti dalla visione estremamente sofisticata di Davide, dalla sua consapevolezza del potere della moda di creare un dialogo vivo e poetico con il mondo che ci circonda e dalla sua profonda comprensione dell’heritage di Moschino e dei nostri codici. È un designer brillante e un essere umano speciale: Franco diceva che le cattive maniere sono l’unico vero cattivo gusto e conoscendo Davide sono rimasto colpito non solo dal suo evidente talento ma dalla sua gentilezza, dalla sua sensibilità. Siamo certi che giocherà un ruolo fondamentale nel plasmare il futuro di Moschino, una maison globale con un cuore italiano e un Dna davvero unico nel settore del lusso».
In effetti, l’italianità di Davide Renne e la sua profonda comprensione del peso storico di una figura come quella di Franco Moschino, potrebbero davvero fare la differenza per un brand che negli ultimi dieci anni, con la guida creativa dell’americano di Kansas City, ha preferito votarsi a una celebrazione ultra-pop, in puro stile statunitense. L’ironia di Franco Moschino era un tratto fondamentale del suo percorso creativo, ma non è mai stata fine a se stessa o inoffensiva, laddove le modelle trasformate in bouquet di fiori o in addette alla vendita del McDonald’s di Jeremy Scott sembravano avere l’unico scopo di divertire il pubblico, mai di smuoverlo a una riflessione più profonda. Un brand che, nonostante l’enorme potenziale, è stato svuotato della sua parte più provocatoria, della sua anima critica nei confronti del sistema moda, e che oggi, con Davide Renne, prova a riprendere la strada delle origini.
«Franco Moschino aveva soprannominato il suo studio “la sala giochi”. È così: ciò che la moda – soprattutto quella italiana, e la Maison Moschino in primis – può realizzare con la sua influenza dovrebbe essere sempre fatto con un senso di gioco, di gioia. Un senso di scoperta e sperimentazione», afferma Davide Renne in una nota stampa.
«Sono profondamente consapevole dell’onore che Massimo Ferretti, un gentiluomo quasi paterno nei miei confronti con la sua capacità di ascoltare e dialogare durante i nostri incontri, mi abbia concesso di prendere il timone della Maison fondata da una delle grandi menti della moda. Quindi: grazie infinite, Sig. Ferretti, per avermi dato le chiavi della sua sala giochi. Non vedo l’ora di iniziare: ci divertiremo. Insieme», aggiunge.
La parola “gioco” sembra fondamentale per Renne, che nella sua lunga esperienza nella moda non ha avuto paura di rischiare. Nel 2015, per esempio, con Gucci ha rivoluzionato il sistema assieme ad Alessandro Michele. Un approccio che appare totalmente privo della modalità “quiet luxury”, tendenza che ha appiattito un mercato stanco e che, nel tentativo di rassicurarlo con proposte dal lusso sussurrato e dai costi che continuano a lievitare, sta invece addormentando qualunque afflato alla creatività.
Le prime reazioni degli addetti ai lavori alla notizia – pubblicata di prima mattina da Vogue Runway – sono positive. A fargli i complimenti, addirittura con un post nel loro feed Instagram, sono stati Alessandro Dell’Acqua, direttore creativo di N21, e Walter Chiapponi, che ha lasciato il suo posto da direttore creativo di Tod’s appena dopo la fine della Fashion week milanese, e che ha lavorato con Renne da Gucci (il nuovo stilista di Moschino era in prima fila all’ultima sfilata di Tod’s lo scorso settembre, ndr). «Questa è la migliore notizia di sempre. Ti ho visto crescere e diventare un gigante, ti meriti questo e altro fratellino», scrive Chiapponi.
Gli utenti social sono più divisi: sotto i post dei principali organi di stampa che stanno condividendo la notizia su Instagram, si fa notare come la scelta si sia concentrata ancora una volta su un uomo bianco. Una questione, quella della moda come un ambiente non particolarmente benevolo con le donne e le minoranze, da sempre nota agli addetti ai lavori, e che è però diventata lapalissiana in occasione della nomina del nuovo direttore creativo di Alexander McQueen, succeduto a Sarah Burton, per tredici anni alla guida del brand e stretta collaboratrice del compianto designer britannico.
Il 4 ottobre è stato scelto un altro uomo, l’irlandese Sean McGirr, fidato collaboratore di JW Anderson. A seguito della nomina, l’account 1Granary ha pubblicato un identikit dei designer di Kering, conglomerato che possiede McQueen: tutti uomini bianchi. La foto e il post sono subito diventati virali, scatenando una polemica necessaria sull’accesso allo scranno più alto dell’ufficio stile, spesso interdetto a donne e minoranze, e non certo per mancanza di talenti.
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Un modus operandi del quale né McGirr né Renne hanno colpe dirette – non avendo ancora avuto modo di dimostrare le loro capacità come direttori creativi – ma che risulta sempre meno accettabile in tempi nei quali la moda ha apparentemente fatto sue le istanze di inclusività. E serviranno molto più che dei proclami per dimostrare che dietro questo atteggiamento (apparentemente) collaborativo di un intero sistema non si celi solo della desolante ipocrisia. Dimostrazioni che però spettano ai Ceo, non certo ai designer neo-nominati, a cui è obbligatorio – oltre che educato – augurare le migliori fortune, aspettando il loro debutto.
Nel caso di Davide Renne, che assumerà le funzioni di direttore creativo dal primo novembre, la data da segnarsi in agenda è quella di febbraio 2024, quando verrà presentata la collezione autunno/inverno 2024 di Moschino. La prima con la sua firma.