Come funamboliLe opere dell’artista combattente Artem Azarov descrivono la precarietà degli ucraini in guerra

Nato nel 1995 a Kharkiv, Azarov è stato ucciso dai russi il 5 marzo del 2022. Nei mesi precedenti aveva creato un reparto di giovani volontari della resistenza. Alla stazione Europa di Bruxelles, il Parlamento europeo ha patroncinato l’esposizione "Childhood Reconstruction" che ospita i suoi dipinti a olio e illustrazioni

Artem Azarov

Un funambolo nudo che fissa il proprio piede sulla corda, sapendo che il suo prossimo movimento potrebbe essere l’ultimo. Sotto di lui una piazza, sagome sfumate di persone prese dalle loro incombenze quotidiane e, ignare, non levano lo sguardo né vedono che potrà cadere nel vuoto. Questa è l’immagine allegorica creata da Artem Azarov per trasmettere la sensazione di tragica precarietà del suo Paese dovuta alle persecuzioni russe. 

Lui era un artista, un pugile e un combattente volontario, nato nel 1995 a Kharkiv. Aveva difeso l’Ucraina dai separatisti filorussi nel Donbas, dove aveva contribuito a creare un reparto di giovani volontari combattenti. Prima di essere ucciso a soli ventisette anni, aveva fatto in tempo a disegnare centoquaranta opere fra dipinti a olio e illustrazioni. E ora sua sorella, Anna Azarova, profuga in Germania, ha una sola missione: difendere la sua memoria. «Aveva fatto quello schizzo al Pc per la sua tesi alla Kharkiv State Academy of Design and Arts. Rappresenta sia la sua tragedia personale, sia quella collettiva dei soldati che sono dei funamboli su una corda tesa dalla guerra e si sacrificano per tutti», ci ha raccontato. 

Artem Azarov è stato ucciso nei primi giorni dopo l’invasione russa, il 5 marzo del 2022, e sua sorella ci ha messo un anno a recuperare la maggior parte delle sue opere. E ora cerca di esporle dove può, in Ucraina e in Europa, perché la sua arte e il dramma dell’Ucraina avvolto da uno spessore di indifferenza non vengano sepolti dall’oblio. 

Il 7 dicembre scorso, alcuni dei suoi dipinti sono state esposti all’interno di una mostra patrocinata dal Parlamento europeo, Childhood Reconstruction, per raccontare i crimini della guerra attraverso lo sguardo di bambini e adolescenti. Organizzata dalle associazioni Vitaworld, VitaUkr e il Center for Civil Liberties Kyiv che si affidano all’arte «per tenere accesi i riflettori sulla guerra e immaginare un futuro di ricostruzione, partendo dalle persone e soprattutto dai più piccoli», spiega la presidente di Vitaworld, Natasha Siassina. 

Ospitata nell’hub dell’Ucraina dalla vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno ha dichiarato durante l’inaugurazione della mostra: «Dopo quasi due anni di brutale invasione russa dell’Ucraina, siamo ancora testimoni della crudeltà di questa terribile guerra che lascia un’impronta oscura sull’infanzia e l’adolescenza: dobbiamo iniziare a ricostruire l’Ucraina partendo dai bambini. Guardando questi disegni, possiamo cogliere il più grande desiderio dei bambini ucraini: vivere in un paese pacifico e libero. Sostenere il popolo ucraino significa resistere all’autoritarismo, alla violenza e alle atrocità. Sostenere l’Ucraina significa salvaguardare la pace, preservare i principi internazionali e favorire un futuro europeo di pace».

Realizzata in sinergia con Terres des Hommes, Promote Ukraine e T4P (Tribunale per Putin), fra le sessantasei opere esposte ci sono anche degli autoritratti di Artem Azarov e dei dipinti della sua città natale, Kharkiv. 

Artem Azarov era partito volontario subito dopo l’invasione della Russia. Sua sorella Anna era in fila in macchina con la figlia Anastasia per attraversare la frontiera polacca quando ha saputo della morte di Artem. «Ero paralizzata, non riuscivo ad accettare che fosse stato ucciso», ricorda. Ora lei contatta tutte le associazioni impegnate in difesa dell’Ucraina per tenere viva la memoria del fratello che aveva dipinto persone comuni, battaglie per l’indipendenza e la difesa della cultura del suo Paese dalla Russia. 

Ci sono anche diversi autoritratti fra cui uno dove aveva immaginato come sarebbe diventato, invecchiando. Ma non è riuscito a diventare anziano: Artem Arazov è stato ucciso a ventisette anni, vicino a Kharkiv. E con lui è stato ammazzato anche il suo sogno europeo per cui era sceso in strada durante le proteste del Maidan. Alcune delle sue opere sono state esibite a Melegnano, a Padova e ora, dopo Bruxelles, Natasha Siassina sta cercando di organizzare una sua mostra personale a Bologna «perché bisogna promuovere  i talenti dei tanti civili che si sono arruolati volontari per difendere il diritto dell’Ucraina a essere libera ed europea», aggiunge. 

Anna Azarova è tornata in Ucraina un anno dopo la morte del fratello per laurearsi, a Kharkiv, e ora dice con mestizia: «Ho cominciato a studiare il tedesco perché dopo quasi due anni di guerra non riesco a immaginare un futuro nella mia terra. Perciò mi aggrappo alla memoria di Artom. Non voglio che le sue opere siano vendute ma affidate temporaneamente ai musei e a spazi culturali perché la memoria serva a ricordarci cosa sta succedendo in Ucraina e non dovrà accadere mai più». 

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