Il giusto cavilloLa proposta per avviare una riforma dei trattati Ue sulla base di un ampio consenso

Il TFUE prevede che, per alcune questioni, come la procedura legislativa ordinaria, la Plenaria debba decidere con la maggioranza dei suoi membri e non dei voti espressi. Per le questioni di natura costituzionale, si dovrebbe seguire il principio della loro adozione con la maggioranza dei membri

LaPresse

Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) stabilisce all’articolo 231 che “Il Parlamento europeo decide alla maggioranza dei voti espressi salvo disposizioni contrarie dei trattati” e cioè sia del Trattato sull’Unione europea (TUE) che quello sul suo funzionamento.  Fra le eccezioni, oltre alla censura alla Commissione e alle decisioni di bilancio insieme al diritto di pre-iniziativa legislativa (art.223, 225, 229, 232, 234, 290, 312, 314, 315, 354), quella più rilevante riguarda la procedura legislativa ordinaria in cui il Parlamento europeo deve esprimersi “normalmente” alla maggioranza dei membri che lo compongono e non alla maggioranza dei voti espressi.

L’approvazione da parte del Parlamento europeo di un progetto con l’obiettivo della revisione dei trattati non rientra fra le relazioni di iniziativa “non legislative” previste dall’art. 54 del Regolamento interno del Parlamento europeo ma fra quei poteri che il Trattato attribuisce al Parlamento europeo come la legge elettorale europea o la pre-iniziativa legislativa o la censura alla Commissione o la creazione di una Commissione di inchiesta per i quali il Trattato prevede delle eccezioni al voto con la maggioranza dei voti espressi.

Per queste ragioni di sostanza noi siamo convinti che nelle materie di natura costituzionale il Parlamento europeo dovrebbe ragionevolmente decidere che al voto dei progetti previsti dall’art.48.2 TUE dovrebbe essere applicato il principio della loro adozione in plenaria alla maggioranza dei suoi membri (trecentocinquantatré).

In questo spirito, noi riteniamo che la Conferenza dei presidenti del Parlamento europeo dovrebbe stabilire di rinviare alla commissione affari costituzionali la relazione sulle modifiche ai trattati di Lisbona su cui l’aula si è espressa il 22 novembre alla presenza di 609 parlamentari su 705 con 291 voti favorevoli, 274 contrari e 44 astensioni chiedendo a questa commissione, nel quadro della trasparenza e della indispensabile pubblicità dei suoi lavori,

– di verificare la coerenza fra le proposte di emendamenti ai trattati fra di loro e con la risoluzione che precede questi emendamenti

– di chiedere il parere del servizio giuridico del Parlamento europeo,

– di organizzare una audizione con le reti della società civile, dei partner sociali e degli “ambasciatori” dei cittadini europei coinvolti nella Conferenza sul futuro dell’Europa

– e di consultare i parlamenti nazionali dei paesi membri e dei paesi candidati sulla base dell’art. 150 del Regolamento interno.

Contestualmente, la Conferenza dei presidenti dovrebbe invitare la Commissione affari costituzionali ad adottare un rapporto, rivisto a seguito di queste verifiche e consultazioni, in una riunione straordinaria il 14 febbraio 2024 e cioè nel giorno del quarantesimo anniversario dell’approvazione da parte del Parlamento europeo del “Progetto di Trattato che istituisce l’Unione europea”.

Esso dovrebbe essere discusso e messo ai voti nella sessione plenaria dal 26 al 29 febbraio 2024 affinché sia inviato al Consiglio e poi al Consiglio europeo chiedendo che esso lo collochi al centro della discussione e delle decisioni sulla “agenda strategica 2024- 2029” sulla base di un accordo interistituzionale.

Cosicché l’avvio del percorso che dovrà portare alla riforma dell’Unione possa avvenire sulla base del necessario, ampio consenso sostanziale. 

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