La storica decisione di avviare i negoziati per l’adesione dell’Ucraina e della Moldavia all’Unione europea, presa ieri dal Consiglio europeo, non poteva trovare un migliore tempismo, per diversi motivi. Non ultimo perché Vladimir Putin, nella sua fluviale conferenza stampa di fine anno, aveva appena finito di annunciare l’imminente diserzione dell’Occidente, stanco di sostenere Kyjiv, e di conseguenza l’inevitabile successo dell’«operazione speciale», i cui obiettivi, aveva spiegato senza giri di parole, «non cambiano».
A dimostrazione di come evidentemente Putin segua la stampa e i talk show italiani, i quali preannunciavano l’abbandono dell’Ucraina al suo destino da parte dell’Europa praticamente da prima ancora che la guerra scoppiasse, ma i giornalisti e conduttori televisivi italiani non seguano Putin, o almeno non lo capiscano quando parla, descrivendoci continuamente uno statista interessato più di ogni altro a serie trattative diplomatiche e all’obiettivo supremo della pace tra i popoli.
Inutile coltivare illusioni sulla possibilità che i fatti abbiano la minima incidenza sulla narrazione, almeno su gran parte della stampa e delle trasmissioni più schierate, che continueranno a parlare come se nulla fosse di un’Europa e di un Occidente ormai esausti e praticamente in ginocchio. Una profezia di sventura che si ripete senza sosta dal giorno stesso dell’invasione russa, e che naturalmente non avrebbe senso tentare di contrastare con una narrazione propagandistica uguale e contraria, che ignori tutte le difficoltà incontrate dall’Ucraina sul campo di battaglia (vedi i deludenti risultati della controffensiva) non meno che sul piano politico-diplomatico (vedi i deludenti risultati dell’ultimo viaggio di Volodymyr Zelensky a Washington). Fermo restando che la guerra dell’informazione e della propaganda ha il suo peso non solo nel raccontare, ma anche nel determinare simili esiti.
Qui però è bene chiarire una fondamentale asimmetria tra i due campi, chiamiamoli così, che di fatto si contrappongono anche nel dibattito pubblico italiano. Da un lato ci sono infatti quelli che, come noi, dichiarano apertamente il proprio sostegno all’Ucraina, pur non nascondendo le difficoltà militari e politiche che può incontrare; dall’altro ci sono invece quelli che si guardano bene dal dichiarare il proprio sostegno a Putin, pur facendo di tutto per rilanciarne la propaganda e nasconderne le debolezze.
Per tutti costoro non c’è dubbio che la storica decisione presa ieri dal Consiglio europeo sarà al massimo una nota a piè di pagina nella lunga e trita sequela di lamentazioni sul fatto che tanto, comunque sia, l’Europa non conta niente, non combina niente e non serve niente. La giornata di ieri è bella e importante, tra l’altro, perché li smentisce anche su questo, non bastassero le smentite provenienti da quelle migliaia di ucraini che per l’Europa danno letteralmente la vita ogni giorno.