Il veto nel pugnoLo sdoppiamento di PiùEuropa e il futuro dei liberali italiani

La spaccatura tra i radicali di Bonino, favorevoli alla lista unitaria con Renzi, Calenda e i liberal-democratici, e l’ex grillino Pizzarotti che, come Azione, non vuole Italia viva. Nessuno ha la maggioranza e quindi sembrano probabili due liste

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Due liste: è sempre questa l’ipotesi più probabile nell’area liberal-radicale dato che convention di sabato voluta da Emma Bonino non ha sortito – né poteva sortire – novità decisive, si è trattato di un bell’appuntamento di discussione che molto è piaciuto alla leader e molto meno al gruppo di Federico Pizzarotti che vuole fare la lista con Azione: «Un happening carino ma caotico, senza capo né coda», lo ha definito il pizzarottiano Piercamillo Falasca. In effetti la discussione è stata molto larga e con interlocutori che non sono della partita, come Elly Schlein che ha persino gettato sul tavolo la questione della cannabis, ma qualcosa si è capito. Serve un extra time di qualche giorno, come ha detto Riccardo Magi ma è ormai molto probabile che persistendo una divisione netta dentro Più Europa tra chi vuole una lista con Azione e chi con Italia viva si finirà con i sostenitori della coppia Pizzarotti-Falasca con Carlo Calenda e tutti gli altri con Matteo Renzi ma senza che questo provochi una scissione prima delle Europee.

In assenza di una «proposta congiunta», come recita lo statuto, di segretario (Magi) e presidente (Pizzarotti) sull’utilizzo del simbolo, in sostanza Magi proporrà la lista “Stati Uniti d’Europa con Bonino”, Pizzarotti dirà no, ergo nessuno utilizzerà il simbolo. Più Europa entrerebbe quindi in un limbo, un pezzo con Azione e un altro con Italia viva e solo dopo le Europee partirà una stagione congressuale che di fatto inizierà nelle urne: un fallimento di una delle due liste, e non parliamo poi di una débâcle di entrambe, sarà l’inevitabile punto di partenza per stabilire cosa fare da grandi.

Tutto questo mentre Emma Bonino, acclamatissima sabato, non ha ancora detto come la pensa ma, come tutti i radicali, è aperta a tutte le possibilità. Non mette veti. Chi li ha messi è Calenda che tante volte ha spiegato che non intende avere niente a che fare con il leader di Italia viva, in questo conquistando Pizzarotti e i suoi, forse non a caso due esponenti non provenienti dalla storia radicale.

Quanto a Renzi, sabato ha detto due cose che non sono sfuggite: ha perorato la candidatura, ovviamente nelle forme da stabilire, di Emma, personalità di rilievo di cui l’Europa ha bisogno; e, secondo, ha alluso indirettamente al passo indietro che egli potrebbe fare, infatti da tempo Renzi va dicendo che se l’accordo prevedesse la non candidatura sarebbe pronto a discuterne e a trarne le conseguenze. Entrambi i duellanti dell’ex Terzo polo si dicono tranquilli, convinti come sono di superare tutti e due il fatidico quattro per cento di sbarramento. Ma se c’è Emma Bonino tanto meglio. Soprattutto per Renzi.

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