Donald Trump potrà partecipare alle primarie del Partito Repubblicano in Colorado, e quindi anche alle elezioni presidenziali del 5 novembre. La Corte Suprema degli Stati Uniti ha annullato la decisione della Corte del Colorado che aveva escluso dalla scheda elettorale l’ex presidente degli Stati Uniti per aver causato e sostenuto l’attacco al Campidoglio del 6 gennaio 2021. I giudici hanno deciso all’unanimità di ribaltare la sentenza del 19 dicembre ritenendo non applicabile da un tribunale la terza sezione del quattordicesimo emendamento che impedisce di ricoprire una carica pubblica ufficiale coloro che hanno compiuto una insurrezione o una ribellione dopo aver giurato di sostenere la Costituzione. La Corte Suprema ha chiarito che spetta solo al Congresso (e non ai singoli Stati) applicare questo emendamento.
«Gli Stati possono estromettere le persone che ricoprono o tentano di ricoprire cariche statali», hanno spiegato i giudici in una nota congiunta. «Ma non hanno il potere di far rispettare la terza sezione (del quattordicesimo emendamento) per quanto riguarda gli incarichi federali, in particolare alla presidenza degli Stati Uniti». Secondo la Corte, consentire al Colorado di rimuovere Trump dal ballottaggio avrebbe creato un caos irreversibile, dando la possibilità a ogni Stato americano di interrompere le elezioni.
La sentenza della Corte Suprema arriva alla vigilia del Super Tuesday, una delle tappe cruciali per scegliere il candidato del Partito repubblicano visto che contemporaneamente votano gli elettori di sedici stati americani, compreso il Colorado (Alabama; Alaska; Arkansas; California; Iowa, Maine; Massachusetts; Minnesota; Carolina del Nord; Oklahoma; Tennessee; Texas; Utah; Vermont, Virginia e isole Samoa) assegnando in un solo giorno un grande numero di delegati. Trump che ha commentato la sentenza scrivendo «Una grande vittoria per l’America», in un post sul suo social media Truth è il grande favorito nelle primarie con un largo vantaggio rispetto alla sfidante Nikki Haley, ex governatrice della Carolina del Sud.
Nonostante la decisione della Corte Suprema, Trump dovrà affrontare altri processi. Il primo parità il 25 marzo, a New York. L’ex presidente degli Stati Uniti è accusato di aver falsificato i conti della sua società facendo passare come spese aziendali il pagamento del suo avvocato Michael Cohen. Lo stesso Cohen ha rivelato che quei pagamenti erano un risarcimento per pagare in realtà il silenzio di Stormy Daniels, una pornostar che ha dichiarato in passato di aver avuto un rapporto sessuale con Trump. Il pagamento di centotrentamila dollari è avvenuto nell’ottobre 2016, poche settimane prima delle elezioni vinte contro Hillary Clinton. Questo “rimborso” non è considerato una spesa legale aziendale e violerebbe il diritto dello Stato di New York.
Il secondo processo partirà il 20 maggio a Fort Pierce, in Florida dove Trump è accusato di aver trafugato dalla Casa Bianca centodue documenti top secret e averli nascosti nel suo resort di Mar-a-Lago, impedendo a più riprese ad agenti dell’Fbi di recuperarli. Trump avrebbe mostrato questi documenti classificati a persone non autorizzate, tra cui un piano d’attacco militare. Inoltre Trump è accusato dal tribunale federale di Washington di frode per aver ostacolato la raccolta, il conteggio e la certificazione dei voti nelle elezioni del 2020.
Lo scorso 16 febbraio il tribunale di New York aveva condannato Trump a pagare una multa di 354,8 milioni di dollari più circa cento milioni di dollari di interessi per aver messo in atto uno schema decennale di frodi e false dichiarazioni con i figli Donald Jr. ed Eric in modo da gonfiare il patrimonio netto della sue aziende e ottenere così prestiti più favorevoli. Mentre il 26 gennaio una giuria di New York ha ordinato all’ex presidente degli Stati Uniti di pagare 83,3 milioni di dollari alla scrittrice E. Jean Carroll per averla diffamata in post sui social media, conferenze stampa e persino durante la campagna elettorale, da quando lei lo ha accusato per la prima volta nel 2019 di averla violentata in un camerino di un grande magazzino decenni prima. Lo scorso maggio un’altra giuria di New York aveva condannato Trump a risarcire la scrittrice per lo stupro, obbligandolo a pagare cinque milioni di dollari.