In fondo al marLa vera sfida con gli Houthi si gioca nei fondali, dice il Capo di stato maggiore della Marina Militare

In una intervista a Repubblica, Enrico Credendino ha spiegato come l’Italia sta monitorando i fondali marini del Mediterraneo dove fra poco passerà un quarto del traffico internet mondiale

LaPresse

«A causa degli assalti degli Houti il traffico nel Mar Rosso si è ridotto del quarantatré per cento, con costi triplicati per la necessità di circumnavigare l’Africa e il rischio che molte compagnie preferiscano usare i porti dell’Atlantico a discapito di quelli della Penisola. In passato poi gli attacchi dei pirati somali nella stessa zona hanno colpito tutte le nazioni, invece ora le navi cinesi non vengono toccate e ne approfittano: i movimenti dei loro cargo sono cresciuti».  A dirlo è l’ammiraglio Enrico Credendino che in una lunga intervista a Repubblica spiega quanto sia pericolosa la minaccia degli Houthi, il gruppo di ribelli yemeniti che sta attaccando da mesi le navi che arrivano nel Mar Rosso attraverso il canale di Suez, dove passa il quaranta per cento delle rotte marittime commerciali.

Oggi il Senato darà il via libera all’operazione europea Aspides per permettere alla marina militare di sorvegliare e pattugliare il mar Rosso in modo da proteggere i mercantili dei Paesi dell’Ue. Come è accaduto al cacciatorpediniere “Caio Duilio” che due giorni fa ha abbattuto un drone lanciato dagli Houthi neutralizzandolo con dei cannoni a tiro rapido quando il velivolo era a circa sei metri dalla nave. «Abbiamo dei droni-bersaglio che sono molto simili a quelli degli Houti e prima di partire prepariamo gli equipaggi ad abbatterli usando i cannoni di bordo. Lo hanno abbattuto con sei colpi di cannone. Agiamo solo in maniera difensiva». 

La vera battaglia però è nei cavi che passano nei fondali marini, dove passa il novantanove per cento delle comunicazioni digitali. Nel solo Mediterraneo fra poco passerà un quarto del traffico internet mondiale. «Noi dobbiamo sapere chi transita nei fondali, dove lo fa e perché. Quindi servono sensori, centrali di comando e droni in grado di intervenire, guidati da navi- madre che saranno a loro volta con o senza equipaggio. All’indomani della distruzione del gasdotto Nord Stream 2 abbiamo dato il via all’operazione “Fondali Sicuri” facendo uscire in mare i nostri cacciamine: con tutti i mezzi che hanno capacità di controllo dei fondali pattugliamo le infrastrutture critiche nazionali, che sono quasi tutte marittime. Abbiamo creato nel comando di Santa Rosa una centrale operativa unica a livello europeo dove confluiscono i dati classificati dei nostri sensori, di quelli alleati e le informazioni delle aziende – Sparkle, Eni, Terna, Enel – e questo ci permette di avere il monitoraggio di quello che avviene sott’acqua»-

Nell’intervista a Repubblica il capo di Stato Maggiore spiega che ormai il Mediterraneo non è più presidiato dalla marina militare americana e Russia e Turchia ne hanno approfittato cercando di aumentare la loro presenza con i sottomarini:  «Gli algerini schierano sei sottomarini russi con missili Kalibr, l’Egitto ha sempre più navi. Una situazione complessa in cui abbiamo esteso le operazioni fino al Mediterraneo orientale e ottenuto il riconoscimento di un ruolo leader da parte degli Usa e degli altri alleati».

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