Il Senato accademico dell’Università di Torino, sotto occupazione e dettatura di alcuni collettivi pro Pal, ha deliberato martedì scorso, con un solo voto contrario, di non partecipare a un bando del ministero degli Esteri per la collaborazione con atenei e centri di ricerca israeliani. Non pare una decisione così insignificante e indolore, come si è subito sforzata di rassicurare l’Università di Torino, derubricando a scelta di opportunità un atto deliberatamente discriminatorio.
Pochi giorni fa si è saputo che un istituto comprensivo di Pioltello, frequentato per il quaranta per cento da studenti musulmani, ha deciso una modifica del calendario scolastico regionale per consentire loro di festeggiare il 10 aprile la fine del Ramadan. Non pare una scelta così irragionevole e abusiva, considerando che la parziale flessibilità garantita dall’autonomia scolastica consente normalmente di regalare qualche giorno di vacanza alle famiglie impegnate in settimana bianca e, a maggior ragione, può essere utilizzata per consentire a uno studente su due di festeggiare una ricorrenza religiosa.
Cosa lega le due notizie? Non quello che pensa la destra sovranista (che è tutta la destra italiana) e neppure quello che spera la sinistra antisionista (che non è tutta la sinistra italiana, ma è quella che dà il tono che fa la musica dello “stop al genocidio”, oltre ad avere, un po’ con l’ammuina e un po’ con l’intimidazione, il controllo delle piazze rosse e rosè).
La destra sostiene che la decisione della scuola di Pioltello sia un atto di sottomissione al politicamente corretto e all’islamizzazione coatta della scuola italiana e ha variamente stigmatizzato la decisione dell’Università di Torino come un atto coerente e connesso con la capitolazione politica alla sharia, così clamorosamente esibita dal multiculturalismo cripto-islamista del collegio docenti dell’istituto Iqbal Masih del comune milanese.
Uno dei campioni del «non sono putiniano, ma…» di destra, Nicola Porro, nella sua rassegna quotidiana aperta appunto con la notizia che ai russi Putin piace davvero, altroché, e fessi quelli che pensavano di indebolirlo, ha irriso con una violenza umiliante da sentire, figurarsi da patire, anche il nome della scuola, che è intitolata a un bambino pakistano ammazzato a dodici anni per essersi ribellato allo sfruttamento del lavoro minorile: «Ma cosa cazzo c’entra l’eroe della lotta contro la schiavitù minorile in questa porca puttana di Paese, in cui i nostri minorenni non vanno a lavorare e non sono schiavi?». E dire che il povero Iqbal Masih era pure cristiano ed è stato ammazzato uscendo da messa, ma evidentemente i pakistani hanno radici cristiane diverse da quelle celebrate nell’Italia bianca.
Dall’altra parte, la sinistra ritiene inclusiva la scelta fatta dall’istituto di Pioltello, ma se qualcuno degli okkupanti della mozione «from the river to the sea» sapesse berciare altro che l’odio per l’occupante sionista, nel picchettaggio del Senato accademico dell’Università torinese, dopo avere dato ai compagni professori gli ordini che questi hanno eseguito, avrebbe pure potuto inneggiare ai valorosi compagni di Pioltello, visto che nelle teste bacate di costoro i diritti dei musulmani e i diritti degli ebrei sono alternativi e confliggenti per storia e natura, essendo i primi le vittime e i secondi i carnefici dell’imperialismo occidentale.
Peraltro, nel pilatismo dominante della sinistra democratica, si contano sulle dita di una mano i difensori della giusta scelta di concedere un giorno di festa per il Ramadan a Pioltello che abbiano detto una parola contro l’ignominia del boicottaggio accademico di Israele a Torino e contro la pretesa di connettere l’inclusività verso gli islamici e la difesa dei diritti dei palestinesi con l’esclusione di Israele e degli studenti e accademici ebrei dai rapporti con un’università italiana.
In questo quadro, risulta forse più evidente ciò che unisce i punkabbestia della destra e della sinistra, pure così nemici. Li unisce un’ideologia anticolonialista degenerata dall’odio religioso e allucinata dalle discriminanti etnico-razziali delle rispettive cause reazionarie e rivoluzionarie.
Semplicemente, gli ebrei sono a sinistra quel che gli islamici sono a destra. Dei colonizzatori, degli occupanti. Gli ebrei che occupano la Palestina e gli islamici che stanno occupando Pioltello. Sono così uguali, questi nemici per la pelle e uguali spregiatori dello stato di diritto e della libertà e laicità occidentale, che per entrambi l’occupante per definizione, Putin, è proprio l’ultimo dei pensieri e sempre il primo degli alleati.