Un anno pieno di elezioni potrebbe portare stravolgimenti politici in tutto il mondo. Vale sia per le politiche nazionali, sia per le grandi decisioni della politica internazionale. In Ucraina il timore è che nei prossimi mesi, tra elezioni Europee e presidenziali negli Stati Uniti, il sostegno politico alla resistenza possa ridursi. È per questo che la Nato sta elaborando un nuovo per garantire un pacchetto quinquennale di aiuti militari fino a cento miliardi di dollari, nel tentativo di proteggere Kyjiv dai “venti di cambiamento politico”. Una specie di assicurazione in caso di elezione di Donald Trump, soprattutto.
Il progetto dell’Alleanza Atlantica, già intitolato “Missione per l’Ucraina”, è stato avanzato dal segretario generale Jens Stoltenberg ed è sul tavolo alla riunione dei ministri degli Esteri che inizia oggi a Bruxelles.
Il Financial Times, con il suo corrispondente dalla capitale belga Henry Foy, ha sentito cinque funzionari Nato informati del piano, che l’hanno definito «un modo per proteggere il meccanismo di aiuti dell’Alleanza dai venti del cambiamento politico».
Il progetto avrebbe anche una clausola che darebbe alla Nato il controllo del Gruppo Ramstein guidato dagli Stati Uniti: questo consentirebbe di gestire direttamente la fornitura di armi all’Ucraina per la prima volta dall’invasione su vasta scala della Russia nel febbraio 2022. «Questo sarà come attraversare il Rubicone», dice una delle fonti del Financial Times. «La Nato assumerebbe un ruolo determinante nel coordinare il sostegno di armi pesanti all’Ucraina».
L’idea di Stoltenberg è raggiungere un accordo prima del vertice dei leader Nato che si terrà a Washington a luglio, cioè il suo ultimo nelle vesti di segretario generale. In questo modo dovrebbe garantire all’Ucraina sostegno continuo anche in caso di stravolgimenti politici in autunno, a partire dalla possibile elezione di Donald Trump alla Casa Bianca: al momento l’amministrazione Biden sta facendo grande fatica nell’ottenere l’approvazione del Congresso per un pacchetto di sostegno militare a Kyjiv da sessanta miliardi di dollari, contro il quale si è già espresso lo stesso Trump.
Come spiega il Financial Times, gran parte delle armi occidentali fornite all’Ucraina sono gestite dal Gruppo Ramstein – ufficialmente noto come Gruppo di contatto per la difesa dell’Ucraina – che si riunisce periodicamente per discutere il modo migliore per coordinare le consegne bilaterali. Attualmente il Gruppo è guidato dagli Stati Uniti.
La nuova proposta da cento miliardi di dollari richiederà il sostegno unanime di tutti i trentadue membri e probabilmente ci saranno mesi di negoziati, durante i quali alcune parti della proposta potrebbero essere modificate, tagliate, ridimensionate.
Oltre a garantire finanziamenti a lungo termine e proteggere l’Ucraina della potenziale elezione di leader sovranisti e populisti, il nuovo piano della Nato servirebbe anche come strumento di persuasione politica: un modo per dare a Kyjiv qualcosa, un risultato concreto, al termine dal vertice luglio, dal momento che secondo molti diplomatici Nato l’adesione all’Alleanza è un risultato irraggiungibile nel breve periodo.