«Albe cimiteri alberi verdi retro cortili, sbronze di vino sopra i tetti, rioni di botteghe in gioiose corse drogate neon balenio di semafori, vibrazioni di sole e luna e alberi nei rombanti crepuscoli invernali di Brooklyn, fracasso di pattumiere e dolce regale luce della mente», con questa poesia di Allen Ginsberg, tratta da Urlo – poema-manifesto della Beat Generation – alla fine degli anni Cinquanta si tentava di raccontare i tabù di una generazione in fermento.
Quali sono oggi i tabù che ci fanno sussultare? Tra vecchi totem e nuove ossessioni, abbiamo cercato di affrontare alcuni simboli del passato e altrettanti fenomeni del presente, tra cultura woke, stereotipi femminili (e non solo), distopie, che hanno marchiato la società con lo status di sacralità o di pericolosità. Come direbbe Virginia Woolf, non si potrà mai essere liberi senza possedere «una stanza tutta per sé». E in questo numero dedicato al tabù (si può acquistare qui), in tutte le sue accezioni, dalle architetture proibite alle forme controverse dell’arte, della moda e del design, la “stanza” dove tutto può accadere è proprio voltato pagina. Per aprire la porta, basta grattare la scritta argento sulle nostre tre copertine speciali.
di Valentina Ardia