L’Ungheria e la Bielorussia hanno siglato un accordo di cooperazione che consentirà a Minsk di aiutare Budapest a costruire una nuova centrale nucleare, la seconda della nazione dell’Europa centrale. A riferirlo è stato il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto che ha sottolineato, come riportato da Reuters, «la grande importanza dell’accordo sulla cooperazione nucleare, firmato oggi, che ci consentirà di sfruttare le conoscenze acquisite qui dalla Bielorussia nella costruzione di reattori con una tecnologia similare». Il progetto, dal valore di dodici miliardi e mezzo di euro, ha subito forti ritardi anche se l’energia nucleare non è coperta dalle sanzioni varate dall’Unione europea contro Bielorussia e Russia in seguito allo scoppio della guerra in Ucraina. L’assenza di divieti formali non sminuisce la portata della mossa di Budapest che, ancora una volta, ha abbandonato la linea comune tracciata da Bruxelles per abbracciare una politica estera che guarda con simpatia a Minsk e Mosca.
L’Ungheria e la Bielorussia avevano firmato un memorandum, nell’aprile 2023, riguardante la cooperazione nel settore dell’energia nucleare ed in quell’occasione Szijjarto aveva reso noto che Budapest non avrebbe consentito che le sanzioni dell’Unione europea potessero riguardare il nucleare, un settore che vede una proficua collaborazione anche tra Ungheria e Russia. L’attenzione riservata da Budapest a Minsk è legata, tra le altre cose, alla stabilità del settore energetico ungherese. L’ottanta per cento delle forniture petrolifere raggiungono l’Ungheria dall’oleodotto di Druzhba, che attraversa la Bielorussia ed è quindi un’infrastruttura chiave per Budapest. L’Ungheria dipende dalle importazioni di gas e petrolio russo per larga parte del proprio fabbisogno energetico e Minsk è un punto di snodo da assicurarsi.
Le relazioni tra la Bielorussia e l’Unione europea non sono mai state particolarmente amichevoli e Bruxelles ha varato il primo pacchetto di sanzioni contro Minsk nel lontano 1994. Nel corso degli anni si sono alternati momenti di grande freddezza e brevi pause distensive, coincidenti con il peggioramento delle relazioni tra Bielorussia e Russia e con i tentativi del Presidente bielorusso Aleksandar Lukashenko di acquisire maggiore margine di manovra sullo scacchiere regionale. La repressione delle proteste popolari scoppiate dopo le elezioni presidenziali del 2020, ritenute non democratiche dagli osservatori internazionali, ha però segnato un punto di non ritorno. Bruxelles ha varato pacchetti di sanzioni contro Minsk per violazione dei diritti umani ed il ruolo giocato dalla Bielorussia nella guerra in Ucraina ha ulteriormente aggravato la situazione.
L’Ungheria del premier Viktor Orbán, noto per le sue posizioni illiberali e filorusse, non sembra però condividere la linea comunitaria. Szijjarto ha affermato, durante la sua recente visita a Minsk e come riportato dall’Abc, che «la nostra posizione è chiara: meno sanzioni, più cooperazione» ed ha aggiunto che «le sanzioni non funzionano». Il ministro degli Esteri ha chiarito come l’Ungheria stia «potenziando la cooperazione economica con la Bielorussia nei settori non coperti dalle sanzioni», che «forniremo ogni tipo di supporto per sviluppare la cooperazione» e che «parliamo di questo apertamente, non nascondiamo niente». L’apertura di Szijjarto, che nel febbraio 2023 era stato il primo politico di spicco dell’Unione Europea a visitare Minsk dopo le sanzioni post-elettorali, è stata molto apprezzata in Bielorussia. Il ministro degli Esteri Sergei Aleinik spera, infatti, che la presidenza comunitaria semestrale di Budapest, che inizierà dal prossimo luglio, possa contribuire a diffondere questa «tendenza salutare» nel resto d’Europa.
Le relazioni bilaterali economiche e commerciali tra Bielorussia ed Ungheria, come ricordato dall’Ambasciata di Minsk a Budapest, sono cresciute in maniera significativa nel corso degli ultimi anni. Nel 2021 il volume degli scambi commerciali aveva superato i 231 milioni di dollari, il venticinque per cento in più rispetto al valore raggiunto nel 2017 e le esportazioni bielorusse più significative riguardavano i macchinari industriali per settori come quello manifatturiero e metallurgico. L’Ungheria esportava, principalmente, beni prodotti dal settore agricolo, farmaceutico e chimico. L’Ambasciata evidenziava che le aree più promettenti, in riferimento alla cooperazione bilaterale, erano tra le altre quelle dell’energia nucleare, dell’agricoltura, dell’industria, della farmaceutica, del turismo e dell’innovazione.
La crescente incompatibilità tra la politica estera di Bruxelles e quella di Budapest indebolisce le posizioni comunitarie in Europa orientale, nello scacchiere ucraino e nel dialogo con i partner esterni. Questa difformità, che è solamente la più evidente tra i tanti distinguo presenti tra gli Stati membri in diversi ambiti della politica estera, evidenzia le difficoltà dell’Unione europea nell’assumere una linea coerente e condivisa da tutti sulle questioni più rilevanti della politica internazionale e fa il gioco di molti partiti euroscettici. La presenza di queste incertezze rischia di aggiungere ulteriore benzina sul fuoco delle imminenti elezioni comunitarie di giugno, un appuntamento cruciale per capire quale direzione prenderà l’Unione europea nei prossimi anni.