L’elemento politicamente più rilevante della rielezione di Ursula von der Leyen appare a noi la maggioranza europeista che le ha votato la fiducia e che comprende l’universalismo cristiano, l’internazionalismo socialista, il cosmopolitismo liberale e l’ambientalismo transnazionale respingendo l’estremismo euro-ostile dei conservatori guidati da Giorgia Meloni, dei patrioti guidati da Viktor Orban e dei sovranisti guidati da Alice Weidel.
Il Movimento europeo ha seguito con attenzione le dichiarazioni programmatiche della Presidente Ursula von der Leyen e ha letto con interesse le priorità politiche che la Commissione intenderebbe attuare in questa legislatura. Esamineremo con attenzione le une e le altre anche alla luce del nostro Libro Verde per tradurre i nostri suggerimenti in specifiche iniziative che saranno iscritte in un Libro Bianco anche al fine di creare nuovi strumenti di carattere politico, finanziario e legislativo.
Accogliamo le dichiarazioni della Presidente Ursula von der Leyen per quanto riguarda il rafforzamento del bilancio al di là della scadenza del Next Generation EU per sostenere investimenti nella politica ambientale, nell’industria e nelle piccole e medie imprese, nell’agricoltura sostenibile, insieme all’impegno per la realizzazione dello European Green Deal nei primi cento giorni della legislatura, nell’industria della difesa e nella coesione territoriale affinché nessuno resti indietro.
Salutiamo in questo quadro la proposta della costituzione di un Fondo europeo per la competitività – che risponde ai suggerimenti emersi dai rapporti di Enrico Letta e di Mario Draghi – per sostenere con investimenti europei negli Stati membri politiche efficaci e di maggior impatto a condizione che essi siano modellati sullo specifico contesto socioeconomico di ogni singolo Stato.
Il Movimento europeo è fortemente impegnato da anni a sostegno di beni pubblici europei che richiedono un bilancio di natura federale per il periodo 2028-2032, finanziato da vere risorse proprie e da debito pubblico europeo. In questo spirito, il Movimento europeo ricorda e condivide le stime della Banca Centrale Europea secondo cui l’Unione europea avrà bisogno di mille miliardi di euro aggiuntivi all’anno di risorse pubbliche per la transizione verde, la digitalizzazione, la dimensione sociale, la ricerca, l’innovazione e l’industria della difesa che devono fare leva anche sul capitale privato in stretta collaborazione con la Banca europea degli investimenti.
Accogliamo la dichiarazione di portare avanti il Pilastro sociale per realizzare la democrazia economica che è ancora largamente incompiuta così come ribadiamo la necessità di un vero welfare europeo. Siamo convinti che la politica della casa – resa a nostro avviso necessaria dalla frammentazione dei nuclei famigliari, dalla mobilità sociale e dai fenomeni migratori generati dalle nuove esigenze dell’economia – che potrebbe essere affidata a uno dei membri della Commissione, dovrebbe essere inserita nel quadro di una nuova coesione sociale e territoriale.
Sosteniamo con vigore la necessità di una immediata cessazione delle ostilità nella Striscia di Gaza, la liberazione degli ostaggi e l’obiettivo dei due Stati israeliano e palestinese. Sosteniamo l’idea di un Commissario alle politiche verso il Mediterraneo nel rispetto delle competenze dell’Alto Rappresentante della politica estera così come ciò deve avvenire per quanto riguarda l’eventuale Commissario alla difesa.
Reiteriamo la nostra domanda di un Commissario responsabile delle politiche migratorie e confermiamo la nostra convinzione sulla necessità di una politica di accoglienza e non di respingimenti esprimendo forti perplessità sulla proposta di rafforzare gli effettivi dell’Agenzia Frontex.
Si dà invece spazio all’esternalizzazione in Paesi terzi delle domande di asilo che comprime il fondamentale diritto a un’equa valutazione delle domande di protezione internazionale. Nulla si scrive sulle politiche di integrazione nell’Unione europea dei migranti che vanno rafforzate e nulla o poco è scritto su come l’Unione europea possa contribuire al rispetto dei diritti fondamentali nei Paesi terzi a cui l’Unione europea ha chiesto di fermare i flussi migratori come la Libia e la Tunisia.
Sosteniamo l’impegno per l’inviolabilità e l’integrità dell’Ucraina aggredita dalla Federazione Russa nella prospettiva di una pace giusta e del rilancio di un progetto di cooperazione e sicurezza nel continente europeo sul modello degli Accordi di Helsinki.
Condividiamo la forte censura della presidente von der Leyen contro il primo ministro ungherese Viktor Orbán che ha violato il principio della cooperazione leale, l’impegno a difesa dello stato di diritto e reiteriamo la nostra convinzione della necessità di sottrarre al governo ungherese la presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea.
Salutiamo la prospettiva dell’allargamento dell’Unione ai Balcani e all’Europa Orientale fondata sul merito e sulla necessità che le riforme interne di quei paesi siano accompagnate da parallele riforme dell’Unione nelle sue politiche, nel suo bilancio e nel rafforzamento della sua dimensione democratica. In questo spirito il superamento del Trattato di Lisbona, firmato nel 2007, sarà una condizione indispensabile prima dell’allargamento per rendere l’Unione europea più forte e capace di decidere pianificando il proprio futuro.
Ribadiamo la nostra convinzione che, di fronte all’immobilismo dei governi e all’ostilità della maggioranza del Consiglio europeo di superare il Trattato di Lisbona nella logica secondo cui i governi sono “i padroni dei Trattati”, la strada da percorrere sia quella di un processo costituente che abbia al suo centro la democrazia rappresentativa e la democrazia partecipativa.
Per queste ragioni noi riteniamo – e ci rivolgiamo alla maggioranza europeista dell’Assemblea – che il Parlamento europeo debba accogliere la proposta di Ursula von der Leyen di un lavoro comune sulla riforma dei Trattati proponendo la sottoscrizione di un accordo interistituzionale che abbia la sostanza di un Patto costituente.
Il Parlamento europeo ha il potere di parlare a nome delle cittadine e dei cittadini che lo hanno eletto e la Commissione europea ha gli strumenti per contribuire alla creazione di uno spazio pubblico necessario allo sviluppo di un dialogo costante con la società civile al fine di superare l’idea ormai inaccettabile che la riforma dei Trattati sia un cantiere aperto solo agli addetti ai lavori.
La Commissione europea ha inoltre gli strumenti per avviare un’ampia campagna di informazione sul futuro dell’Europa che è apparsa totalmente inadeguata durante i lavori della Conferenza che si è conclusa il 9 maggio 2023.