La vecchia strada statale 51 di Alemagna che porta alla Regina delle Dolomiti è bombardata da cantieri e lavori in corso, in vista delle prossime Olimpiadi invernali del 2026, e per i tanti, tantissimi turisti (oltre che per i residenti) diretti in Cadore o nell’Ampezzano il viaggio si trasforma in una vera e propria agonia.
Una fatica che si dimentica non appena cominciano a mostrarsi le crode dolomitiche, vette altissime, bianchissime di dolomia, imponenti, severe, magiche, bellissime. Anzi, le più belle di tutte. Prima, il sacro Pelmo – al caregon del Padreterno, come lo chiamano i bellunesi – poi l’Antelao, la Croda da lago, le Cinque torri, le Tofane, il Cristallo e il Faloria.
Cortina è lì, in mezzo a una conca tanto bella da sembrare un quadro.
È una meta turistica conosciuta fin dalla fine dell’Ottocento, divenuta ancora più famosa ed esclusiva dopo le Olimpiadi invernali del 1956.
Cortina è un mondo a parte. Passeggiare lungo corso Italia, sorseggiare uno Spritz in uno dei tanti localini tipici, fare shopping in Cooperativa o in uno dei tanti negozi è un piacere che va assaporato, una volta nella vita.
In un periodo afoso e affollato, ritrovarsi in un evento esclusivo come quello andato in scena il 22 agosto scorso, il Cortina Summer Party, ripaga di tutte le fatiche. Lo organizzano da quindici anni due fratelli ampezzani, Erica e Alvise Zuliani di Red Squirrel Events, grandi conoscitori del territorio e delle tradizioni ampezzane. La formula è semplice: un picnic gourmet ad alta quota con buon cibo preparato dai migliori chef del territorio, buon vino di selezionati produttori veneti, uno spruzzo di cultura che non fa mai male, un po’ di glamour e outfit ampezzani, musica e voglia di stare insieme.
E il panorama, ovviamente, che dal rifugio Socrepes, ai piedi della Tofana con vista dall’alto su Cortina, è pazzesco.
«Da cinque a venticinque chef, da cento a più di cinquecento presenze: in questi quindici anni di Cortina Summer Party – racconta l’organizzatrice – l’evento si è evoluto, ma ciò che non è cambiato sono la qualità e la ricerca delle materie prime, che ogni anno vengono scelte con lo scopo di valorizzare al meglio il nostro territorio».
I piatti presentati dagli chef sono stati all’altezza della situazione, mostrando anche lo stato dell’arte e dell’evoluzione della cucina dolomitica, che merita attenzione e condivisione. Finalmente, non è più solo pastìn, polenta, cervo e cansunziei – i tipici mangiari di queste zone – ma, proprio grazie al melting pot che si genera con il flusso turistico (e clientela danarosa), è finalmente diventata una cucina contemporanea, moderna. Come il cervo tonnato e abete dello chef Federico Kratter del ristorante Mondshein, la pizza Bosko di Denis Lovatel, il maialino allo Spolert con yogurt affumicato, peperone grigliato, puccia di Cortina e chips di verdure di Graziano Prest, chef patron del ristorante Tivoli, il Riso Buono Carnaroli con basilico e gallinacci dello chef Andrea Chivetto del meraviglioso Hotel de Len. Senza nulla togliere a tutti gli altri chef presenti, ovvero Riccardo de Prà, Andrea Stella, Gianluca Beltramini, Mattia Barni, Alessandro Favrin, Valentino Cecconi, Andrea Zardini Lacedelli, Waldemarro Leonetti, Alessio Rigon, Giovanni Gagliardo, Gianluca Cortesi.
Foto Bandion
Tra un cicchetto gourmet e un’ombretta di buon vino – tutto servito in materiale riciclabile nel segno della sostenibilità – c’è stato anche il tempo di presentare ben due libri che parlano proprio di cibo e cultura, o cultura del cibo: “Dove andiamo a mangiare?” di Camilla Baresani presentato da Francesco Chiamulera (ideatore di “Una montagna di libri”) e “Chi non semina non raccoglie” di Cristina Brizzolari, affiancata da Francesca Romana Barberini, edito da Giunti.
E si fa cultura anche attraverso la moda, con la premiazione del miglior outfit, che anno dopo anno punta a valorizzare la tradizione degli abiti tirolesi/ampezzani che caratterizzano la storia della Regina delle Dolomiti.
«Siamo già proiettati alla prossima edizione – afferma la vulcanica Erica Zuliani – e ci muoveremo ancora con la voglia di non snaturare mai questo evento, portandolo avanti rispettando le quattro direttrici fondamentali: il buon cibo, la cultura del vino, il divertimento e la voglia di stare nella natura».
Serve altro? Beh, si! Una strada meno bislacca per arrivare fin là. Ma si sa, Cortina val bene una coda.