Raffaele Fitto è l’unico giovane post-democristiano fra quanti sono spiaggiati sulle coste della seconda Repubblica che avrebbe fatto carriera anche nella Democrazia cristiana. A differenza di suoi più anziani colleghi che hanno cercato di emergere con piccole imprese politiche di alterna fortuna, Fitto ha presto compreso che l’intero centrodestra era una balena bianca progettata a fette invece che a correnti. Si è comportato di conseguenza, attraversando senza scrupoli di coerenza i confini fra un partito e l’altro. L’importante era la politica, cioè la sua carriera politica, democristianamente cioè andreottianamente, intesa. Non una sola idea, venatura, nuance di Fratelli d’Italia ritrovereste in Fitto. Per questo non ha avuto concorrenti quando Meloni ha dovuto scegliere chi inviare in Europa.
Ieri sui cercapersone dei politici e giornalisti legati a Meloni è circolato uno dispaccio prontamente riversato sui media in cui si faceva sarcasmo sulle profezie di isolamento dell’Italia in Europa. «Raffaele Fitto commissario designato con vicepresidenza esecutiva: non male per un Paese isolato in Europa, ai margini del mondo, ormai votato al declino», ha rapidamente twittato Annalisa Chirico. Se la replica è stata motivata dalle frequenti e ripetitive polemiche della sinistra, ora però a destra dovranno inventarsi qualcosa per giustificare il voto favorevole che il partito di Meloni dovrà assicurare a tutti i commissari scelti da Ursula von der Leyen.
Scegliere fior da fiore non le sarà consentito, perché potrebbe comportare una fatale ritorsione di socialisti liberali o verdi contro Fitto. Ma quando l’alleanza di FdI con popolari, socialisti, liberali e verdi si manifesterà così platealmente, Meloni dovrà giustificare davanti ai suoi alleati della destra conservatrice-reazionaria il tradimento della parola data. «Fratelli d’Italia non potrà mai far parte di una maggioranza che comprende i socialisti e i verdi. Mai con la sinistra. Lo abbiamo sempre detto e così è stato», si leggeva su un post ufficiale di FdI il 18 luglio scorso, subito dopo il voto contrario alla presidenza di von der Leyen. Mai. Votare il pacchetto integrale della Commissione significa esattamente il contrario. Vedremo come Meloni se la caverà, se se la caverà.
Ora che le aspettative dell’opposizione italiana sono venute meno, cosa farà la variegata sinistra? Votare contro Fitto equivarrà a votare contro la presidente della Commissione. Facile per Conte, meno per i verdi, impossibile per il Partito democratico. I socialisti così si ricompatteranno in Europa mentre le destre cominceranno a frantumarsi. Se tutto questo è frutto di una strategia, e se andasse in porto, occorrerà ammettere che la Ue ha insperabilmente trovato una vera leadership.