Aiuto volontarioIl contributo della società civile alla resistenza ucraina

Ecco come attivisti, militanti e organizzazioni come Kitty Pechersk e Global Shapers Lviv sostengono i soldati al fronte

Foto di Giulio Albano

Quando la guerra bussa alla porta di una nazione, non è solo l’esercito a rispondere. In Ucraina anche la società civile, con determinazione e creatività, aiutano in tutti i modi possibili coloro che non chiamano «soldati», ma «eroi» o «angeli protettori». Tra questi ci sono i volontari della Kitty Pechersk che, con un simbolo tenero ma potente – un gattino con un elmetto –, realizzano strumenti di difesa che fanno la differenza sul campo di battaglia: tute mimetiche – i cosiddetti kikimoras per i soldati al fronte – e reti mimetiche usate dai civili nelle zone di guerra per nascondere obiettivi sensibili dai possibili attacchi di droni.

«Siamo attivi dal 2022», racconta Lela mentre indossa un kikimora bianco per l’inverno. «Nella nostra sede di Kyjiv creiamo tute mimetiche, ma anche souvenir che rivendiamo per autofinanziarci. Siamo in contatto con i soldati al fronte. Non solo ci ringraziano, ma ci mandano anche i loro feedback su come migliorare le tute. Dobbiamo adeguare le taglie, cerchiamo anche di renderle il più comode possibile. In ogni kikimora poi c’è sempre un taschino dove possono inserire i loro portafortuna o le foto dei familiari».

Nei due anni di attività, la Kitty Pechersk ha prodotto ottocentotré camouflage nets e duemilacinquantaquattro kikimora, grazie al lavoro delle centinaia di volontari che si sono susseguite.

I volontari vanno dai cinquanta ai cento, a seconda dei periodi, e non sono solo di Kyjiv, né tutti ucraini. La Kitty Pechersk accoglie decine di collaboratori internazionali, facendo loro anche da guida su come muoversi in Ucraina e creando una comunità internazionale che si incontra tra eventi e iniziative. 

Foto di Giulio Albano

E la Kitty Pechersk è diventata una seconda famiglia soprattutto per ragazze come Alina: nel 2022 era tornata dai genitori nel Lutsk, una zona più sicura situata nell’Ucraina dell’ovest, ma adesso è di nuovo Kyjiv, per poter vivere la sua vita da ventiduenne.

«Io e i miei amici cerchiamo di attivarci come possiamo per supportare la vittoria», racconta Alina. «Quando mi è possibile, vengo qui per dare una mano. Mi sento accolta e posso rendermi utile. Non voglio stare a casa a non fare nulla. Qui abbiamo costruito una comunità»

Nel frattempo, a Leopoli, i Global Shapers Lviv organizzano raccolte fondi per l’acquisto di materiale sanitario. Si tratta di una realtà internazionale di under-30. Ho incontrato la curator, Stefania, di ventidue anni. «Dopo l’attacco dell’8 luglio all’ospedale Okhmatdyt, uno dei più grandi centri pediatrici d’Europa, i pazienti sono stati trasferiti al Centro Medico qui a Leopoli», racconta Stefania. «Per sostenere questa struttura, e in particolare il reparto di oncologia e la clinica di salute mentale per bambini, noi adolescenti e giovani stiamo organizzando delle raccolte fondi. Ogni donazione, anche solo di cinque euro, è importante».

Foto di Giulio Albano

«Finora abbiamo raccolto duemilacinquecento euro per il reparto di oncologia, oltre settanta libri, due sacchi di vestiti per bambini, diversi giocattoli e dieci chili di materiale di cancelleria per la clinica di salute mentale per bambini, adolescenti e giovani. In passato abbiamo fatto anche raccolte per i militari e le loro famiglie. Siamo riusciti a raccogliere più di cinquemilacinquecento euro. Siamo in un momento di difficoltà: tutti dobbiamo fare la nostra parte», conclude Stefania.

Il futuro dell’Ucraina non si costruisce solo nelle trincee, ma anche nei piccoli gesti di solidarietà e resilienza che vedono protagonisti i giovani di tutto il mondo. Dalla creazione di tute mimetiche ai fondi per gli ospedali, il messaggio è chiaro: in tempo di guerra, l’unità e il sostegno reciproco sono le armi più potenti. Mentre il conflitto continua, i volontari dimostrano che anche un singolo contributo può fare la differenza tra speranza e disperazione.

*Ha collaborato alla realizzazione del reportage Andrea Zazzera

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