Non si trovano più camerieri?Nasce il primo osservatorio sul lavoro nel mondo della ristorazione

Per bar e ristoranti, gestire le risorse umane è diventato fondamentale. La startup Restworld, intervistando gli operatori del settore, punta a sfatare i falsi miti, portando alla luce – dati alla mano – ciò che sta realmente accadendo

(Unsplash)

È online il primo Osservatorio delle risorse umane nel mondo della ristorazione. A lanciarlo è la startup Restworld, che si occupa di far incontrare domanda e offerta di lavoro nel settore promuovendo contratti e modalità organizzative sostenibili. Fino a dicembre 2024, titolari e dipendenti dei locali possono partecipare all’indagine compilando un questionario. Ma già dalla prime risposte emergono alcuni risultati che offrono spunti e raccomandazioni per i ristoratori e gli esperti di Hr.

«Il nostro Osservatorio nasce dall’esigenza di colmare un vuoto informativo sulle risorse umane nel settore della ristorazione italiana», spiegano da Restworld. «Dopo la pandemia, per i ristoratori è emersa con forza la necessità di comprendere al meglio le sfide da affrontare nella gestione del proprio staff, e di individuare soluzioni concrete che possano migliorare il clima lavorativo e la soddisfazione dei collaboratori. Il tutto con l’obiettivo di aumentare l’attrattività di nuovi talenti, ma soprattutto per mantenere con sé i talenti già in azienda».

Secondo il Rapporto Ristorazione 2024 di Fipe, in Italia, l’occupazione nel settore ha finalmente superato i livelli pre-pandemia. Ma le sfide non sono certo finite. La carenza di uno staff qualificato rimane una questione centrale, spinta da una nuova percezione del senso del lavoro soprattutto nelle nuove generazioni.

I primi risultati raccolti dall’Osservatorio mostrano i ristoratori italiani divisi in due grandi gruppi. Da una parte i ristoratori «consapevoli», che si sono mossi per tempo e hanno capito che c’era bisogno di modificare le modalità di lavoro in un settore che viveva di sacrifici e turni massacranti, con contratti e stipendi non sempre all’altezza (per usare un eufemismo). Dall’altra gli «sprovveduti», incuranti dei segnali che arrivavano dal mondo del lavoro, che si trovano ancora a dover fare i primi passi verso la salvezza, in un mercato in cui – non a caso – le grandi catene guadagnano terreno, mentre i ristoranti a conduzione familiare faticano sempre più.

Quello che viene fuori dall’Osservatorio è che i ristoratori del primo gruppo hanno registrato una maggiore soddisfazione del personale e una riduzione significativa del turnover. Oggi, spiegano da Restworld, il benessere dei propri collaboratori non è più un semplice optional, ma una necessità per attrarre e trattenere talenti in un mercato sempre più competitivo. Che per giunta subisce pure il calo demografico.

Negli ultimi dodici mesi, i ristoratori insoddisfatti hanno invece aumentato gli stipendi con una frequenza maggiore (30 per cento) rispetto ai loro colleghi soddisfatti del proprio team (16.7 per cento). Questo dato suggerisce che i ristoratori rimasti indietro stanno cercando di compensare una carenza percepita nella loro capacità di attrarre e trattenere talenti, puntando sulla retribuzione come leva principale. I ristoratori lungimiranti, invece, avevano già aumentato gli stipendi oltre un anno fa.

«Oggi, il lavoro nella ristorazione, è percepito veramente male», spiega Luca Lotterio, ceo e cofounder di Restworld. «Spesso le prime parole, negative, che vengono alla mente delle persone che non operano in questo settore sono: “troppo lavoro”, “troppo nero”, “sfruttamento”. Questo perché per anni si sono sommate centinaia di migliaia di esperienze di lavoro negative tra le persone da qualsiasi parte d’Italia, con il risultato che, spesso, le persone si son trovate a scappare da questo settore».

Il motivo per cui molti oggi non trovano personale è che la maggior parte dei ristoratori, purtroppo, per anni, «ha offerto lavoro di scarsa qualità. E quindi, oggi, lavorare in ristorazione è percepito come un lavoro di scarsa qualità. Di scarse prospettive di carriera. Di scarso stipendio. Di scarso equilibrio con la vita privata. Ed è stata colpa dei ristoratori». Ma, aggiunge, «c’è una rivoluzione in corso. C’è un barlume di speranza, ovviamente non per tutti». Il nuovo Osservatorio di Restworld monitorerà quanti e quali ristoratori riusciranno a dare una nuova luce alle professioni del settore.

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