Ci sono anniversari e anniversari: quello che si è appena celebrato, i venticinque anni del Festival “Franciacorta in Cantina” (dal 13 al 15 settembre), rappresenta un traguardo di tutto rispetto. Venticinque anni in cui quel lembo di terra compreso tra la città di Brescia e la sponda meridionale del Lago d’Iseo, disegnato da colline dolci in cui vigneti che paiono giardini si alternano a boschi, borghi antichi, castelli e monasteri, è diventato famoso in tutto il mondo per il vino che lì si produce, il Franciacorta appunto, le bollicine più pregiate d’Italia. Qui, su questi novecento ettari di territorio, le brezze fresche e delicate creano un microclima ideale soprattutto per la coltivazione di Chardonnay, Pinot Bianco e Nero, uve perfette per dar vita a spumanti fini ed eleganti, che negli anni sono diventati uno dei migliori biglietti da visita per il vino italiano.
Per festeggiare l’anniversario, il Festival quest’anno è stato preceduto da un dibattito, il 13 settembre scorso a Rodengo Saiano, in provincia di Brescia, dal titolo “Il Festival Franciacorta compie venticinque anni”, in cui si è parlato di quanto è stato fatto sinora per la promozione di questo vino e del territorio, e di quanto occorre fare per le prossime edizioni. Un incontro per gli addetti ai lavori, condotto dalla direttrice di DOVE Simona Tedesco, con la partecipazione di Silvano Bresciani, presidente del Consorzio Franciacorta, di Claudio Faccoli, imprenditore e past president del Consorzio, Andrea Bariselli, psicologo e neuroscienziato, Roberta Milano, direttrice scientifica presso Food&Wine Tourism Forum, Rosario Rampulla, vice caporedattore del Giornale di Brescia, e Giulio Tosini, vice direttore di Brescia Oggi.
Cosa è cambiato negli anni
Era il 2000 quando nascevano il Festival e la Strada del vino di Franciacorta: da quel momento in poi vino e territorio sono cresciuti insieme. Lo conferma il presidente del Consorzio Franciacorta Silvano Brescianini: «Abbiamo iniziato in un momento storico in cui il Franciacorta lo conoscevano in pochi. Per farci conoscere abbiamo aperto le cantine ai visitatori e organizzato banchi di assaggio a Villa Lechi, a Erbusco. I primi anni le adesioni delle cantine erano poco più di trenta, ma anno dopo anno sono diventate sempre di più, sino alle settanta dell’edizione 2024, e al vino abbiamo affiancato la cucina con i piatti più rappresentativi, e aperto le porte di castelli, ville e pievi, per far scoprire al mondo questi luoghi».
Serietà e rigore sono stati i capisaldi di questa operazione, che ha visto la collaborazione di tanti imprenditori e di istituzioni della zona. «Noi agricoltori siamo sempre naturalmente spinti a metterci in gioco per dare lustro ai nostri vini e al nostro territorio – spiega ancora Brescianini – e la collaborazione che abbiamo ricevuto è frutto della solidità e della concretezza dei nostri propositi».
Nel portare avanti questo progetto e nel dar vita a un brand che è oggi un volano per l’economia di questa parte di Lombardia, è stato fondamentale fare rete tra tutte le realtà coinvolte, non solo le cantine, ma anche ristoranti e albergatori della zona, perché ci fosse, nell’offerta turistica e nella promozione di un vino, una narrazione omogenea e armonica, che desse vita a una visione comune e a una identità territoriale. «Il Festival – racconta Claudio Faccoli, produttore e past president del Consorzio – nacque anche per far vedere che cosa si stava facendo su queste colline. Volevamo valorizzare “il gusto della Franciacorta”».
I meccanismi per promuovere tutto questo sono cambiati negli anni e la tecnologia è stata di grande supporto. Grazie ai podcast, per esempio, è stato possibile ampliare il racconto di ogni singola realtà e aumentare i contenuti per ogni cantina, così come i QR Code hanno permesso a tutti gli attori di moltiplicare gli spazi fisici riuscendo a dare più informazioni sulle loro attività. Quanto ai nuovi strumenti di comunicazione come i social (Facebook e Instagram soprattutto), sono ormai determinanti per creare ingaggio e far crescere il numero dei visitatori.
«Ciò che è accaduto qui – racconta Brescianini – è stato un paradigma per tante altre zone d’Italia. La Franciacorta è stata un esempio di spumantizzazione prima e di promozione del territorio poi, seguito da molte altre cantine in tutto il nostro Paese. Questo fenomeno ha fatto da volano anche per tante produzioni locali, che grazie al vino hanno avuto uno slancio inatteso».
Bilancio e propositi per il futuro
La risposta del pubblico a questa edizione è stata ancora una volta molto positiva. «Sono state superate le cinquantamila presenze durante il Festival – ci spiega Giorgio Vezzoli, presidente della Strada del vino di Franciacorta – un risultato davvero sorprendente. Tutte le attività organizzate in cantina, come picnic in vigna, cene all’aperto, degustazioni, hanno avuto grande riscontro, nonostante il tempo non sia stato bellissimo. Il Festival quest’anno è cominciato in anticipo, il venerdì pomeriggio, una richiesta giunta da tutti gli associati, per potere avere più tempo a disposizione».
I riscontri positivi non sono mancati anche da parte degli altri attori della kermesse, come ristoratori e albergatori. L’affluenza di visitatori nei diciotto comuni (più la città di Brescia) che fanno parte della Franciacorta non si è esaurita infatti nei tre giorni dell’evento, ma si è riverberata anche in quelli precedenti e successivi, soprattutto nel caso di turisti stranieri. «Il nostro impegno per le edizioni future – prosegue Vezzoli – sarà quello di fare più sistema tra tutte le parti coinvolte, in modo che il turista possa gravitare sul territorio di Brescia per tre settimane, visitando non soltanto la Franciacorta, ma anche il Lago di Garda e Ponte di Legno, per fare un esempio. Avere una governance territoriale significa poter concertare tutto il fruibile nel miglior modo possibile e poterlo offrire per più giornate».
Le attività che hanno riscosso più successo tra le trecento organizzate in questa edizione si possono dividere in due grosse famiglie: quelle legate a un consumo più disinvolto e ludico del Franciacorta, come concerti e aperitivi, preferiti da un pubblico più giovane, e quelle invece con una finalità più educativa, come le verticali di vecchie annate, le degustazioni guidate o gli incontri con i produttori, apprezzati da un pubblico più maturo.
I propositi per il futuro? «Il primo passo che abbiamo fatto – prosegue Vezzoli – è stato comunicare a tutte le cantine le date delle prossime edizioni del Festival, in modo che possano tenersi libere e partecipare. C’è poi necessità di lavorare dal punto di vista della comunicazione sia sul comparto estero, perché possa vivere la Franciacorta in un modo più ampio, visitando più comuni e soggiornando più tempo, sia sulle risorse interne, facendo formazione a ristoratori, albergatori, curatori di musei, che sono parte coinvolta nell’indotto del Festival. Un indotto, voglio precisare, che non è soltanto quello dell’evento nei giorni della kermesse, ma che si traduce in una fidelizzazione dei visitatori che tornano nelle nostre terre, apprezzano la nostra cucina e le bellezze artistiche di questi luoghi e acquistano le nostre bollicine anche in altri periodi dell’anno».