I cani e i lupiLa memoria corta dell’Occidente, e il dovere di ricordare i crimini russi in Ucraina

Mosca prolunga la guerra nella speranza di essere riabilitata diplomaticamente e che tutti prima o poi dimentichino quanto accaduto a Mariupol, Bucha, Irpin, Borodyanka, Izyum, Lviv, Kyiv, Kramatorsk. Alcune dichiarazioni inopportune sembrano assecondare questo desiderio di Putin, ma gli ucraini non smetteranno mai di ricordare al mondo gli orrori commessi dal popolo russo

LaPresse

In un comizio nella Carolina del Sud, Donald Trump ha dichiarato che l’Ucraina è un paese che non esiste più. Olaf Scholz ha intenzione di chiamare il dittatore russo Vladimir Putin in vista del G20 di Novembre in Brasile. Juan Antonio Samaranch, in corsa per la poltrona di presidente Comitato olimpico internazionale, durante una conferenza stampa a Budapest ha detto che vuole riammettere la Russia ai giochi Olimpici. A Legnago, in Italia, durante l’esibizione finale all’International Salieri Circus Award, la concorrente ucraina è stata squalificata per aver puntato il dito contro un giurato russo, Maxim Nikulin, che si faceva fotografare con i soldati russi ufficialmente riconosciuti come criminali di guerra. Qui vorrei soffermarmi sul fatto che questo giurato russo, che sostiene la guerra in Europa, è stato coccolato e venerato dal festival, e ha pure accusato la concorrente ucraina di fare propaganda. Alla Mostra del Cinema di Venezia, sempre in Italia, è stato proiettato un film propagandistico russo, spacciato per documento neutrale. A Bruxelles, tutti i deputati italiani, salvo due, hanno votato contro il permesso all’Ucraina di colpire obiettivi militari sul territorio russo.

Questi sono alcuni fatti successi nel mondo a settembre del 2024. Il settembre del 2024 in Ucraina è iniziato diversamente. I missili russi hanno ucciso più di cinquanta persone, ferendone altre duecento, nella città di Poltava, mai colpita gravemente prima. Il 4 settembre è stata colpita una palazzina residenziale a Lviv, che ha seppellito una famiglia intera, la madre e tre splendide figlie. In questi giorni ci ha scosso la notizia che anche il professore del Politecnico di Lviv, rimasto ferito in quell’attacco, è deceduto nell’ospedale. Un altro uomo, ferito in quell’attacco ha perso la vista definitivamente. A settembre, i russi hanno lanciato ogni notte, ripeto ogni notte, attacchi con droni iraniani sulle città ucraine. Solo l’altro ieri, l’antiaerea ucraina ha respinto settantotto droni iraniani su centocinque lanciati dai russi. Abbiamo anche assistito in diretta all’esecuzione di sedici soldati ucraini, da prigionieri, da parte dei russi in violazione di qualsiasi legge internazionale sui prigionieri di guerra.

Mettendo in contrasto questi due capoversi, come due mondi diversi, a volte mi sembra che gli ucraini sembrino invasati, come quei matti del paese che girano per le vie mostrando cartelli scritti a mano, come quelli che gridano all’apocalisse, o che denunciano i complotti. Sembra che gli ucraini, e i loro sostenitori, stiano predicando una verità tutta loro, eppure il bene e il male hanno gli stessi significati in tutte le lingue e in tutte le culture. Quasi tutte, perché quella russa oggi non sa da che parte sta il bene.

La cultura è anche come noi ci relazioniamo con il mondo, e per ora il modo russo di relazionarsi con questo mondo è stare zitti nel loro paese, pagando le tasse e di conseguenza sponsorizzando la guerra contro l’Ucraina, oppure stare in giro per il mondo, sempre zitti (coca cola refugees), salvo rari casi ma così rari che non riescono nemmeno a costituire un dato statistico.

E nonostante il fatto che gli ucraini leggano tutti i giorni le notizie (fidatevi: oggi l’Ucraina è sicuramente la nazione più informata e più politicamente attiva del mondo, perché in gioco c’è la sua esistenza) su Trump che dice che l’Ucraina non c’è più, su Scholz che vuole chiamare Putin, sui i film che distorcono la realtà, sui giurati russi che abbracciano i criminali di guerra, sui deputati italiani che votano come la peggiore destra di sempre, nonostante tutto ciò gli ucraini scrivono a mano i cartelli e continuano disperatamente a cercare giustizia. La giustizia per tutti coloro che hanno perso la vita per colpa dell’aggressione russa, per coloro che sono rimasti feriti o hanno perso i loro cari. Gli ucraini mandano note di protesta, si arruolano in continuazione, resistono nelle trincee, smantellano la propaganda russa, raccontano la verità mettendo il proprio dolore in vista solo per poter arrivare alla mente poco enfatica degli altri, che registrano i crimini di guerra sperando un giorno di raccontare tutto in un’aula dell’Aia e rinfrescare la memoria, per esempio, a Olaf Scholz.

I russi invece prolungano questa guerra, sperando nella memoria corta, nella svogliatezza e nella pigrizia dovuta allo stare bene dell’Occidente. Queste piccole mosse: avere un giurato russo al concorso, avere un film russo alla Mostra del cinema e voler riamettere la Russia ai giochi olimpici parlano della memoria più che corta di quelli che permettono che queste cose accadano. Ormai chi pensa più alle vittime di Bucha del marzo 2022?

Nonostante questo articolo abbastanza pessimista, credo ancora fermamente nella giustizia e so che la giustizia arriverà. E quando succederà, a questo punto grazie alla grazia divina o ai cristalli magici, perché ormai quelli ci sono rimasti, ci assicureremo di rinfrescare la memoria di tutti i crimini di guerra commessi dai russi: Mariupol, Bucha, Irpin, Borodyanka, Izyum, Lviv, Kyiv, Kramatorsk e ci ricorderemo di tutti quelli che hanno fatto l’occhiolino al dittatore, perché quella, secondo tutte le leggi, si chiama collaborazione. E se non succederà, ho una brutta notizia per tutti, questo mondo non varrà niente.

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