Secondo il “Rapporto sulla comunità ucraina in Italia – 2023” ci sono trecentottantatrémila e cinquecentoundici ucraini regolarmente soggiornanti in Italia, pari al dieci per cento dei cittadini di origine straniera presenti nel Paese. Il dato è chiaro: gli ucraini sono una parte importante della società italiana. Più della metà della comunità è arrivata dopo l’aggressione russa su larga scala: con oltre centosessantasette nuovi arrivi solo nel 2022, un incremento del sessantacinque per cento in un solo anno. Centinaia di migliaia di persone arrivate qui in cerca di speranza e pronte a contribuire alla crescita della società italiana.
La comunità ucraina in Italia è formata principalmente da donne, oltre il settantacinque per cento del totale: gli uomini sono rimasti principalmente a difendere il loro paese. Mentre scoppiava la guerra, queste donne non sono rimaste a guardare. Si sono attivate per creare e gestire molte associazioni che coinvolgono sia ucraini, sia italiani a Bari, Roma, Bologna, Trapani, Milano, Reggio Calabria, Salerno e in tante altre città. Queste organizzazioni offrono supporto ai rifugiati – sia materiale, sia morale – e promuovono la cultura ucraina cercando di fare in modo che i tanti bambini che cresceranno qui non dimentichino le loro origini.
Ora tutte queste realtà si sono messe insieme: le rappresentanti di quarantaquattro associazioni ucraine, distribuite su tutto il territorio italiano, si sono incontrate a Salerno il 16 e il 17 novembre per dar vita al primo Congresso nazionale delle Associazioni ucraine d’Italia.
Mentre alle nostre spalle risuonava la musica ucraina, abbiamo parlato con Lara Levchun, neoeletta presidentessa del congresso delle Associazioni ucraine d’Italia. Levchun vive a Roma da ventiquattro anni e attualmente tiene corsi sul diritto e sulla regolamentazione dell’immigrazione per ragazze ucraine.
«In passato abbiamo agito in modo individuale sui territori, ma poi è nata l’esigenza di collaborare. Un anno fa, le associazioni si sono riunite e hanno sottoscritto un memorandum di collaborazione. Durante quest’anno di lavoro abbiamo dimostrato che possiamo collaborare, discutere e realizzare progetti sempre più ambiziosi – spiega Levchun –. Ora ufficializziamo questa collaborazione, dando vita al congresso nazionale delle Associazioni ucraine in Italia. Il nostro obiettivo principale è sostenere i nostri connazionali, sia finanziariamente, sia moralmente, e prepararci per la ricostruzione dell’Ucraina dopo la guerra. Vogliamo essere un ponte tra l’Italia e l’Ucraina per la futura rinascita. Ci siamo strutturati in dipartimenti che lavorano insieme per sostenere la comunità, ed è straordinario vedere come quarantaquattro associazioni si supportino a vicenda».
«Abbiamo scelto Salerno come sede dell’assemblea perché molte delle nostre associazioni si trovano nel Sud Italia. Salerno, con il sole, il mare e l’accoglienza della sua gente, ci è sembrata la scelta ideale. Sebbene il coordinamento sia nato inizialmente nel Sud, oggi il congresso rappresenta l’intero territorio nazionale. Abbiamo anche ricevuto un invito a Bruxelles, al Parlamento europeo, per un incontro che si terrà a dicembre. Questo è un grande passo per noi, perché ci permette di far sentire la nostra voce anche a livello internazionale. Non vogliamo essere visti solo come un popolo che chiede aiuto, ma come cittadini che contribuiscono attivamente», conclude Levchun.
Così la comunità ucraina si è ritrovata per celebrare la nascita del congresso. Siamo nel centro sociale del Comune di Salerno, dove, già dall’arrivo, si notano la bandiera ucraina e le famiglie impegnate a fare foto di gruppo indossando le vyshyvanky, gli abiti tipici ucraini. Nell’atrio ci accolgono banchetti con manufatti artigianali realizzati dalle varie associazioni del territorio, mentre un fitto chiacchiericcio riempie l’ambiente, con amici e familiari che si ritrovano.
Il chiacchiericcio si spegne quando inizia il concerto, con esibizioni di musica tradizionale, rock e cover di brani occidentali. Diciassette artisti, rappresentanti delle associazioni presenti, si sono esibiti, rendendo la giornata un’occasione di condivisione culturale e artistica. Chi si aspettava solo musica tipica dell’est Europa è rimasto piacevolmente sorpreso: l’Ucraina è occidentale anche nei gusti musicali che hanno formato i giovani negli ultimi trent’anni. Un momento decisamente inaspettato è stato ascoltare la musica partenopea reinterpretata da una cantante ucraina che vive a Napoli da anni: un vero esempio di integrazione riuscita.
Il festival si è aperto con la sfilata di moda di Anastasiya Vassylyk, una stilista ucraina premiata e riconosciuta per il suo ricamo a mano. Anastasiya è arrivata in Italia all’inizio del conflitto, insieme ai suoi due figli, per garantire loro sicurezza. Prima di trasferirsi, era docente universitaria di Teoria e pratica della traduzione artistica e letteraria. Ora interpreta in chiave moderna i simboli della tradizione culturale ucraina. «Voglio onorare la nostra cultura e trasmettere alle giovani generazioni l’importanza di mantenere la propria identità, senza vergognarsi delle proprie origini», spiega Vassylyk. Ogni vestito è unico: l’obiettivo della stilista è quello di creare abiti che siano profondamente significativi e legati alle radici culturali. «E poi voglio permettere alle mie connazionali di essere belle. Saremo profughe, saremo in difficoltà, ma restiamo pur sempre donne libere».
A essere presenti, anche tanti italiani, molti dei quali sono legati affettivamente al popolo ucraino, che da anni è entrato a far parte delle loro famiglie. Pensare che le posizioni prese siano solo per legami affettivi sarebbe ingenuo. Gaetano Rutigliano, da Bari, ci racconta: «Sono venuto a questo congresso perché, oltre ai legami personali, credo profondamente nei valori che difendiamo. Quello che sta accadendo in Ucraina è una grossa ingiustizia, e difendere l’Ucraina significa difendere il diritto internazionale e la dignità umana. È una questione di giustizia, ma anche di valori umani e morali che non possono essere ignorati. L’Ucraina ha una propria identità e una cultura ricca che merita di essere sostenuta e valorizzata. Molti di noi la associavano ancora alla Russia, ma è fondamentale capire che l’Ucraina è una realtà indipendente. Siamo molto più vicini a questa realtà di quanto potessimo immaginare, ed è importante che ci sia più interesse e sostegno per questa causa».
Il concerto finisce e si resta insieme, in piccoli gruppi. Si mangia, si beve e naturalmente si parla del congresso. Il tempo scorre piacevole, interrotto nel cuore della notte dalle terribili notizie del massiccio attacco missilistico del 17 novembre su tutta l’Ucraina. Nonostante questo, si va avanti. Si deve andare avanti.
La seconda giornata è stata dedicata ai lavori del congresso vero e proprio, con l’assegnazione delle cariche e la definizione delle linee strategiche per il futuro. Dopo una parte più riservata, l’assemblea viene aperta a noi giornalisti e agli «amici» dell’associazione. Lara Levchun viene nominata presidente, Oksana Rohova, dell’associazione Uniti per l’Ucraina Bari, viene scelta come vicepresidente.
«Il nostro obiettivo è essere uniti per affrontare meglio le sfide che ci attendono», ha dichiarato Rohova. «Lavoreremo insieme per sostenere le famiglie ucraine in Italia, per promuovere la nostra cultura e garantire un supporto concreto a chi ha dovuto lasciare l’Ucraina. Le associazioni lavorano in vari dipartimenti, ciascuno con un ruolo fondamentale: il dipartimento di cultura promuove le tradizioni e l’identità ucraina, quello di istruzione facilita l’integrazione dei bambini e dei giovani rifugiati, mentre il dipartimento di cooperazione internazionale e delle comunicazioni strategiche rafforzano la presenza dell’Ucraina all’estero, portando la nostra voce anche in contesti istituzionali come il Parlamento europeo. Il dipartimento di logistica assicura un aiuto concreto e rapido alle famiglie rimaste in Ucraina e a quelle rifugiate. È fondamentale dare una mano a chi è emigrato per integrarsi, far conoscere la nostra cultura e mostrare al mondo che l’Ucraina condivide valori di umanità, democrazia e libertà». È il momento delle foto e del buffet. Si sta insieme in allegria. Oggi inizia un nuovo capitolo della vita della comunità Ucraina in Italia.