Se non ci saranno sorprese in aula, il 27 novembre 2024 la Commissione europea Ursula-bis otterrà la fiducia della maggioranza semplice dei votanti nell’assemblea a Strasburgo e i nuovi commissari entreranno nel Palazzo del Berlaymont il 1° dicembre dopo l’approvazione formale del Consiglio Europeo a maggioranza qualificata. Ursula von der Leyen ottenne quattrocentouno voti il 18 luglio 2024 e cioè la maggioranza assoluta dei settecentovoti parlamentari europei, molti di più di quelli che la votarono il 17 luglio 2019, confermando la maggioranza Ursula che ha unito Popolari, Socialdemocratici e Liberali a cui si sono associati i Verdi sia per l’attenzione rivolta in quel momento da Ursula von der Leyen a quel gruppo sia per la sua conferma del Patto Verde Europeo con una chiara chiusura verso i gruppi di orientamento nazionalista.
Sono rimasti dunque fuori dalla maggioranza Ursula i tre gruppi di estrema destra e cioè i “Patrioti” ispirati da Viktor Orbán (Fidesz), Marine Le Pen (Rn) e Matteo Salvini, i “Conservatori” ispirati da Giorgia Meloni (FdI) e Mateusz Morawiecki (PiS) insieme ai “Sovranisti” ispirati da Alice Weidel e Tino Chrupalla (Afd) e Santiago Abascal (Vox). Dal 18 luglio 2024 in poi è apparso sempre di più che la maggioranza Ursula è considerata dal Partito popolare europeo e soprattutto dal suo leader Manfred Weber come una coalizione occasionale per convinzioni politiche ed elettorali ma anche perché l’Unione europea è un sistema ibrido o ermafrodita.
In esso la componente confederale e intergovernativa prevale su quella comunitaria. In più il rapporto di fiducia fra il Parlamento europeo e la Commissione europea non può essere paragonato a quello che esiste fra un Governo e un Parlamento nei sistemi nazionali di democrazia parlamentare. Infine, i commissari sono formalmente espressione degli Stati membri ma di fatto degli Esecutivi nazionali.
Dal 18 luglio 2024 sono aumentati o stanno aumentando i Governi con influenze nazionaliste in Francia, nei Paesi Bassi, in Belgio; è entrata in crisi la coalizione semaforo in Germania con le elezioni anticipate fissate per il 23 febbraio 2025 e la vittoria di Donald Trump rafforzerà l’area sovranista nel mondo ed anche in Europa dando ossigeno a Manfred Weber e al Ppe nel Parlamento europeo.
Ciò renderà più facile il metodo dei «due forni» – secondo l’espressione inventata da Giulio Andreotti – e cioè la scelta di alleanze occasionali di centro-destra o di centro-sinistra dove le prime hanno affinità elettive più consistenti delle seconde sulla politica dei respingimenti dei richiedenti asilo e sulla demolizione del Patto Verde Europeo oltre che sulla prevalenza delle competenze nazionali su quelle europee.
Da quel che è emerso nelle riunioni dei gruppi politici ed al loro interno appare molto probabile che ci sarà il 27 novembre 2024 una variazione sostanziale – numerica e politica – della maggioranza che votò a favore di Ursula von der Leyen il 18 luglio 2024 per la defezione dei Verdi o di una loro maggioranza (cinquantatré), di una trentina di Socialisti (francesi, tedeschi, belgi valloni e indipendenti italiani) ma anche di qualche Liberale e, forse, dall’altra parte dell’emiciclo, dei Popolari spagnoli (ventitré).
La maggioranza Ursula è stata formalmente confermata con la piattaforma di cooperazione : la piattaforma non è un contratto di coalizione fra Ppe, S&D e Renew in nove punti che riprende le priorità di Ursula von der Leyen del 18 luglio 2024 con una maggioranza da cui sono stati esclusi (su richiesta del Ppe) i Verdi. La piattaforma non contiene alcun impegno del Ppe a rispettare il cordone sanitario con i “Patrioti” e i “Sovranisti”, ma anche alcun impegno ad allargare la maggioranza all’Ecr, un gruppo che non ha mai riconosciuto la legittimità di questo cordone.
Vale la pena di ricordare che il via libera alla candidata socialista spagnola Teresa Ribera è venuto dal Ppe solo con la precisazione – sulla base di un impegno formale solo del Ppe che potrebbe tuttavia coinvolgere Ursula von der Leyen sulla base dell’art. 17.6.c che le attribuisce il potere di esigere le dimissioni di un membro della Commissione – che Teresa Ribera dovrà dimettersi immediatamente nel caso in cui vi fosse qualsiasi accusa di un procedimento legale nei suoi confronti (legal charge or proceeding) in relazione alle inondazioni nella Comunità valenciana.
I Socialdemocratici e i Liberali invece «si attendono che Raffaele Fitto sia totalmente indipendente dal proprio Governo, si impegni pienamente ad applicare il meccanismo di condizionalità dello Stato di diritto e a lavorare per il suo rafforzamento nell’Unione europea», chiedendo di attribuire a Ursula von der Leyen il controllo dei fondi di coesione dal 2028 in poi nel quadro del nuovo Quadro Finanziario Pluriannuale.
Le defezioni dei Verdi insieme a parte dei Socialdemocratici, dei Liberali e dei Popolari spagnoli a cui si aggiungeranno i voti contrari della Sinistra (quarantasei) e dei Non Iscritti (trentadue), saranno tuttavia compensate dal voto favorevole dei parlamentari di Fratelli d’Italia (ventiquattro) – insieme ai conservatori belgi (tre) e cechi (tre) che avevano già votato a favore di Ursula von der Leyen il 18 luglio 2024 ma non del PiS polacco (venti) che votò invece a favore della prima Commissione von der Leyen nel novembre 2019 – consentendo così alla nuova Commissione europea di garantirsi la maggioranza semplice dei votanti sapendo che le astensioni non valgono come voto contrario.
Con la prospettiva di una progressiva rottura del cordone sanitario verso le destre estreme e dell’ingresso dei nazionalisti nei meccanismi di decisione legislativa e nel lavoro politico del Parlamento europeo rischia così di evaporare il sistema istituzionale europeo la cui efficacia è stata a lungo fondata sulla dialettica o sulla conflittualità fra il Parlamento europeo in quanto rappresentante degli interessi europei ed il Consiglio dell’Unione in quanto rappresentante degli interessi nazionali. A ciò si aggiunge che la posizione di equidistanza interistituzionale della Commissione europea rischia oggi di essere messa in discussione dalle aperture di Ursula von der Leyen alla destra dell’emiciclo e dalla maggioranza assoluta dei commissari di Ppe, Ecr e Patrioti (17 su 28) nel nuovo Esecutivo europeo.
Gli anticorpi politici per contrastare il metodo dei due forni e il consolidamento di una nuova coalizione di centro-destra potranno risiedere solo nella volontà politica comune di Socialdemocratici, Liberali e Verdi insieme a parte delle Sinistre ad aprire un negoziato immediato con i settori più aperti al dialogo del PPE proponendo di accompagnare il voto di fiducia alla nuova Commissione europea con una Risoluzione politica programmatica per tutta la legislatura europea che potrebbe essere così formulata eccezionalmente sulla base dell’art. 126 del Regolamento interno.
Ecco il testo della proposta
Noi siamo convinti che sia necessario creare uno spazio pubblico europeo animato dai principi della democrazia parlamentare e partecipativa e cioè da una stabile alleanza fra le grandi forze politiche europee e le organizzazioni rappresentative della società civile per assicurare il rispetto dello Stato di diritto nei suoi elementi essenziali: la supremazia della legge, il diritto di avere diritti, la non-discriminazione, la separazione dei poteri, le sanzioni contro l’abuso di poteri.
Noi siamo convinti che un’Europa più integrata debba salvaguardare e valorizzare le diversità culturali partendo dalle città, nel quadro dell’identità multilivello che caratterizza il modello europeo, perché è a livello locale che la coesione e l’integrazione hanno successo o falliscono.
Noi ci impegniamo a lottare affinché sia garantito il diritto di asilo e l’accoglienza di chi fugge dalle guerre, dalle persecuzioni politiche, dalla fame, dai disastri ambientali e dallo sfruttamento delle terre nel quadro di una vera politica di inclusione che coinvolga tutti gli Stati membri e le comunità locali; sia rinnovata e rafforzata la politica di cooperazione con il Mediterraneo e con l’Africa con un piano europeo di investimenti fondato sul partenariato pubblico/privato; siano governati con misure e strumenti sovranazionali i flussi migratori, intensificando il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e imprenditoriali insieme alle associazioni di volontariato e alle Ong.
Noi chiediamo che sia garantito il diritto alla sicurezza esterna, procedendo sulla via di una progressiva integrazione degli strumenti militari nazionali al servizio della costruzione e del mantenimento della pace e di una politica estera comune; e che sia garantito il diritto alla sicurezza interna, rafforzando la lotta alla criminalità organizzata, alla corruzione e al terrorismo transnazionali, gettando le basi di un diritto penale europeo, rafforzando i poteri della Procura europea e creando un’Agenzia di Intelligence comune nel pieno rispetto delle prerogative del PE e dei parlamenti nazionali.
Noi siamo convinti che occorra dotare l’Unione economica e monetaria di un governo economico fondato su istituzioni politiche di natura democratica: superando la distinzione fra politica monetaria sovranazionale, politiche economiche intergovernative e sociali nazionali, rispettando il principio secondo cui l’euro è la moneta di tutta l’Unione europea, con l’obbligo per tutti gli Stati membri di adottarla, creando gli strumenti politici e finanziari per assicurare una prosperità condivisa.
Noi chiediamo che sia adottato un bilancio pluriennale con scadenza quinquennale declinato annualmente secondo le esigenze di breve termine, fondato su una capacità fiscale autonoma dai bilanci nazionali e dotato di vere risorse proprie, rafforzato da prestiti e mutui per garantire investimenti innovativi di lunga durata e dotato dell’ammontare necessario per assicurare ai cittadini beni pubblici a dimensione europea a partire dalla salute, dalla solidarietà intergenerazionale, dalla parità di genere e dalla lotta contro ogni discriminazione e contro le diseguaglianze.
Noi chiediamo che siano approvato un nuovo “Piano Verde e Sociale Europeo” (European Green and Social Deal) fondato su misure efficaci per promuovere la convergenza fra gli Stati membri, ridurre le diseguaglianze fra regioni e fra cittadini, affiancato da una forte politica di coesione europea; che si dia sostanza a un sistema di welfare europeo, dando piena e vincolante attuazione al “Piano sociale” e creando le condizioni di un rinnovato dialogo sociale come elemento caratterizzante della democrazia economica.
Noi siamo convinti che occorra fare della politica industriale, tecnologica e scientifica un modello di transizione ecologica, tenendo conto del suo tessuto produttivo essenzialmente composto dalle PMI e dal mondo della cooperazione e dando piena attuazione agli obiettivi per lo sviluppo sostenibile adottati dalle Nazioni Unite nel 2015 con l’Agenda 2030.
Noi sollecitiamo la creazione di une vera cittadinanza federale europea, dotata di un autonomo nucleo di diritti individuali e collettivi, civili, politici, economici e sociali sulla base della Carta dei diritti, rafforzata dall’adesione alla Carta Sociale riveduta di Torino.
Noi chiediamo che la prossima legislatura sia consacrata a un processo costituente di un’Europa unita, solidale e democratica sulla base di una Legge Fondamentale che sia democraticamente approvata attraverso un referendum pan-europeo fra i popoli e gli Stati che lo vorranno».