Agli albori del XX secolo un misconosciuto autore statunitense – H.P. Lovecraft – scrisse delle storie diverse da tutto ciò che era stato precedentemente pubblicato. Come ha affermato Michel Houellebecq, quella di Lovecraft è fondamentalmente una “macchina” per sognare. Una macchina di una grandezza e di un’efficacia straordinarie. Nelle sue pagine non vi è nulla di distaccato o di discreto. L’impatto sulla coscienza dei lettori è di una brutalità selvaggia e spaventosa. Oggi i suoi sono considerati tra i più innovativi, intensi e influenti racconti fantastici mai messi su carta. I suoi orrori inenarrabili, le intelligenze aliene e le sue inedite creature popolano un ciclo narrativo comunemente noto come Ciclo di Cthulhu da una definizione di August Derleth.
Lovecraft invece faceva riferimento alla sua cosmogonia come YogSothothery. La scelta di riprendere questa definizione è legata alla quantità di significati legati a questa Entità. Yog-Sothoth, il Guardiano della Soglia, è una sentinella vigile sulla frontiera che divide questo mondo, il mondo della realtà “concreta”, dall’altro, quello delle illusioni, dei sogni e dei fantasmi. È anche il simbolo della cesura che, nella psiche umana, separa la coscienza dagli abissi più profondi dell’inconscio. Tra l’Universo (o Macrocosmo) e l’Uomo (o Microcosmo), secondo gli antichissimi insegnamenti tradizionali, non esiste effettiva differenziazione.
L’Essere, nella sua totalità, è unico, e le separazioni derivano soltanto dall’imperfetta funzionalità dei nostri sensi. Immergersi nelle profondità dell’inconscio individuale significa, dunque, anche inoltrarsi nell’universo sconosciuto che si estende al di là delle barriere dei sensi, al di là di quelle «intollerabili costrizioni» dello spazio e del tempo, tante volte lamentate da Lovecraft nelle sue lettere.
Ma Yog-Sothoth è un severo guardiano. La Soglia sulla quale vigila segna il passaggio fra due stati dell’essere, e soltanto a chi ne ha piena qualifica è consentito il passaggio: non al profano, non a chi è ancora legato al mondo della materia e del divenire. Per questo Lovecraft indica in Yog-Sothoth un limite che si identifica con la morte o con la pazzia: all’uomo comune, infatti, non sarebbe consentito inoltrarsi nelle tenebre dell’altra realtà e riemergerne immutato.
Una simile operazione comporterebbe il dissolversi dal mondo reale per coagularsi nell’universo delle verità nascoste. Questo simbolismo è anche, ovviamente, di carattere esoterico: il raggiungimento di una conoscenza superiore, più che umana, comporta l’attraversamento della Soglia e il superamento del suo Guardiano, che respinge ogni temerario impreparato e perseguita chi non riesce nell’intento. Tale opera appare in ogni caso preziosa e insostituibile.
È da notare, inoltre, che tanto Lovecraft, quanto soprattutto i suoi continuatori, associano la Soglia a un concetto sempre negativo e all’idea non tanto di superarla per accedere all’altra realtà, quanto di impedire che quanto vi è al di là di essa penetri nel nostro mondo. In tal modo vengono rovesciati i termini dell’esoterismo classico. L’universo ulteriore viene così interpretato soltanto come terrore e malvagità che possono essere scatenati nel nostro universo per l’incoscienza, la temerarietà o la perversa volontà di alcuni uomini che cercano di dischiudere la Soglia e liberare il suo Guardiano.
In conclusione, Yog-Sothoth non è soltanto una figura mitologica, ma rappresenta una profonda riflessione sulla psiche umana e sui limiti della conoscenza. È un simbolo potente che incarna sia il terrore dell’ignoto, sia la possibilità di trascendere i confini della nostra percezione.