Make Umbria Great AgainA Schlein serve l’ossigeno umbro per rimandare (di nuovo) i problemi del Pd

Alla segretaria del Partito democratico farebbe comodo un doppio successo alle elezioni amministrative per evitare la solita resa dei conti interna al Nazareno. In Emilia il successo è certo, ma nella regione del Centro Italia il campo largo è leggermente in svantaggio rispetto al centrodestra

LaPresse

Una boccata d’ossigeno, ecco quello che Elly Schlein chiede all’Umbria che va al voto insieme all’Emilia-Romagna, dove invece la vittoria è scontata. La piccola regione del centro Italia deciderà se, alla fine di questa tornata regionale apertasi con il voto ligure, avrà prevalso sempre per due a uno la destra o il centrosinistra: è un calcolo sempre un po’ così, una Regione vale l’altra, e però è una misurazione dei rapporti di forza che tutti accettano, e dunque lo spareggio umbro diventa determinante. 

La presidente uscente di destra Donatella Tesei è seriamente insidiata dalla pacifista sindaca di Assisi Stefania Proietti, che ha dietro di sé tutto il famoso campo largo: nella terra di san Francesco evidentemente l’avvocato Giuseppe Conte è stato più clemente e non gli hanno fatto schifo i voti di Italia viva (presente nella lista di Proietti). 

Ieri però, a marcare una distinzione ormai insanabile, all’iniziativa unitaria a Terni intendiamo non c’erano. Insieme invece, col solito contorno di abbracci, baci e sollevamento di Schlein da parte del baldo Nicola Fratoianni (che poi tutta questa fisicità a sinistra, boh), c’erano i capi del campo largo, compreso l’avvocato ex del popolo. 

Ora, se Proietti vince, come detto, per il Partito democratico è una boccata d’ossigeno, nulla di meno e nulla di più, per di più in un momento di drammatico frastornamento post-5 novembre e in mezzo ai tumulti europei non tutti per la verità imputabili al Pd, ma insomma un pochino sì: e, per capirci, il plateale endorsement del presidente della Repubblica a Raffaele Fitto non sarà tanto piaciuto al Nazareno, che sul commissario europeo voluto da Giorgia Meloni ha fatto qualche barricata che ira cerca di rimuovere. 

Ci sperano molto, i dem, che santa Stefania Proietti faccia il miracolo ma i sondaggi, per quel che valgono, non incoraggiano tanto. Qualche sondaggio dá un punto, un punto e mezzo, in più a Tesei ma pare che la tendenza Proietti sia in ascesa. Tuttavia le variabili (astensionismo, quanti voti porterà alla destra l’ineffabile sindaco di Terni Stefano Bandecchi, la presenza in campagna elettorale di ministri e della stessa premier) sono diverse. Quindi l’impressione è di uno scenario ligure: si vince o si perde per pochi voti.

E se alla fine ci fosse anche un risultato in stile ligure, sarebbe l’ennesima conferma della non competitività del centrosinistra, e un altro toccasana per Giorgia Meloni. In questo quadro, è certo che al Nazareno tornerebbe un certo nervosismo, la squadra di Elly verrebbe criticata da più parti, e non basterebbe la scontata vittoria in Emilia-Romagna (peraltro Regione non schleiniana) a lenire i dolori di ripetute sconfitte con candidati molto di sinistra, prima Andrea Orlando e poi la tarquiniana Proietti.

In un Pd che non riuscisse a portare a casa niente è inevitabile che la minoranza congressuale alzerebbe, a quasi due anni dalla vittoria di Schlein, almeno un pochino la voce, aspettando che torni in campo Paolo Gentiloni a dare una mano. Primo appuntamento della minoranza il 30 novembre a Roma, ma date un occhio anche alla presenza contemporanea di Pina Picierno, Lorenzo Guerini, Giorgio Gori, Lia Quartapelle, Filippo Sensi e Pierfrancesco Maran sul palco di Linkiesta Festival dal 22 al 24 novembre a Milano.

Vedremo che faranno i riformisti dopo il voto, ma certo l’appuntamento del 30 novembre a Roma avrà un sapore diverso se, domani e lunedì, ad Elly Schlein dovesse venire a mancare l’ossigeno umbro.

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