Vivere vicino alla Russia non è semplice. Lo sanno bene gli estoni, indipendenti dal 1991, inevitabilmente coinvolti anche loro nell’invasione dell’Ucraina per almeno due motivi. Il primo è la paura di essere i prossimi a essere invasi, sia per una questione geografica sia perché fino a trent’anni fa anche loro erano sotto il dominio dell’Unione Sovietica. Il secondo motivo è che l’Estonia è stata la destinazione di quasi cinquantamila profughi ucraini sin da marzo 2022, in una nazione che ha solo 1,3 milioni di abitanti.
L’avventore che si reca a Tallinn spesso inizia il suo tour da Piazza della Libertà (Vabaduse Väljak), la piazza principale della città. Se sulla destra c’è un simbolo religioso, la chiesa luterana di San Giovanni, sulla sinistra e di fronte a sé l’avventore trova due simboli politici attualissimi. Sulla sinistra la Colonna della Vittoria della Guerra d’Indipendenza, per ricordare quando nel 1920 l’Estonia si liberò dal controllo russo per queste nazioni l’essersi sottratti al giogo russo è spesso l’avvenimento più importante della loro storia. Di fronte a sé la facciata di un palazzo civile, completamente ricoperta da una gigantesca bandiera Ucraina accanto a quella estone, simbolo della vicinanza dei due popoli.
Proseguendo il cammino nella Città Vecchia si superano i bellissimi palazzi color pastello in stile gotico e rinascimentale che caratterizzano il centro storico di Tallinn, patrimonio dell’UNESCO. In pochi minuti si arriva all’ambasciata russa. È impossibile non notarla: la polizia è sempre presente, e ci sono decine di striscioni contro Vladimir Putin, numerose bandiere ucraine, foto di città distrutte dalla guerra, e anche striscioni in ricordo di Alexei Navalny, uno degli ultimi oppositori al regime russo, morto il 16 febbraio 2024, dopo 37 mesi di sofferenze in una delle carceri più remote e dure della Russia. Quello che manca è l’ambasciatore russo, andato via a gennaio 2023.
L’Ucraina qui è ovunque: negozi, bandiere, musei. Per cercare di capire il legame tra queste due nazioni mi sono recato al Tallinn Migration Centre, a due passi dal centro città. Mentre entro incrocio una donna bionda che tiene per mano un bambino. Mi lascia passare e le dico «dyakuyu». Mi risponde «bud laska». È ucraina. Non sempre la fortuna sorride al reporter: sono arrivato in giorni particolari, il centro sta per cambiare sede ed espandersi. Nonostante questo, riesco a parlare con Mihhail Jakovlev, direttore del dipartimento e responsabile per l’integrazione.
«L’invasione dell’Ucraina è stata annunciata il 24 febbraio 2022, una data particolarmente significativa perché coincide con il Giorno dell’Indipendenza dell’Estonia. In un giorno che avrebbe dovuto essere di celebrazione della libertà dall’Unione Sovietica, l’atmosfera è cambiata drasticamente. C’era un silenzio surreale. Molti estoni hanno sentito un forte senso di empatia verso gli ucraini e anche di paura per la propria sicurezza. Questo sentimento ha alimentato un’ondata di solidarietà e di supporto verso i rifugiati», spiega Jakovlev.
La risposta dell’Estonia alla crisi dei rifugiati ucraini è stata immediata. Già nella prima settimana del conflitto, circa diecimila rifugiati ucraini sono arrivati nel Paese. Secondo Jakovlev «la sfida più grande è stata adattarsi rapidamente, poiché il sistema di accoglienza era progettato per gestire solo duecento posti. Inizialmente, i rifugiati sono stati ospitati negli hotel, e la popolazione estone ha reagito con grande solidarietà. Molti estoni ricordano ancora cosa significa vivere sotto il giogo russo, e questo ha contribuito alla grande partecipazione al volontariato»
Ma la presenza ucraina in Estonia è antecedente al conflitto. «Molti erano già qui per motivi economici, principalmente per lavorare nel settore delle costruzioni e delle pulizie. Questa prima ondata di migranti, composta soprattutto da uomini, ha formato una rete di supporto che si è rivelata fondamentale quando il conflitto ha portato nuovi rifugiati nel Paese. Dal febbraio 2022 i rifugiati ucraini hanno utilizzato tre principali rotte per raggiungere l’Estonia. Alcuni sono passati attraverso la Russia, una strada molto pericolosa a causa del conflitto in corso. Altri sono arrivati tramite la Polonia e gli altri paesi baltici, una rotta più sicura e comune. Infine, alcuni hanno scelto di arrivare dopo essere stati in Finlandia, trovando più semplice l’apprendimento dell’estone».
Quando chiedo a Mihhail di spiegarmi di più sulla “rotta russa” che alcuni rifugiati ucraini hanno percorso non riesco a cavargli altre informazioni. Da lui non avrò dati su nessun rifugiato, la loro privacy è la sua priorità. Ma cosa succede quando un rifugiato ucraino arriva in Estonia? «Hanno gli stessi diritti e doveri dei cittadini estoni» frase che Mihhail ripeterà spesso. «I rifugiati ucraini hanno ricevuto lo status di protezione temporanea, valido fino al 2026, che offre loro gli stessi diritti dei cittadini estoni: accesso all’istruzione, alla sanità, al lavoro e agli alloggi. Per supportarli, sono stati creati centri di smistamento, gestiti direttamente dal dipartimento municipale. I rifugiati hanno anche accesso agli stessi sussidi di sussistenza degli estoni, come il reddito di base di duecento euro per adulto e duecentoquaranta euro per bambino. Con questo supporto economico possono provvedere anche all’alloggio».
«Un elemento cruciale per l’integrazione», continua Jakovlev «è l’apprendimento della lingua estone. Sebbene il russo non sia proibito, è importante che i rifugiati imparino l’estone per integrarsi meglio. Fino a settembre 2024, l’Estonia aveva due tipi di scuole: una per i parlanti russo e una per i parlanti estone. Questa divisione ha però finito per contribuire alla separazione delle comunità, favorendo l’influenza dei media russi. Di conseguenza, il governo ha unificato il sistema scolastico per migliorare l’integrazione e ridurre l’isolamento della comunità russofona».
Jakovlev sottolinea che una percentuale significativa della popolazione estone è russofona, tra il quindici e il diciotto per cento, con una concentrazione maggiore a Tallinn (circa il trentacinque per cento della popolazione) e a Narva, nell’est del paese. Questo ha complicato ulteriormente il processo di integrazione, poiché molti rifugiati trovano naturale rivolgersi alla comunità russofona per il supporto iniziale. Tuttavia, è fondamentale che imparino l’estone per avere migliori opportunità lavorative e sociali e per favorire una maggiore coesione sociale.
Un’altra sfida importante è rappresentata dalla disinformazione. La lingua russa è molto diffusa in Estonia, e molti rifugiati e membri della comunità russofona consumano esclusivamente media in lingua russa, che spesso sono controllati dal Cremlino e veicolano fake news e propaganda. Questo crea una visione distorta degli eventi, in particolare del conflitto in Ucraina.
E in una nazione con una così forte presenza russofona anche la scuola è un tema fondamentale. «È proprio per questo che l’Estonia ha cercato di unificare il sistema scolastico e promuovere l’apprendimento della lingua estone, per garantire a tutti l’accesso a informazioni accurate e permettere una piena partecipazione alla società estone, senza essere influenzati dalla propaganda russa. La situazione attuale rimane complessa. Il centro di accoglienza sta cambiando sede e si sta espandendo per offrire un supporto migliore. Molti rifugiati arrivano con traumi psicologici e bisogni specifici. Jakovlev mi racconta che il loro obiettivo è fornire un supporto a lungo termine, soprattutto per quanto riguarda la salute mentale e la formazione professionale. L’integrazione non deve limitarsi all’assistenza immediata, ma deve puntare a creare opportunità durature per chi è fuggito dalla guerra». I cartoni si affollano attorno a noi, mentre prosegue il trasloco.
Lascio il centro di Tallinn Migration Centre alle mie spalle e dopo dieci minuti a piedi sono al Vabamu, il Museo delle Occupazioni e della libertà. Qui si ripercorre la storia della sofferenza del popolo estone e del suo lungo cammino per raggiungere la l’indipendenza dopo secoli di sofferenze. È stata appena inaugurata una nuova mostra del museo: è dedicata alla resistenza Ucraina, una resistenza per l’indipendenza che gli estoni sentono anche loro.